Welfare

Fini, l’extra-comunitario del Pdl

Cittadinanza e voto. I consigli del Presidente Fini ai nati nel 1989

di Martino Pillitteri

«Saremo tanto più nazione quanto più riusciremo a integrare la comunità di immigrati legali nel nostro tessuto culturale e civile. Saremo tanto più italiani quanto più sapremo permettere a tante persone che vengono da luoghi lontani di diventare nostri connazionali»  Lo scrive il presidente della Camera Gianfranco Fini nel suo libro “Il futuro della libertà” Consigli non richiesti ai nati nel 1989” edito da Rizzoli e presentato oggi alla stampa parlamentare a Montecitorio.
Sono consigli non chiesti, ma considerando i numeri delle seconde generazioni e la crescita del tasso di immigrazione, sono esortazioni su cui è necessario riflettere e portare il dibattito sui media e soprattutto in Parlamento.
Fini torna a parlare di cittadinanza, immigrazione, seconde generazioni con un linguaggio, con una mentalità e con delle proposte che rischiano di mettere in gioco la sua cittadinanza nel centro destra. Mentre su questo argomento la sinistra tentenna e la casa delle libertà è diviso tra il muro della Lega e la timida apertura  di Cicchitto che questa mattina, durante un convegno intitolato “Identità nazionale, libertà e responsabilità“organizzato dalla fondazione Magna Carta a Roma, ha detto che il dibattito è aperto e che bisogna arrivare a una soluzione, Fini è l’unico ad avere le idee chiare ma anche l’unico che dalle semplici parole etnico corrette è passato a fare delle proposte politiche coraggiose.
«Una vera integrazione», sostiene infatti Fini «può essere favorita da una nuova legge sulla cittadinanza destinata ovviamente a quegli immigrati che si sentono realmente coinvolti nella nostra società. Anche il voto alle amministrative potrebbe promuovere l’integrazione, ma solo nella prospettiva della nuova cittadinanza e se è chiaro il principio che ai diritti corrispondono i doveri. Fondamentale, a tale proposito, sarà il ruolo dell’istruzione scolastica. Una delle partite decisione si gioca proprio sugli immigrati di seconda generazione. Sarà nel cuore del sistema formativo  che maturerà o fallirà l’italianizzazione dei discendenti dei primi immigrati».
 Che la nuova Italia multietnica stia nascendo nelle classi italiane lo evidenzia anche l’ultimo rapporto Caritas-Migrantes sull’immigrazione. Gli alunni figli di genitori stranieri, nell’anno scolastico 2008/2009, sono saliti a 628.937 su un totale di 8.943.796 iscritti, per un’incidenza del 7%. L’aumento annuale e’ stato di 54.800 unità, pari a circa il 10%.  L’incidenza più elevata è  nelle scuole elementari (8,3%) mentre, a livello regionale, in Emilia Romagna e in Umbria. E’ rumeno un alunno su sei, un albanese su sette, e un marocchino su 8. Cresce anche il numero di studenti 2G: sono 233.051, quasi 34.000 in più rispetto all’anno scorso.  
Le dinamiche di fratellanza, di socializzazione e di intercultura che vivono gli studenti italiani e stranieri non sono sempre sinonimo di futura integrazione. «C’è un periodo critico che è quello dell’adolescenza» ha detto a Vita Magazine il professore Maurizio Ambrosini, docente di sociologia dei processi migratori e Sociologia urbana all’università Statale di Milano. «E in questa fase l’identità si costruisce anche per contrapposizione e la socialità si fa omofila, ovvero si sta con i simili e ci si contrappone agli altri. Il fenomeno del rifiuto e della xenofobia da stadio, è un fenomeno tipicamente adolescenziale, semmai di un’adolescenza prolungata che crea contrapposizioni.Poi, il secondo problema è l’iper concentrazione in alcuni ambienti scolastici. Un conto è quando la percentuale dei ragazzi immigrati è una percentuale modesta, un altro è quando diventa una percentuale alta».

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