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Fini, strappo con rammendo

"Il pdl non c'è più" ma il leader di Fli non molla la maggioranza

di Franco Bomprezzi

Quasi un’operazione “taglia e cuci” quella di Fini, ieri a Mirabello: discorso duro ma niente strappi definitivi con la maggioranza, anche se oggi, sui giornali in edicola, campeggia la sintesi “Il pdl non c’è più”. Di tante pagine ecco la nostra sintesi.

«Fini attacca ma offre un patto di legislatura» è il titolo d’apertura della prima pagina del CORRIERE DELLA SERA. Nell’occhiello: «Il discorso del presidente della Camera: la mia estromissione come il peggior stalinismo. L’ira di Lega e azzurri». Il catenaccio: «”Il Pdl e morto, però niente ribaltoni. Sì allo scudo per Berlusconi”. Bossi: non dura». L’editoriale di Massimo Franco cerca di analizzare il peso politico del discorso di Mirabello, il titolo è «Divorziati in casa». Scrive Franco: «Non si capisce se Gianfranco Fini abbia offerto a Silvio Berlusconi un patto di legislatura, o aperto la campagna elettorale. L’impressione è che abbia fatto le due cose insieme. La scelta di rimanere nel centrodestra è netta, e anche la disponibilità a dare a Berlusconi uno scudo contro qualche tentazione di scorciatoia giudiziaria. Ma detta le proprie condizioni come alleato del presidente del consiglio». La vignetta di Giannelli illustra bene la situazione: con un Berlusconi che spinge il presidente della Camera e Fini che rientra dalla finestra nell’immagine successiva. Il quotidiano dedica 6 pagine interne, fino alla 9, al discorso e alle sue reazioni. In apertura vengono messi in sequenza foto riferite agli attacchi più duri al premier. Si va dalla «genuflessione a Gheddafi», ai parlamentari di Futuro è Libertà che non sono «come i clienti della Standa», Ghedini è paragonato al «dottor Stranamore di Kubrick», il ministro dello Sviluppo economico non nominato nonostante il «ghe pensi mi» mentre ora si attende che «l’oracolo di Delfi si pronuncia». Per Fini la  sua cacciata è un atto degno del «peggior stalinismo» e così il Pdl e ormai solo «una Forza Italia che si è allargata con i colonnelli di An che hanno solo cambiato generale». Su questo punto risponde in un’intervista Maurizio Gasparri : «Noi coerenti, lui no, Vuole l’etica per i figli e dimentica i cognati. Ha calpestato i valori della destra, mescola il passato con i gay». Non è arrivata l’attesa nascita di un nuovo partito  e il retroscena di Francesco Verderami si concentra sulla «rete di alleanze» del «cofondatore», saranno «utili per aprire una fase nuova». Contro Berlusconi Fini sarebbe disposto a superare storiche avversioni, infatti «ha inviato a Bossi e Tremonti due chiari messaggi, dicendosi pronto a sostenere il disegno federalista della Lega e invitando il ministro dell’Economia a stringere un patto per un “nuovo centrodestra”, evocando il “ricambio generazionale». Lo «schema della sfida» è «chiaro» a Fini: «Berlusconi dovrà accettare la nascita della “terza gamba” della coalizione», mentre «l’arma del voto al momento è scarica. Il capo dello Stato lo disse a Gianni Letta a metà agosto: in autunno no, la prossima primavera vedremo. Anche Fini lo sa». La quarta pagina si concentra sulla festa nel comune in provincia di Ferrara. Un articolo è tutto dedicato alla compagna del presidente: «Elisabetta e quel bacio dal palco: sono qui per lui». Fini infatti ha anche citato la vicenda «privata» oggetto degli attacchi di Libero e Il giornale: «infame la campagna rivolta alla mia famiglia». La Tulliani si è commossa e ha applaudito. Fabrizio Roncone invece racconta «la platea»: «nella capitale emiliana della destra mai vista tanta folla, neppure nella prima festa con il segretario Msi». Insomma, «Gianfranco batte Almirante» mentre «tornano in piazza le bandiere di An». Si passa poi alle reazione: a partire da quella di Berlusconi. Il premier ha seguito la diretta tv del discorso da Arcore, «il passaggio che l’ha fatto infuriare è quello sulla necessità di cambiare la legge elettorale», ma il governo «per adesso va avanti». Del centrosinistra si parla in un articolo di taglio basso, per Bersani «La crisi è certificata» e approva «l’apertura sulle regole». Il centrodestra è compatto. Il ministro dell’interno Maroni ha detto: «Se cade il governo si va al voto il prima possibile. Ci bastano due giorni per aprire i seggi, siamo sempre pronti». E Umberto Bossi commenta: «la situazione è difficile, è come se Fini avesse detto: “io ce l’ho con il Nord”. Così non dura». Chiude il giro l’intervista al segretario Udc Pierferdinando Casini. «Gianfranco mi copia tardi», dice e adesso Fini «Paga l’errore di due anni fa, quando è salito sul predellino», ora è il momento di un «governo di responsabilità».

Non poteva essere più chiaro. Il titolo di REPUBBLICA dedicato al discorso di Gianfranco Fini di Mirabello recita: “Fini: vado avanti, il Pdl non c’è più”. Ma non solo. Il quotidiano diretto da Ezio Mauro offre 7 pagine all’evento. Svariati commenti come Massimo Giannini  («Con il Manifesto di Mirabello, Gianfranco Fini varca un confine e politico, ed entra in una terra incognita sulla quale può costruire finalmente un'”altra destra”. Compiutamente democratica e liberale, moderata e costituzionale. Nel solco delle grandi famiglie conservatrici europee») Francesco Bei («Ormai anche Berlusconi se ne è convinto e questa sera ad Arcore, nel vertice che è stato convocato con lo stato maggiore leghista, sarà siglato il patto di ferro che dovrebbe portare alle urne. Anche a dicembre, se necessario»), e la solita cronaca-misto-sfilata di Alessandra Longo che insegue gli sguardi di Elisabetta Tulliani, sotto, a fianco e dietro al palco. Non mancano poi le pagine dedicate alle reazioni. Da quella di Ignazio La Russa – chiamato in causa dallo Fini come colonnello che cambia generale con disinvoltura – il quale rimanda al mittente critiche e analisi: «Non sono i colonnelli che hanno cambiato generale (come aveva detto l’ex leader di An a Mirabello, ndr.), ma è il nostro generale che ha cambiato bandiera. I colonnelli non hanno cambiato generale, anche perchè è stato lui ad indicarci Berlusconi come leader»; a quella di Sandro Bondi il cui giudizio è secco e liquidatorio: «Fini avrebbe potuto condurre all’interno del Pdl un dissenso costruttivo e sapiente. Non ne ha avuto le capacità oltre che la volontà».
Al coro delle reazioni non potevano mancare quelle dell’opposizione che da lontano gongola e culla l’idea di poter agganciare e cavalcare la crisi della maggioranza per poter fare lo sgambetto a Berlusconi: «Da oggi il governo Berlusconi è in agonia, è un governicchio che dovrà conquistarsi faticosamente provvedimento per provvedimento, emendamento per emendamento, una maggioranza». A corredo del servizio un’infografica sui punti di dissidio tra i finiani e il governo.

“Le infamie di Fini” è il titolo della copertina del GIORNALE che allo “Strappo di Mirabello”. come scrive la testatina. dedica 12 pagine. “Tace sulla casa di Montecarlo,  e insulta IL GIORNALE. Dice che il Pdl è morto ma non fonda un partito. Accusa il Cavaliere di essere stalinista. E attacca frontalmente il Governo e i suoi ex colonnelli”. Sallusti nell’editoriale scrive: «Dice alcune cose e il loro contrario. E tace su molto, troppo per essere credibile. L’atteso discorso di Gianfranco Fini, lascia le cose come stavano. La politica non c’entra. Semplicemente Fini odia il Pdl, odia Silvio Berlusconi, odia Bossi, odia il ministro Tremonti, disprezza i suoi ex colonnelli, che non l’hanno seguito.  Odia i giornali ”fogli d’ordine infami”». Sallusti conclude: « è infame chi tradisce, e lui ha tradito il Pdl e i suoi elettori, è infame chi non dice la verità. E Fini ha avuto quantomeno molte amnesie». E Berlusconi che dice? Adalberto Signore scrive: «Ufficialmente il Cavaliere tace, al punto che Paolo Bonaiuti si mette avanti con il lavoro  e smentisce  le eventuali ricostruzioni che saranno pubblicate oggi sui giornali. Ad Arcore però il centralino resta rovente con il Premier che non nasconde amarezza e fastidio a diversi interlocutori. Parla con ministri e sottosegretari e più volte punta  il dito contro il  traditore. Perché al di là  delle rassicurazioni il messaggio di Fini è devastante. Perché l’ex leader di An smonta l’azione di Governo. Signore considera che con il discorso di Mirabello è stata sancita  la fine di una fase politica e si ci avvicina alle lezioni anticipate».E il Bossi? «Parla come la sinistra. È come se Fini avesse detto che l’ha con il Nord», dice il leader della Lega. Mentre il ministro degli Interni Roberto Maroni chiosa «E’ rinata An. Valutare se ci sono le condizioni per proseguire». Paolo Bracalini informa che «stasera a Arcore ci sarà un vertice con Berlusconi e lo stato maggiore della Lega per concordare una risposta politica alla nuova stagione aperta da Fini».  Fra le reazioni dell’opposizione  da segnalare  quella di Rutelli che dice «il nuovo polo ( Pd-Api- Fli-Udc ndr) è vicino» e di Di Pietro che gela la sinistra amica dell’ex capo di An e invita Fini a scegliere fra Opposizione e governo. Mentre Casini passa all’incasso: «Gianfranco ripete cose che diciamo da anni».

LA STAMPA apre con il titolo “Fini: Il Pdl non c’è più”  e dedica sei pagine (dalla 2 alla 7 ) alle reazioni politiche dopo lo strappo di Mirabello oltre all’editoriale “La scelta di uscire dal recinto” di Marcello Sorgi che scrive: «Diciamo la verità, è arduo credere che, dopo il discorso di Fini, il “patto di legislatura” che il presidente della Camera ha proposto ieri a Berlusconi, parlando ormai da leader del nuovo partito “Futuro e libertà” possa davvero realizzarsi. Anche se, nei prossimi giorni, quando il presidente del Consiglio si presenterà alla Camera a chiedere la fiducia, i finiani gliela daranno, la pietra tombale posta a Mirabello su una alleanza che durava da sedici anni, difficilmente potrà essere rimossa». E conclude: «Assodato che il governo, da ieri, è ripiombato nell’incertezza… è ancora presto per dire che ne sarà, a questo punto, della rivoluzione berlusconiana. Una rivoluzione purtroppo inconcludente, che alla fine dei lunghi anni in cui s’è svolta, ha portato il Paese nello stallo. E, tuttavia, irrinunciabile per Berlusconi e la sua gente. L’alternativa che si prepara non è chiara. C’è pure la possibilità che, da ferma com’era, l’Italia venga spinta a una marcia indietro».Nelle sei pagine interne, le prime due sono dedicate alla cronaca della giornata di Mirabello e al discorso a braccio di Fini, durato 81 minuti e interrotto da 94 applausi. Evidenziati i punti salienti: sulla sua estromissione, “atto degno delle pagine del peggior stalinismo”, sulla “poco decorosa accoglienza a Gheddafi”, sull’attitudine di Berusconi a “confondere la leadership col ruolo che nelle aziende hanno i proprietari”, sul ruolo di Ghedini “dottor Stranamore”, sulla “lapidazione di tipo islamico contro la mia famiglia”. Nel finale, l’immancabile riferimento a Ezra Pound con la citazione: «Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui».Altre due pagine sono dedicate alle contromosse e ai retroscena. Dall’ira del premier che a caldo ha dichiarato «In onda il festival dell’ipocrisia: subito verifica alle Camere”. Berlusconi bolla il voltafaccia «Ma dov’era negli ultimi 15 anni? Viveva sulla luna? Era un desaparecido?» e rifiuta la guerra di logoramento dicendo «Fini ha paura del voto, prende tempo e intanto mi azzoppa. Non glielo consentirò». Per decidere il da farsi oggi ad Arcore è previsto un vertice con Bossi secondo cui «La situazione è molto difficile. Per Berlusconi la strada è molto stretta. Se tutti i giorni deve andare a chiedere i voti a Fini e Casini per far passare una legge, non dura molto». E Maroni, anche se non si sbilancia sulla durata del Governo si dice “pronto a organizzar le elezioni in pochi giorni». LA STAMPA raccoglie poi in una intervista la reazione di La Russa, chiamato in causa da Fini con la frase sui “colonnelli e capitani che hanno cambiato generale”. «È lui che ha cambiato bandiera, non noi», sostiene La Russa sostenendo che «il discorso di Fini conferma quel che già sapevo: nessuna scelta, soltanto un interminabile ping pong…».Infine le ultime due pagine di approfondimento sono dedicate alle reazioni dell’opposizione. Bersani “mette Fini alla prova” e apprezza l’apertura del presidente della Camera sulla legge elettorale da cambiare, mentre il “moschettiere” Rutelli dice: «Vedrete, il terzo polo si farà. Tutti per uno, uno per tutti” e Di Pietro sostiene che «Fini non può giocare  fare il furbo con gli italiani. Deve fare una scelta: o sta all’opposizione o sta al governo».

E inoltre sui giornali di oggi:


TARIFFE POSTALI
IL SOLE 24 ORE – L’apertura della pagina volontariato è dedicata alla questione tariffe postali. “Tariffe postali ancora in standby”, è l’articolo a firma di Carlo Mazzini: «La legge 73/2010 ha previsto la reintroduzione di tariffe postali agevolate a favore  di una categoria più ridotta di enti non profit, disponendo una copertura di 30 milioni di euro fino alla fine dell’anno. Nella legge si stabiliva che le nuove tariffe non avrebbero dovuto  superare il 50% di quella ordinaria e che sarebbero state introdotte da un nuovo decreto del ministero dello Sviluppo economico di concerto con quello dell’Economia. Le organizzazioni  hanno aspettato il provvedimento per il periodo estivo, senza però vederlo pubblicato  sulla Gazzetta Ufficiale. L’eventuale reintroduzione di tariffe agevolate attraverso  il decreto tanto atteso avrà comunque vita breve, in quanto la disposizione di cui alla legge 73/20110 assegna i fondi di copertura della misura  per il solo anno in corso.   Di qui l’esigenza – manifestata  dalle organizzazioni del Terzo  settore – di trovare una soluzione  definitiva per la copertura  delle tariffe postali agevolate al non profit, altrimenti risultano  a rischio tanto la comunicazione  dei risultati conseguiti dalle organizzazioni del terzo settore quanto la ricerca di nuovi  fondi per il perseguimento  delle loro cause sociali». A commento un’intervista di Elio Silva a Rossano Bartoli, segretario lega del Filo d’Oro: «Con Niccolò Contucci, direttore generale dell’Airc,  Associazione  italiana ricerca sul cancro,  e Paolo Giganti della Fism, Fondazione italiana sclerosi multipla, Bartoli ha retto il filo  del dialogo con Poste italiane, promuovendo un’intesa che, in via sperimentale, consente l’applicazione di una tariffa scontata, variabile in funzione  del peso e, soprattutto, dei volumi di spedizione. Rispetto  al costo ordinario, compreso  tra i 26 e i 28 centesimi per copia, il prezzo previsto va da 18 centesimi (sotto la soglia di un milione di invii) a 14 centesimi  (oltre i 6 milioni).   “Non appena entrerà in vigore  il decreto ministeriale che ripristina  le agevolazioni – precisa  Bartoli – faremo valere una clausola sospensiva dell’accordo.  Nel frattempo, però, chiediamo di  aprire con urgenza un tavolo  di confronto per il 2011 e gli  anni successivi. Il vero problema,  infatti, è che con settembre si iniziano a fare i budget e, in simili condizioni,  nessuno è in grado  di pianificare l’attività. Il settore no profit  è affossato dall’incertezza:  sui rimborsi del 5 per mille, sui costi della raccolta fondi e,  di conseguenza, sul calo delle  donazioni. Però, a fronte di tutto questo, noi abbiamo servizi da gestire e non possiamo certo  tirarci indietro rispetto agli impegni verso gli assistiti”.  E non è tutto. “C’è il rischio che, quando arriverà il decreto con le agevolazioni, tutti gli enti effettuino gli invii contemporaneamente,  così i destinatari avranno la posta intasata e l’efficacia  delle comunicazioni ne risentirà.  Dopo il danno, insomma,  potremmo mettere a repentaglio anche  la fiducia dei nostri sostenitori”.

CARCERI
LA REPUBBLICA – La capienza regolamentare è di 44.000 persone. L’allarme del Sappe: «Alfano ha l’obbligo di trovare una soluzione». Le carceri, infatti, contano quasi 70.000 reclusi.  La previsione del piano Alfano è di investire 1,4 miliardi per 24 nuovi istituti da realizzare con procedure d’emergenza. Ma si è partiti con 700 milioni e nuovi padiglioni per espandere le strutture già esistenti. La promessa è di 21 mila posti in circa sei anni. Tuttavia basta visitare qualunque galera per capire che il problema non sono solo le strutture. Il sistema penitenziario italiano non regge l’ondata di ingressi, quasi metà dei detenuti è in attesa di giudizio. Pagina 19.

CASA

CORRIERE DELLA SERA  – Dedica un Focus alle pagine 14 e 15 a «Case&prezzzi. Città per città, ecco quanto vale il tuo appartamento». Per chi vuole investire sul mattone «i valori sono calati, ma senza grandi crolli. Roma è diventata più cara di Milano. Aumentano gli scambi». Sulle quotazioni si riportano «i quartieri che hanno tenuto e quelli in sofferenza». 

SCUOLA
IL SOLE 24 ORE – Un inserto di otto pagine con tutte le novità della scuola. Tutte le novità di materne, elementari, medie, licei, tecnici e professionali. 

ISLAM

IL GIORNALE – Nelle pagine delle cronache nazionali e anche in quelle milanesi il caso Tettamanzi-moschea. Il cardinale ha detto che la mancanza di una moschea a Milano è una questione urgente da risolvere. Il ragionamento del prelato è stato accolto con grande cautela dalle istituzioni,  invitate anche da Formigoni a discutere sulla moschea. Secondo il GIORNALE la dichiarazione di Tettamanzi è un «una vera e propria linea, il primo caso della campagna elettorale per le comunali. In effetti i canditati alle primarie hanno fatto gara a accogliere l’invito del cardinale e hanno assicurato che il problema sarà portato avanti. Al contrario il sindaco Moratti ha confermato di non considerare la moschea come una priorità, non prima di avere chiarito condizioni e modalità».

GERMANIA

LA STAMPA – “Ora il muro divide i turchi dai tedeschi” si intitola il dossier sulla Germania e l’immigrazione alle pagine 14 e 15. L’inchiesta firmata da Alessandro Alviani spiega perché la Berlino “miltikulti” ha una crisi di rigetto e troppi immigrati che non si integrano. Un quarto dei giovani di seconda generazione non finisce la scuola e i suddidi sono il doppio della media. In una intervista, il sociologo Ruud Koopmans, esperto di transnazionalità sostiene che «i musulmani si adattano di meno, ma sono anche più discriminati».

DISABILI
LA REPUBBLICA – Gli ausiliari della sosta in servizio sui Navigli si ribellano. Non sono più disposti a multare i disabili che lasciano l’auto sotto casa nei posti a loro assegnati, come prevede l’ordinanza del Comune che regola l’isola pedonale. Per esprimere la loro “frustrazione” scrivono alla Moratti. “Signor sindaco  –  si legge nella lettera, indirizzata anche al vicesindaco De Corato  –  siamo stanchi e ci vergogniamo per avere eseguito le direttive impartite dalla vigilanza urbana, che ci manda a sanzionare gli invalidi”. Multe date a chi, costretto su una sedia a rotelle o comunque con difficoltà nel camminare, posteggia in via Casale, via Ascanio Sforza o sull’Alzaia Naviglio Pavese, che dalle 18 alle 2 sono invece riservate ai tavolini dei bar e alle bancarelle. (Repubblica Milano).

CSR
IL SOLE 24 ORE – “Etica e business superano la crisi- Responsabilità sociale d’impresa. Crescono le adesioni al progetto dell’Onu «Global compact» avviato dieci anni fa”: «La crisi economica non frena  la responsabilità sociale d’impresa. Il business sociale continua la sua crescita, lenta ma costante. Nel 2009 un numero  sempre più alto di società,  in tutto il mondo, ha scelto di occuparsi di temi etici all’interno  delle proprie aziende, provando a coniugare business e impegno sociale. Lo sostiene l’Onu nel rapporto sull’attuazione  del progetto “Global Compact” (Gc) relativo all’anno  2009, pubblicato nel giugno scorso. Un progetto avviato nel 1999 dall’Onu, che ha individuato  10 principi finalizzati a promuovere, in ambito aziendale,  la tutela dei diritti fondamentali  dell’uomo, dei lavoratori,  dell’ambiente e la lotta alla corruzione, diffondendo modelli  uniformi. I principi sono stati inglobati nella piattaforma ”  Global Compact” ormai alla  seconda decade di attività. Numerose aziende, in ogni parte  del pianeta, hanno aderito al progetto. Infatti partecipano all’iniziativa Onu, che ha carattere  volontario, circa 6.000 società  provenienti da oltre 135 Paesi, a cui vanno aggiunti altri 2.000 enti legati alla società civile. (…) Questi i dati: il 94% delle aziende ha dichiarato che l’impegno  sociale non è diminuito,  anche se solo il 36% ha un ufficio dedicato alle questioni etiche. Un lieve calo rispetto all’anno precedente che segnava una quota del 39 per cento. Nella maggior parte dei casi le questioni della responsabilità  sociale d’impresa  sono affidate all’amministratore  delegato e al consiglio  di amministrazione. ì  Vediamo i settori: il 74% delle società ha centrato gli  obiettivi in  fatto di tutela dei lavoratori,  il 51% nel settore ambientale. La percentuale crolla per i diritti umani (31%) e la lotta alla corruzione  (32%). In questo settore  solo il 43% delle imprese ha dichiarato di utilizzare una politica  di “tolleranza zero”». Di taglio basso focus sull’Italia: «In Italia il network, che fa capo  all’organizzazione Fondaca (Fondazione per la cittadinanza  attiva), è costituito da 188 partecipanti, con imprese di grandi, medie e piccole dimensioni:  molti gli istituti di credito,  ma non mancano studi legali,  aziende che operano nel settore  dei trasporti, nel campo delle costruzioni, dell’energia e anche istituzioni, come la regione  Toscana.  Tra i nomi di spicco figurano Eni, Enel, gruppo Cartasì, Indesit,  Intesa Sanpaolo, gruppo Generali,  Monte dei Paschi di Siena,  Pirelli, Todini costruzioni, Unione delle Banche italiane, Snam, Telecom, Tecna, Terna, Unicredit».

PROCESSO AMMINISTRATIVO
ITALIA OGGI – “Processo ad armi pari”. Il giornale dei professionisti apre in prima pagina con un pezzo sul nuovo codice del processo amministrativo che entrerà in vigore il 16 settembre. L’approfondimento del nuovo codice è invece a pag. tre nel pezzo “Vecchie cause alla resa dei conti“ pubblicato nella sezione Primo Piano. Con le nuove norme si cerca di mettere i cittadini e le imprese sullo stesso piano della pubblica amministrazione. «Il contenzioso davanti a Tar e Consiglio di Stato» sostiene ITALIA OGGI «da processo sulle carte si avvia a diventare un processo sui diritti e interessi di privati e imprese nei confronti della pubblica amministrazione». Il giornale dei professionisti sostiene che si tratta di uno storico riscatto del privato davanti al gigante della PA, ma smorza gli entusiasmi quando viene analizzata la voce relativa al contenzioso degli arretrati. «Si è scelto» scrive ITALIA OGGI «all’ultimo momento di rinunciare alle sezioni stralcio, che avrebbero dato un contributo alla risoluzione di questo problema, forse per le spinte corporative di una parte della magistratura, ma ora le novità processuali positive rischiano di essere frustrate dal peso enorme delle cause pregresse». 


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