«La felicità, quella allo stato puro, tu l’hai mai provata? Io no!». Demetra è categorica, e presa dalla foga di dire tutto all’amica e compagna di banco Adele, non si accorge che sto attraversando il corridoio per raggiungere la palestra. Adele, alla domanda secca di Demetra, ammette: «Proprio allo stato puro, no». La loro è una discussione sull’adolescenza, che per i ragazzi della loro età è sempre buia e senza senso, come spesso sento dire. Soprattutto non vedono il futuro, salvo quello dei verbi di latino e greco da coniugare a memoria. Demetra ha 15 anni, frequenta il secondo anno delle superiori. Il padre qualche anno fa ha lasciato la famiglia e si è eclissato, Demetra non lo vede da tempo, perché ha cambiato città, e non sa neppure dove vive.
Demetra è un’ottima pallavolista, ha un bagaglio motorio ricco di esperienze molteplici, segno che fin da piccola ha giocato in grandi spazi all’aperto. La sua fragilità emotiva, dovuta alle vicende familiari, sembra scomparire quando è in campo, dove tira fuori tutta la rabbia possibile. Alle finali regionali dei campionati studenteschi, la posta in palio era alta: la squadra vincitrice avrebbe avuto accesso alle finali nazionali; per noi, tre giorni lontani dalla scuola a spassarcela. La partita, piuttosto tesa, con ottimi colpi messi a segno da entrambe le parti, registrava uno scarto minimo di punti, subito pareggiati dall’una o l’altra squadra, grazie alla bravura delle ragazze in campo. Il tifo, ormai alle stelle, quando la partita era in dirittura di arrivo, e con i genitori incontenibili sugli spalti, dava una carica eccezionale a Demetra, che in campo non sbagliava un colpo. Poi, con una finta che ha spiazzato l’avversaria intenta a fare muro, temendo una possibile schiacciata, Demetra ha messo a segno con un azzardato, ma vincente pallonetto, il punto della vittoria. È stato in quel preciso istante che la sua gioia è diventata incontenibile e indescrivibile. Voi avete mai provato la felicità allo stato puro? Demetra sì.
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