Volontariato

Fino a quando non pioverà

di Giulio Sensi

E’ notizia di questi giorni l’arresto di un presunto piromane in provincia di Cagliari. Arruolatosi come volontario in un’associazione che svolge il servizio di antincendio, sarebbe invece responsabile di diversi roghi. E’ inutile ribadirlo: ha fatto più notizia questo arresto che le migliaia di persone che silenziosamente e operosamente stanno in queste roventi settimane presidiando il territorio italiano per prevenire o spegnere gli incendi. “Dura lex, sed lex” dell’informazione, almeno quella dei grandi circuiti mediatici.

Sarebbe interessante poter sapere quanti sono precisamente questi volontari attivi, non per regalare loro encomi ormai fuori moda, ma per mettere in giro qualche buona notizia. Ma ancora più interessante sarebbe conoscere e condividere con i cittadini le condizioni in cui stanno operando.

In una civilissima regione del centro Italia, ad esempio, sono stati tagliati i fondi per il pattugliamento mobile estivo che veniva assicurato da diverse associazioni. C’è poco da fare, i soldi non ci sono, ne arrivano sempre meno dal governo centrale, gli amministratori sono costretti a fare scelte difficili, tagliando e incrociando le dita che tutto vada bene.

Alle istituzioni più vicine al territorio e ai cittadini rimane in mano il cerino –scusate l’infelice battuta– e qualcosa si dovrà pur fare. I Comuni, singoli o attraverso le loro associazioni, cercano di mettere delle pezze. E nella civilissima regione del centro Italia, in una civilissima provincia, un volontario da solo sta presidiando ogni giorno tutto il territorio da una torre su punto di vedetta, grazie ai pochi fondi messi a disposizione dalle istituzioni locali. Le associazioni di Protezione Civile non possono muoversi se non nel caso in cui si generi effettivamente un incendio, anche perchè non ci sono fondi per la benzina dei mezzi di soccorso che costa, come è noto, sempre di più, anche se si fa il pieno nel fine settimana.

E’ stato calcolato che un solo incendio può arrivare a costare alle casse pubbliche, in termini di intervento e di cura successiva delle aree, molto di più di quanto serva a coprire le spese del pattugliamento svolto dalle associazioni di volontariato. E’ uno dei paradossi del nostro Paese che nelle scelte pubbliche ama molto di più mettere costose pezze che attivare politiche di prevenzione. O è costretta a farlo “per ragioni di liquidità“.

Fino a quando il nostro solitario volontario starà sulla torre in cima alla collina col cannocchiale appeso al collo? “Fino a quando non pioverà” risponde sorridendo. Perchè la pioggia arriverà, probabilmente ne arriverà molta e volontari come lui e associazioni come quelle si ritroveranno in prima fila nel caso in cui, facendo tutti gli scongiuri del caso, ci saranno in autunno le alluvioni e i disastri che abbiamo conosciuto ormai bene e che sono anche il frutto di una gestione sbagliata del territorio nonchè dei pericolosi, e ormai sottaciuti, mutamenti climatici che stiamo vivendo. Disastri che costano molto e non si sa come pagare “perchè i soldi non ci sono”. E allora si alzano le accise della benzina per fare cassa salvo poi ritrovarci che la benzina costa così tanto che le associazioni, permetteteci un po’ di retorica, sono costrette a tenere i loro mezzi in garage.

Ma non vogliamo chiudere questo post estivo dell’Involontario senza una nota di ottimismo: chissà mai che situazioni come queste diventino occasione di crescita dell’impegno di chi fino ad oggi non si poneva il problema della propria sicurezza -che sia di fronte ad un incendio o ad una pioggia troppo intensa- perchè “tanto ci pensa la Protezione Civile“.

E’ un tempo difficile, e per certi versi desolante, quello che viviamo. Ma resta appesa sulla vecchia torre del punto di vedetta la convinzione che da questo tempo possano nascere persone migliori e più responsabili del bene comune. Non occorre il cannocchiale per vederla, basta alzare la testa e aprire gli occhi.

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