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Fini, la destra non più destra

Il leader di An segna con il suo discorso la giornata dello scioglimento del suo partito

di Franco Bomprezzi

Evento atteso ma non per questo scontato: lo scioglimento di An per confluire nel Pdl, il cui congresso monopolizzerà i media nel prossimo week end, è stato l’occasione per Gianfranco Fini di giocare tutte le sue carte di leader, sia sui contenuti, sia sul rapporto con Berlusconi. Ecco gli spunti più interessanti colti dagli inviati dei giornali italiani.

Oggi la rassegna stampa si occupa anche di:

IL GIORNALE dedica 7 pagine al congresso di An, in prima titola “Fini: «Berlusconi leader, il PdL non sarà di destra»” e nell’occhiello i punti chiave del discorso di Fini nell’ultimo giorno di Alleanza Nazionale «Niente correnti, ma no al pensiero unico» e la frecciate «Le idee non si sdoganano».  Ieri  An si è sciolta,  il prossimo fine settimana si costituirà il nuovo Partito, il popolo della libertà. Un’infografica  sintetizza il programma votato dall’assemblea. Tra questi: Stato, con la riforma presidenziale con elezione diretta del capo dello Stato o del presidente del consiglio, l’abolizione delle province. Famiglia: quoziente familiare, incremento delle detrazioni d’imposta per le famiglie numerose monoreddito, riduzione dell’Iva sui prodotti della prima infanzia. Giovani: elezioni voto passivo e attivo a 18 anni. Sicurezza: pattugliamento delle città da parte delle forze dell’ordine e delle forze armate, restrizione della legge Gozzini. Economia: ammortizzatori sociali, firma di nuovo patto sociale, legge che incentivi imprese con statuti di responsabilità sociale.  Alle pagine  4 e 5 “Il rompete le righe deciso da Fini scompagina  le posizioni interne. Accanto ai ghibellini del leader, spuntano i guelfi di Alemanno, gli antiprogressisti di Gasparri e i nazionalpopolari della Meloni”.  Luca Telese cerca di ridipingere l’organigramma degli ex di An. E  la Lega alla finestra commenta «La fusione  non si vede ancora: molti scontenti bussano da noi». Sono le parole di Calderoli intervistato da Adalberto Signore. Alla domanda “non teme che una parte del vostro elettorato passi al Pdl” Calderoli risponde «No se la concorrenza è leale. Noi lavoriamo tenendo la barra a dritta, senza abdicare alle nostre idee e la coerenza è premiata dagli elettori». Se Fini portava i gemelli tricolore, alle orecchie di Alessandra Mussolini pendevano due orecchini tricolore e stuzzicata da Francesco Cramer che faceva notare l’assenza di foto del nonno tra i gadget, la parlamentare rispondeva «Mio nonno è storia. Pensiamo al futuro». Sulla fusione commenta «La scommessa non è ragionare da ex». Editoriale Di Michele Brambilla dedicato al PdL dal titolo “C’era una volta la fiamma”.

“Nel Pdl no al pensiero unico” titola oggi in prima LA STAMPA. “Il presidente della Camera accetta la leadership di Berlusconi («ma niente culto della personalità») e apre all’Islam” è l’occhiello. Sempre in prima un editoriale di Lucia Annunziata. Nella cronaca a pagina 2 e 3 il quotidiano racconta i passaggi del discorso che rappresentano “idee di rottura” rispetto al passato e ad altre correnti di pensiero nella destra: «L’ordine che va bene – ha detto Fini – non è quello delle caserme ma di una società dove si rispetta la dignità di tutti”, immigrati compresi. Con l’Islam serve un rapporto, gela la platea Fini, è sciocco alimentare lo scontro di civiltà. E lo Stato deve essere laico, le scelte religiose sono individuali e personali, non possono imporsi alla collettività. Principi elementari «che poi, sostiene Fini, sono gli stessi del Partito Popolare europeo». Un Fini circondato da donne, registra LA STAMPA, quello che ha assistito agli altri interventi durante il congresso: alla destra la segretaria, Rita Marino, alla sinistra la compagna Elisabetta Tulliani, e dietro «il fido avvocato Giulia Buongiorno». LA STAMPA prosegue con un’intervista al ministro leghista Roberto Calderoli che dice che ora i voti degli scontenti li prenderà la Lega. «Ci sarà gente che non si riconosce nel Pdl dopo la fusione» avverte. E poi addolcisce: «Ecco, la Lega può rappresentare un argine, una rete per riportarli dentro la maggioranza». Nell’editoriale Lucia Annunziata scrive che il meccanismo con cui va avanti il Pdl è quello della «leadership carismatica», un meccanismo di funzionamento che non si concilia con quello che caratterizza l’essere un partito. «Berlusconi è l’indiscusso leader della sua area politica e della stessa Italia. Altro però è che venga eletto come guida del suo partito senza nessuna (nemmeno formale) selezione. Sappiamo che se un pazzo volesse presentarsi contro di lui nella prossima assemblea non potrebbe, perché non è prevista nemmeno la procedura per un diverso candidato». Fini non può non saperlo. Per questo ha parlato di «dialettica interna» e un partito che non si appiattisca sul «pensiero unico». Ma alla luce della struttura del Pdl «quella del presidente della Camera potrebbe essere dunque definita una battaglia permanentemente persa». «Ma c’è un’idea politica» aggiunge Annunziata «anche nell’ostinazione con cui si ripresentano le proprie convinzioni».

“«Nel Pdl, ma no al pensiero unico»”, questa frase di Fini pronunciata ieri a Roma nel discorso di congedo ad Alleanza nazionale fa il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA di oggi, a cui la testata milanese dedica i servizi da pag 2 a pag 5. «Pensare in grande, volare alto, la nostra sfida comincia adesso». E ancora: «Il pdl non è il partito di una persona, è il partito di una nazione. E Berlusconi ha presente che la leadership non può essere culto della personalità…Il Pdl dovrà essere ampio, plurale, inclusivo, interclassista, un grande movimento di popolo e di idee, un partito unitario, ma non a pensiero unico». Le parole di Fini, però non convincono a pieno i colonnelli di An. A sottolinearlo è il pezzo di Aldo Cazzullo, che parte “alla Mieli” dalla freddezza con cui i leader del partito a partire da La Russa hanno accolto la “first lady” Elisabetta Tulliani. Scrive Cazzullo: «I delegati, così come i colonnelli (di cui Gasparri ha chiesto per due volte la promozione a generali «ora che abbiamo pure il ministro della Difesa») non mettono in discussione l’antica gerarchia, né la sua manifesta superiorità intellettuale. Solo faticano a seguirlo, quando Fini corregge La Russa e dice che il Pdl non dev’essere la Destra, non deve rappresentare identità passate, ma «gli italiani del futuro, tra cui molti saranno italiani pur non essendo figli di italiani».

AVVENIRE di domenica 22 marzo: “An, ultimo congresso. «Ma è un nuovo inizio»” (Pag. 11). Un pezzo di cronaca che riporta i passaggi salienti del discorso di La Russa (con l’accento poi smentito da Fini sull’essere “destra”). Si sbilancia di più Arturo Celletti che firma “E «Re Silvio» spaventa la platea”, paragonando la continua ripetizione sulla storia e l’identità di An che continueranno a vivere anche nel Pdl a una sorta di «training autogeno», un coro studiato «per scongiurare un doppio incubo. Il primo si chiama Francesco Storace» (pronto a intercettare i voti di coloro che rifiutano la fusione An-Pdl). «Ma il secondo incubo si chiama Silvio Berlusconi», quello più temuto dalla base di An, che «sottovoce ammette il pericolo di un Berlusconi incapace di un costruttivo confronto con il partito».

“Fini scioglie An: Nel Pdl ma no al pensiero unico”: è il titolo d’apertura per LA REPUBBLICA (che dedica il titolo grande all’Ue: “L’Italia tra i paesi a rischio”). Doppia pagina per la cronaca (la 6 e la 7). “Fini, sfida su laicità e immigrazione «No al partito del pensiero unico»”. Riferisce Francesco Bei: consensi freddi per il presidente della Camera che ha fatto un discorso tutto teso al futuro. «Dobbiamo rimetterci tutti in discussione, a partire da me». Non c’è spazio per alcun «mantra autoconsolatorio». Futuro dunque. A partire dalla laicità delle istituzioni («che significa soprattutto affermazione chiara del confine che deve separare la sfera privata rispetto a quella religiosa»), dall’immigrazione e dal multiculturalismo («l’ordine non può essere quello delle caserme, perché va garantita la dignità della persona quale che sia il colore della pelle»; «saranno sempre più gli italiani che non sono figli di italiani»). Quanto al partito, nessuna corrente ma «un sano confronto di idee», una leadership riconosciuta che non può diventare «culto della personalità». Al di là degli applausi però c’è la sensazione che ormai Fini vada avanti da solo. Così Umberto Croppi, assessore capitolino: «Ha fatto una rivoluzione, smentendo tutti gli interventi di chi lo ha preceduto». Al solito caustico Francesco Storace intervistato in appoggio: «Abbandonano la casa del padre per entrare nella villa del padrone». Sulla solitudine di Fini, insiste anche Alessandra Longo: “E Gianfranco avverte i colonnelli «Il Pdl non può essere di destra»”. Ormai si fida solo di pochissimi, Fini (che arriva circondato da Giulia Bongiorno «una che sulla giustizia non prende ordini da Berlusconi», commenta la cronista, e da Benedetto Della Vedova, «il vero liberale di Forza Italia»). In effetti il discorso del presidente supera d’un balzo quello di tutti gli altri. Di La Russa che pensa al Pdl come a un partito di destra, di Gasparri (che insiste sull’identità: «Nessuno cancelli il nostro Dio», slogan che aveva appena scaldato i cuori).

 

E inoltre sui giornali di oggi:

 

COLTIVARE  A DISTANZA

IL GIORNALE – A pag.18: se ci si iscrive al sito www.leverduredelmioorto.it  dell’azienda Giacomo Ferraris di Vercelli si può adottare un orto a km di distanza da dove si abita.  L’adozione comporta il diritto di ricevere gli ortaggi che sono  coltivati da veri agricoltori, in maniera tradizionale e senza ogm. Una volta pronte le verdure vengono recapitate, entro 24 ore dalla raccolta, al domicilio dell’aderente. La quota di adesione per una famiglia di 4 persone è di 1300 euro l’anno per una fornitura settimanale (non si dice però di  cosa e di quanti kg). Aree del servizio: Milano, Torino, Biella, Vercelli, Novara, Casale.

 

FORUM MONDIALE ACQUA

LA STAMPA – “Il water forum: buco nell’acqua internazionale”. Un primo piano dedicato alla conferenza di Istanbul e alle sue conclusioni: l’acqua è un bisogno fondamentale, non un diritto. Dopo una settimana di discussioni al vertice che ha riunito una ventina di capi di Stato, 180 tra ministri e viceministri dell’ambiente, in tutto 30mila congressisti «non c’è stato l’accordo» scrive LA STAMPA, sul ritenere l’acqua un diritto per tutti. Il forum «non ha voluto criticare le catastrofiche privatizzazioni promosse dalle multinazionali». E questo nonostante il rapporto dell’Onu lanciato in parallelo al Forum abbia avvertito che in mancanza di una più equa redistribuzione delle risorse idriche il rischio è che nel 2030 metà della popolazione mondiale sia assetata, soprattutto in Africa.

CORRIERE DELLA SERA – “Accordo fallito, l’acqua non diventa un diritto” titola il giornale dopo la chiusura del Forum mondiale di Istanbul. Secondo il documento finale infatti l’acqua è «una necessità umana fondamentale» ma non c’è un «diritto dell’accesso all’acqua». Proteste di Francia, Spagna e molti stati sudamericani e africani. Ad oggi sono 1,1 miliardi le persone che non hanno accesso alle risorse idriche.

 

SCUOLA

LA STAMPA – “La grande fuga verso le private”. Un’inchiesta dice che almeno 15-20mila alunni passeranno dalla scuola pubblica a quella privata nel prossimo anno. Le rette sono meno pesanti, soprattutto al Nord, e questo nonostante questo governo abbia tagliato 133 milioni per le scuole cattoliche. A “tamponare la falla” sono intervenute Regioni ed enti locali. Lombardia e Piemonte le regioni più generose.

LA REPUBBLICA – “Piccole scuole, così è fallita l’operazione tagli”. Salvo Intravaia riferisce della difformità tra le previsioni ministeriali (secondo le quali gli accorpamenti sarebbero stati 2500) e le decisioni delle Regioni (ne faranno meno del 10%). Solo 240 scuole saranno tagliate. Spiega Giovanna Pentenero, assessore alla Pubblica istruzione della regione Piemonte: «abbiamo preferito attendere la riforma della scuola secondaria di secondo grado. Deve ancora partire e non sappiamo neppure quale sarà l’impatto della riforma sulla scuola primaria e sulla secondaria di primo grado».

 

BIOETICA

AVVENIRE – “Associazioni in campo sulla libertà di vivere” (Pag. 9). Le associazioni sono quelle cattoliche, che sottolineano l’importanza di agire unite pur nella diversità degli approcci: etica e bioetica «devono diventare dimensione ordinaria del cammino associativo insieme alla dimensione catechistica, liturgica e spirituale», dice Franco Miano, presidente Azione Cattolica. Perché se le si continua a trattare come «straordinarie» non si forma una «mentalità». E smentisce l’ipotesi di una comunità cristiana spaccata sui temi legati al fine vita. Per Alberto Olivero, presidente delle Acli, «la dottrina sociale non la si può fare a pezzetti. Non possiamo salvaguardare la dignità di lavoratori e immigrati e poi non andare a sostenere la dignità della vita in altri campi». Raccolte anche le voci di Carlo Costalli, presidente del movimento cristiano dei lavoratori, di Vincenzo Saraceni, presidente dei medici cattolici, Francesco D’Agostino, Unione dei giuristi Cattolici, Salvatore Martinez, Rinnovamento dello Spirito Santo, Alberto Friso, responsabile Famiglie nuove.

 

IMMIGRATI

SOLE 24 ORE – Si allargano le possibilità di ottenere il permesso di soggiorno per gli immigrati che conseguono un titolo di studio in Italia. La novità è che non serve solo la laurea, ma anche titoli quali master e dottorato di ricerca. Tuttavia ci sono ancora problemi perché il decreto flussi 2008 non è stato emanato, o meglio ha previsto solo lo scorrimento della vecchia graduatoria, quindi mancano le quote specifiche riservate agli studenti.



PAPA

AVVENIRE – Quattro pagine dedicate al viaggio del Papa in Africa. In particolare si dedica spazio all’incontro coi giovani allo stadio di Luanda, in Angola («Giovani, Dio fa la differenza e ci rende creature nuove», pag. 5), dove Benedetto XVI si commuove di fronte alle migliaia di giovani mutilati dalle mine: «penso alle lacrime che avete versato per la perdita dei vostri familiari, e non è difficile immaginare le nubi grigie che coprono ancora il cielo dei vostri sogni…». E ancora, «non abbiate paura di prendere decisioni definitive… Di fronte al rischio e alla paura di impegnarsi per tutta la vita, sia nel matrimonio che in una vita di speciale consacrazione, vi dico: non correte il rischio di restare eterni bambini! Coraggio!».

 

TIBET

CORRIERE DELLA SERA – Con richiamo in prima il quotidiano di Mieli dedica mezza pagina (la 12) ai nuovi disordini e successivi 90 arresti di monaci tibetani nella provincia cinese del Qinghai, dove «alcune centinaia di monaci hanno attaccato sabato una stazione di polizia e la manifestazione è sfociata ieri in oltre 90 arresti…la causa scatenante sarebbe stato il fermo di un monaco di 25 anni che aveva mostrato la bandiera tibetana».

 

VOLONTARIATO

ITALIA OGGI – A pag. 50 un taglio basso dedicato alla terza edizione di Dynamo Camp, il campo dedicato ai bambini e ragazzi con patologie gravi o croniche. Si cercano volontari «per affiancare lo staff nella gestione delle attività».

CSR
ITALIA OGGI – La pagina 54 è dedicata alla responsabilità sociale «Se il manager diventa responsabile. Si diffonde nelle aziende la figura dei professionisti di Csr».  Il pezzo delinea la figura del Csr manager, quanto guadagna, cosa fa. Qualche dato: «il 38,7% delle aziende italiane oggi impiega i Csr manager, mentre nel 1998 erano appena l’1.6%». I dati provengono da una campione di questi 100 società quotate, condotta da Csr Managar Network Italia. Il caso di Palm, azienda del legno «che ha promosso un network, Imprese Amiche dell’Ambiente, con lo scopo di far conoscere il concetto di Green supply chain, in cui viene valutato l’impatto ambientale dei beni che vengono scambiati e viene valorizzata la sostenibilità e la tutela ambientale nelle varie fasi di progettazione e produzione dei propri prodotti o servizi». Due tagli bassi: uno sulle iniziative formative ad hoc, l’altro è dedicato a un’altra figura professionale, il Cause related marketing manager, che «si occupa di come un brand viene percepito in funzione di un’attività socialmente benefica ed è un’attività commerciale in cui un’azienda attiva una partnership con una causa sociale, con un’organizzazione for profit o non profit al fine di promuovere un’immagine o un prodotto anche a vantaggio della causa sociale o dell’organizzazione stessa».

 

EXPO

LA REPUBBLICA – R2 dedica l’approfondimento (a firma di Alberto Statera) a “Il miraggio Milano 2015”. Dopo un anno di litigi per il controllo dei flussi finanziari e del potere, ancora nessuna decisione per l’Expo. Nessuno dei progetti immaginati è decollato. Impietoso ritratto di una città che non ha ancora deciso quale sarà il suo futuro.


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