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Fini, la giustizia da condividere

Nuovo appello a una riforma bipartisan, ma sul processo breve continua lo scontro

di Franco Bomprezzi

Il processo breve e la riforma della giustizia, i conti sui processi a rischio, l’intervento di Fini che apre al dialogo con l’opposizione, sono temi forti sui giornali di oggi, in attesa che il disegno di legge Gasparri arrivi al voto del Parlamento.

“Fini e il processo breve: «Deve essere chiaro che la riforma è altro»”, per il CORRIERE DELLA SERA è questa la seconda notizia della giornata. Il titolo di apertura è invece appaltato a Tremonti che dice: “«Il Pil può salire di oltre l’1%. Attenti agli Stranamore dello sviluppo»”. Il quotidiano milanese sintetizza così il Fini-pensiero (ieri il presidente della Camera ha presentato in via Solferino il suo libro, “Il futuro della libertà”): «Il disegno di legge in discussione al Senato sul processo breve (ieri il rapidissimo debutto in Commissione) «non va confuso con la riforma della giustizia». I servizi interni partono da pag 5 dove il Cavaliere nel vertice con Bossi reclama «scelte rapide» sulla giustizia con Massimo Franco che nota come mentre «aumenta la confusione sul processo breve si conferma l’asse Lega-premier». A pag 6 il rilancio di Fini: «Sì alla Bozza Violante (riduzione dei parlamentari, senato federale e potere del premier di nomina e revoca dei ministri, ndr.), possibile in pochi mesi». La bozza Violante – ha spiegato Fini ricordando la proposta avanzata la scorsa legislatura per la riforma del Parlamento – potrebbe essere votata all’ unanimità alla Camera e al Senato e in poche settimane diventare legge dello Stato». Il numero uno di Montecitorio, sollecitato dal direttore del Corriere, Ferruccio de Bortoli, ha anche affrontato il tema della giustizia e esortato a non confondere le norme sul processo breve e la riforma della giustizia. Perchè la riduzione dei tempi di durata dei procedimenti, ha sottolineato Fini, è «un intervento che io credo sia giusto per garantire tempi certi ai processi». E quindi «evitiamo di fare confusione». «La riforma della giustizia – ha ribadito – è la riforma della Costituzione nella parte che riguarda il sistema giudiziario». Un concetto poi puntualizzato parlando della possibile reintroduzione dell’immunità per i parlamentari : «Quando si parla di ripristinare una vecchia prerogativa che la Costituzione riconosceva ai parlamentari non si parla di riforma della giustizia. È un altro intervento più o meno opportuno. Ritengo che discuterne non sia motivo di scandalo, i deputati europei godono non di un’immunità, ma di una prerogativa che i nostri deputati nazionali non hanno più». Infine a pag 8 i dati previsionali del Csm sul processo breve: “A rischio dal 10 al 40% dei giudizi”.

“Giustizia, Fini apre al Pd”: così LA REPUBBLICA fotografa il dibattito politico giudiziario. Ieri nel corso di un dibattito il presidente della Camera ha sottolineato che «il processo breve non è la riforma della giustizia e che si potrebbe ripartire dalla bozza Violante». Scontata la disponibilità del Pd (Bersani: «sagge parole, siamo pronti a discuterne»). Scontata pure la freddezza del Pdl. Solo Bondi reagisce: «fa piacere apprendere che il Pd è pronto a discutere di una riforma costituzionale contro la quale solo qualche anno fa ha promosso un referendum abrogativo. A patto che non si pretenda che il punto di partenza del confronto sia il testo proposto dal Pd». Quanto al premier, secondo il retroscena di Liana Milella, starebbe preparando un’altra mossa, ovvero mettere mano al reato di concorso in associazione mafiosa. Di cui fu accusato a suo tempo Dell’Utri (come pure Andreotti). L’esigenza nasce dall’inchiesta palermitana: alcuni pentiti accusano il cavaliere di contati con Cosa nostra. Puntuale Silvano Moffa, deputato vicino a Fini, ha presentato una proposta ad hoc.

“Giustizia a orologeria” titola a pagina 4 IL GIORNALE per sottolineare gli ostacoli all’avvio del processo breve. L’ultima mossa contro è quella del Csm che «dà i numeri e fa allarmismo». Il GIORNALE  sottolinea la divisone all’interno del Csm. Saponara e Anedda, due consiglieri laici del Pd non hanno infatti partecipato alla conferenza stampa  dove il presidente del Csm Nicola Mancino, presentando alcuni dati, ha  avvertito del rischio giustizia.  Le parole di Saponara: « Si anticipa un parere del csm sulle nuove norme che dovrà essere dato al ministro dal Plenum e si dà spazio a una fase solo iniziale, con dati assolutamente non completi, né significativi».

“Csm: a rischio fino al 40% dei processi”: così titola il SOLE24ORE l’apertura della pagina dedicata alla questione giustizia. Il cammino del ddl al Senato è appena cominciato – si presume arriverà in aula prima di Natale – e già piovono strali: dalla Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama si suggeriscono cambiamenti, Fini attacca, Schifani prega di «tenere basso il tono dello scontro» e il Csm fa il conto dei processi destinati a “morire”, anche qui con diversità geografiche: a Milano e Torino, dove la giustizia è più veloce, a cadere sarebbero meno del 30% dei procedimenti, ma in città come Roma e Napoli si sfiorerebbe il 50% con la punta massima a Venezia, 60%. Nel suo “Punto” Stefano Folli osserva che «nessuno sa come finirà il braccio di ferro sul processo breve», perché ci si è «inoltrati su un sentiero inesplorato e come tale fonte di conflitti infiniti». Certo come dice Fini non è una riforma della giustizia ma – secondo Folli – «è un passaggio cruciale per la legislatura»; la ciambella di salvataggio offerta da Casini con la sua norma transitoria sui processi del premier non è stata raccolta perché sarebbe stato come ammettere che il problema del processo breve è proprio Berlusconi, ma secondo Folli è uno sbaglio che porterà chissà dove.

ITALIA OGGI a pagina quattro propone un pezzo di Franco Adriano: “Un salvacondotto e la bozza Violante”. Il minimo comune denominatore tra le posizioni in campo sulla giustizia è «un salvacondotto per Silvio Berlusconi e la ripresa della bozza di Luciano Violante sulle riforme per stabilizzare le norme in via costituzionale». Casini è favorevole a concedere una sorta di immunità al premier per via costituzionale ma «è assolutamente contrario al processo breve». Fini invece «ha contribuito al varo del ddl sul processo breve ma invita a riprendere la bozza Violante che potrebbe riottenere l’unanimità in parlamento». In questo senso sembra orientato Pierluigi Bersani del Pd. Ma nel frattempo l’iter del ddl sulla giustizia è iniziato e gli animi si sono riaccesi. «Sono dovuti intervenire il presidente del Senato Renato Schifani  e il vice presidente del Csm, Nicola Mancino, per sedare la situazione. Tra l’altro Mancino ha anche ricordato che nel caso il processo breve passasse metterebbe a rischio il 50% dei processi: «nel civile ci sarà un disastro totale».
 
 IL MANIFESTO pubblica “Fini attacca il ddl: «non è una riforma»” di Red. Pol. in cui si sottolinea la presa di posizione di Fini sulla giustizia. «Vedremo quale sarà l’esito. Credo si possa discutere sul fatto che i processi devono essere definiti in tempi ragionevoli, ma deve essere chiaro che questa non è la riforma della giustizia» ha affermato ieri il presidente della Camera alla presentazione del suo libro. Nel frattempo Nicola Mancino del Csm ha proposto i dati relativi al monitoraggio dei magistrati. «Con il ddl del processo breve, sono a rischio nell’ambito penale dal 10 al 40% dei procedimenti». E ci sono anche casi eccellenti. «Tra i procedimenti penali più significativi più a rischio ci sono inchieste come quelle di Telecom, del caso Mills, Mediaset, Bnl, Antonveneta e Santa Rita». Nella stessa pagina di lato Giorgio Salvetti racconta di “Una nuova leggina ad hoc per salvare Berlusconi e Mills”. In sostanza si sta pensando di fare una legge ad hoc che determini «la corruzione “susseguente” non punibile». Per essere chiari «quando la promessa o la dazione di denaro è successiva all’atto compiuto per favorire o danneggiare una parte in un processo». In sostanza con questa legge Berlusconi sarebbe assolto nel caso Mills in quanto l’avvocato venne pagato, per le sue false testimonianze, un anno dopo il fatto.  

AVVENIRE apre con il primo editoriale del nuovo direttore, Marco Tarquinio. «Avvenire continuerà a tenere gli occhi aperti su ciò che davvero conta», a «occuparci dei mali dell’Italia e del mondo ma contemporaneamente, con tutta la passione possibile, preoccuparci di dar conto del bene che c’è, che costruisce un altro futuro», «continueremo a chinarci con rispetto su ogni albero che cade e ad ascoltare con passione la foresta che cresce». Guerra di cifra sul processo breve, spiega AVVENIRE, anche se i dati che circolano alla fine sono abbastanza omogenei. Il Csm ha detto che i processi a rischio di estinzione attorno al 40% nel penale e al 50% nel civile, l’Anm percentuali «che non si discostano molto», «ma a ben vedere non sono troppo diversi nemmeno da quelli forniti da Alfano», che pure ha parlato di un 1%. AVVENIRE spiega che l’1% si riferisce non ai processi interessati al ddl Gasparri, ma al totale dei 3,5 milioni di processi, cioè 35mila. «Nessuna delle parti in causa tuttavia sembra aver fatto i conti e la guerra dei numeri continua».

“Processo breve, i distinguo di Fini” titola in prima pagina LA STAMPA. E all’interno passa in rassegna le cause a rischio se il processo breve sarà introdotto. A Napoli rischia di essere affossato il processo per accertare e punire le irregolarità nella gestione del ciclo dei rifiuti in Campania e sono tra 30 mila e 50 mila i procedimenti a rischio, spiega il procuratore capo Lepore. A Roma il 70% dei processi di primo grado sono a rischio, diecimila su tredicimila dice il pm Paolo Auriemma. A Torino tra i procedimenti rilevanti a rischio c’è Cogne bis (imputata Anna Maria Franzoni) e l’inchiesta sullo storno di fondi dal premio Grinzane. A Genova la previsione dell’Associazione nazionale magistrati è un “taglio” di 18 mila processi, fra cui il disastro ambientale dell’industria chimica Stoppani e lo scandalo mensopoli che ha investito il Comune.

E inoltre sui giornali di oggi:

ECONOMIA
LA REPUBBLICA – “Riforma fiscale entro la legislatura ma il vincolo dei conti va rispettato”: il titolo riferisce una frase che Tremonti ha pronunciato ieri a Roma davanti a una platea di industriali. Cauto ottimismo del ministro: il Pil nel 2010 potrebbe risalire all’1%, ma poche speranze di tagliare Irap e Irpef. Marcegaglia auspica un cambio di passo: altrimenti c’è rischio di una crescita bassa. Il dossier accanto fa il punto sulle promesse elettorali del Pdl: “Quoziente familiare e tasse dotto il 40% i sogni mai realizzati del centro destra”. Oggi siamo al 4 posto per pressione fiscale (in un anno siamo passati dal 6 al 4, superando anche la Norvegia).

ITALIA OGGI – Roberta Miliacca spiega in “Tremonti rigira le risorse  a Emma” la scelta del ministro dell’Economia di passare «dal federalismo fiscale al federalismo della ricerca». Si parla degli incentivi alle imprese per la ricerca. Giulio Tremonti ha detto all’assemblea dell’Unione degli industriali di Roma «i crediti d’imposta sulla ricerca ve li daremo, faremo un emendamento alla Finanziaria con una somma un po’ aumentata che però si darà a Confindustria e poi le amministrerà lei, così evitiamo il meccanismo scriteriato del click day». Una scelta che vuole evitare burocrazia e ritardi e responsabilizzare le associazioni datoriali a spendere bene e con consapevolezza.    

ROBIN HOOD
IL MANIFESTO – Il commento in prima pagina a firma Lori Campetti è dedicato a Erika B. direttrice di banca di Bonn che per quasi due anni ha coperto i conti in rosso prelevando dai clienti più ricchi. Ha mosso 7,6 milioni di euro prima di essere scoperta. Il commento è intitolato «Ci vorrebbe un amico». «(…) In fondo con i suoi trasferimenti Erika movimentava il denaro che altrimenti sarebbe rimasto parassitariamente immobile. Purtroppo il senso di giustizia di Eirka ha battuto la testa contro una legge presunta superiore, quella del profitto che non ammette deroghe e informa di sé l’ordinamento statuale, nel nostro caso tedesco. 22 mesi con la condizionale e la restituzione a lorsignori del  “maltolto”, quel plusvalore di cui aveva parlato Marx» Campetti ricorda le lotte degli operai che mettono in campo la «creatività operaia» e conclude «A tratti si ha l’impressione di essere tornati all’Ottocento, se non addirittura ai Robin Hood in versione Erika. Mancano, dell’Ottocento, le società di mutuo soccorso. Direte: “però ci sono i sindacati”. Certo, ci sono ma molti di essi non si capisce da che parti stiano, quali interessi difendano. Non tutti è ovvio. Difficilmente, invece, direte: “c’è la sinistra” dal momento che è dispersa in troppe piazze. E per incrociare l’informazione, questi lavoratori devono spogliarsi nudi, alla ricerca di un posto in seconda fila nei talk show televisivi».    

VACCINI
SOLE24ORE – Anche il SOLE parla del caso vaccini in Canada, dove è stato registrato un insolito numero (6 casi, a quanto pare, su circa 170mila dosi) di gravi reazioni allergiche a un tipo di vaccino adiuvato contro l’influenza A. La notizia è stata confermata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le autorità canadesi hanno richiamato un lotto di vaccini della GlaxoSmithKline. Lo stesso tipo di vaccino, che non è commercializzato in Italia, era stato adottato in Svizzera con raccomandazioni che ne escludevano l’impiego su donne incinte, bambini e anziani. «Dobbiamo capire cosa sia accaduto in Canada», ha spiegato un portavoce dell’Oms, aggiungendo però che l’Oms non smette di raccomandare l’immunizzazione contro il virus A/H1NI. Nei giorni scorsi, l’Oms aveva reso noto che per la gran parte dei 30 decessi registrati a livello mondiale dopo la vaccinazione in corso era stato finora escluso un collegamento con i vaccini. Secondo l’Oms, ogni 100 casi di reazioni avverse al vaccino, 5 sono state così gravi da portare a morte.

ABRUZZO
AVVENIRE – Sabato chiudono le tendopoli, ma resta il problema degli sfollati. Circa 17mila abruzzesi devono ancora rientrare e la ricostruzione della case procede a rilento: degli oltre 10mila proprietari di case in fascia A, agibili e solo con danni lievi, solo 4mila hanno chiesto rimborso. Per le fasce B e C sono state accolte 2300 domande. Intanto i pendolari della costa dicono: «Non ce la facciamo più».

IMMIGRATI
LA STAMPA – “Clandestino, se firmi sarai integrato”. La Germania lancia il contratto di integrazione. Dovrebbe entrare in vigore in questa legislatura. Si tratta di “contratti” individuali che i nuovi arrivati, immigrati da altri Paesi, devono sottoscrivere impegnandosi a rispettare valori che stanno alla base della convivenza comune, come la libertà di religione e di opinione e il principio della parità fra i sessi. Nel contratto rientra «la padronanza della lingua, ma anche la disponibilità a partecipare alla vita sociale, ciò che gli immigrati potranno aspettarsi in termini di sostegno e aiuti ma anche ciò che  noi ci aspettiamo dal loro» ha spiegato la Commissaria tedesca per l’integrazione Maria Boehmer.

SAHARAWI
IL MANIFESTO – Un richiamo in prima pagina è dedicato ad Aminatou Haidar, nota come la “Ghandi dei Saharawi” che è da dieci giorni bloccata a Lanzarote. L’attivista per i diritti umani del popolo saharawi è stata espulsa dal Marocco per aver dichiarato che il suo paese di residenza è il Sahara occidentale e non il Marocco. Haidar è stata allontanata dal Marocco e reimbarcata su un volo per la Spagna nonostante non avesse con sé un passaporto. Una volta arrivata a Lanzarote è stata bloccata all’aeroporto in quanto non in possesso di un documento di viaggio internazionale. Al tema è dedicata l’intera pagina 9 che ripercorre anche la storia del conflitto che dura ormai da 35 anni. A corredo dei servizi una lettera di José Saramago, premio Nobel per la letteratura che scrive «Se fossi a Lanzarote sarei al tuo fianco. E non perché tu sia una militante separatista come ti ha definito l’ambasciatore del Marocco, ma esattamente per il contrario: credo che il pianeta sia di tutti e tutti abbiano il diritto al nostro spazio per poter vivere in armonia (…) Lasciamo che Aminatou ritorni a casa con il riconoscimento del suo valore, alla luce del sole, perché sono le persone come lei che danno personalità al nostro tempo, e senza Aminatou tutti saremmo più poveri. Il problema ce l’ha il Marocco. E può risolverlo, dovrà risolverlo, e non rispetto a una fragile donna ma a tutto un popolo che non si arrende perché non può capire né l’irrazionalità né la voracità espansionista, propria di altri tempi e di altri livelli di civilizzazione (…)».

AMBIENTE
LA REPUBBLICA – “Ecco il paese senza pannolini più bimbi in fasce e meno rifiuti”. In un paese del bresciano, 92 mamme hanno aderito al progetto Pannolino amico gestito dall’associazione Eva. Basta all’usa e getta, sì al lavabile. Inquina meno, ovviamente, ma si è registrata anche una diminuzione delle dermatiti. Ogni giorno, informa l’infografica, in Italia sono usati 6 milioni di pannolini (che complessivamente costituiscono il 15% dei rifiuti non riciclabili).

FIGLI VIOLENTI
IL GIORNALE – “Telefono azzurro capovolto” è il titolo di una notizia che arriva dalla Francia dove “Jeunes violence ecoute”, l’associazione omologa del nostro Telefono azzurro,  ha lanciato l’allarme  che riguarda la violenza dei figli  sui genitori.  Il fenomeno è in crescita solo quest’anno le chiamate sono state 650, su  un totale di13mila contatti.

COMA
AVVENIRE – Ampio spazio alla vicenda di Rom, il belga rinato dopo aver passato 23 anni come stato vegetativo permanente, in realtà pienamente consapevole di sé. Per accorgersene è bastato utilizzare una scala diversa per fare la diagnosi. La scienza sbaglia la diagnosi, su questi patologie, nel 41% dei casi, dice il neurologo Steven Laureus, che l’ha seguito e che ha messo a punto la scala alternativa di valutazione. Come Rom ci sono 3-5mila casi ogni anno.

CHIESA
LA REPUBBLICA – “Il Papa e i suoi fratelli” è il titolo del focus di R2 dedicato ai colloqui voluti da Benedetto XVI fra cattolici e anglicani. È iniziata la terza fase dei colloqui, che si svolge dopo la decisione di accogliere in seno alla Santa Sede i tradizionalisti anglicani. Una scelta coraggiosa, che all’interno dei cattolici fa anche discutere, sottolinea Marco Ansaldo, ma che è solo un assaggio dell’offensiva vaticana d’autunno: sono ripartiti anche i colloqui con il lefebvriani.

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