Formazione

Finisce per decreto l’era ‘Berlingatti’

Fallita la stagione delle grandi riforme, lo Stato si riprende l’istruzione tecnica. Ma la Costituzione non dice così... di Paolo Volpi

di Redazione

Berlingatti: il neologismo è stato coniato da Roberto Cipriani, preside di Scienze della formazione a Roma 3. Neologismo abbastanza trasparente per tutti gli addetti ai lavori (cioè chiunque lavori a qualsiasi titolo nella scuola): ?Berlingatti? incrocia Berlinguer e Moratti, i due ministri della Pubblica istruzione, protagonisti delle più ambiziose e sfortunate prove di riforma del sistema negli ultimi decenni. L?avvento del centrosinistra al governo ha provocato la fine dell?era Berlingatti. Cioè di quei tentativi, non privi di difetti, di immettere energia nuova nella scuola italiana. Con Fioroni, e soprattutto con la sottosegretaria Mariangela Basticò, diessina emiliana, si sta invece tornando a una gestione prudente e centralizzata del sistema. Nessun avventuroso passo in avanti, se non sul piano della ricerca delle risorse dove lo Stato apre timidamente all?idea che le singole scuole, trasformandosi in fondazioni, possano pescare risorse tra i privati. La cosa ovviamente obbedisce ad una necessità urgente e concreta, ma applica una logica discutibile: il privato entra nella gestione solo come portatore di risorse. Insomma, una forma di autonomia centralizzata.

Ma la fine dell?era Berlingatti è stata sancita dai due provvedimenti presi dal governo venerdì 26 gennaio: un decreto legge che regolamenta l?istruzione tecnica, ponendo fine alla liceizzazione e al cosiddetto ?secondo canale? della formazione professionale progettata dalla Moratti. Ma la novità più importante riguarda l?area dei percorsi tecnico-professionali. Ed è quella destinata ad aprire un contenzioso tra Stato e Regioni. Infatti in questo modo lo Stato interviene su una materia che il titolo V assegna chiaramente alle Regioni. Non è un caso che alcune Regioni abbiano già pronta la loro legge per la risistemazione del sistema della formazione professionale (Toscana ed Emilia Romagna) mentre altre sono in dirittura d?arrivo (in particolare la Lombardia). Quindi il decreto corre il serio pericolo di incappare in un parere di incostituzionalità. Il piano Fioroni – Basticò, invece, prevede un ritorno al sistema dei vecchi istituti tecnici e professionali, lasciando alle Regioni solo i percorsi professionalizzanti triennali. Una scelta che contraddice un passaggio della recente Finanziaria dove c?era invece un accenno esplicito alle strutture formative che si finanziano con l?accreditamento.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA