Politica
Fini: «Il Terzo settore è decisivo per lo sviluppo futuro»
Così il presidente della Camera a un convegno della Fondazione per il Sud
«Promuovere il capitale sociale è condizione essenziale per la crescita, alla quale contribuisce in modo determinante il Terzo settore. Rafforzarlo vuol dire porre le condizioni per emancipare il Mezzogiorno». Non poteva essere più chiaro il presidente della Camera, Gianfranco Fini, aprendo il convegno “Tre anni di Fondazione per il Sud. Percorsi di infrastrutturazione sociale nel Mezzogiorno” (cui hanno partecipato anche l’avvocato Guzzetti, presidente dell’Acri, e Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo settore). Un’occasione per fare ovviamente il bilancio di un impegno alla cui guida c’è – da qualche mese – Carlo Borgomeo e, appunto, per confrontarsi sul ruolo del Terzo settore.
Un confronto al quale, come si diceva, il presidente della Camera non si è sottratto. Anzi. «La lodevole attività della Fondazione corregge l’asimmetria fra Nord e Sud per quanto riguarda le risorse economiche a disposizione. Mentre la promozione del senso civico, lo sviluppo del capitale umano d’eccellenza, la mediazione interculturale sono elementi importantissimi per rafforzare il sostrato culturale necessario al cambio di mentalità di cui il Mezzogiorno ha bisogno». Un Sud che oggi vive una fase difficile come ha rilevato il Rapporto Svimez 2009 e che patisce, ha proseguito Fini, «la disattenzione della politica». Ma «la questione meridionale è una grande questione nazionale». Per affrontare la quale il Terzo settore è uno degli elementi fondamentali in quanto «infrastruttura della liberà» come l’ha definita citando il sociologo Ralf Dahrendorf. «Il divario tra Nord e Sud è in crescita, mentre ogni anno 700mila persone lasciano il Mezzogiorno». Una fuga di cervelli interna, per lo più di giovani, che nasce dall’insoddisfazione della qualità della vita (legata anche alla lentezza della giustizia civile: «al Sud i processi civili durano in media 1200 giorni, contro i 750 del Centro Nord»), all’assenza di prospettive, alla difficoltà di attrarre capitali per creare iniziative imprenditoriali. «Insomma», ha proseguito Fini richiamandosi al presidente Napolitano, «è necessaria una vera e propria svolta, rispetto alla quale sono opportune alcune precondizioni: il rispetto delle regole e la diffusione di una cultura della legalità, un nuovo patto con i cittadini che ponga fine al crollo di fiducia nei confronti delle istituzioni». Ed è questo forse il passaggio più rilevante dal punto di vista del Terzo settore: «Se vogliamo ristabilire un clima di fiducia, il ruolo del Terzo settore è di assoluta importanza, in particolare nei confronti dei giovani visto che la politica dei partiti non è in grado di intercettare la loro vitalità, che invece il Terzo settore può innalzare a capitale».
Un riconoscimento ampio, dunque, quello giunto dal presidente Fini, in particolare per l’attività di infrastrutturazione sociale cui la Fondazione per il Sud sta dedicandosi da anni. Non a caso su questo ha insistito Carlo Borgomeo, dopo aver tracciato un bilancio della fondazione che presiede (110 progetti esemplari sostenuti, 6 regioni coinvolte, 3 fondazioni di comunità finanziate, mille organizzazioni coinvolte in partnership per iniziative che hanno coinvolto circa 40mila beneficiari diretti, 42 milioni di euro erogati). È importante, ha spiegato, «riconoscere la centralità del sociale come fattore decisivo per lo sviluppo. Certo è un impegno complesso, ma di fondamentale rilevanza. L’infrastrutturazione non è una scatola vuota, ma ha ricadute concrete ed è in grado d cambiare la vita alle persone» (come del resto hanno certificato due testimonianze molto interessanti: quella di Marisa Esposito del progetto Ragazzi dentro di Napoli, e quella di suor Lucia Siragusa del progetto Fonda-Azioni per Librino). Sulla concretezza, infine, hanno insistito da diverse punti di vista Giuseppe Guzzetti e Andrea Olivero. Il primo annunciando, fra l’altro, che le fondazioni di origine bancarie non intendono far mancare il loro supporto a questa realtà che hanno contribuito in modo determinante a creare. Il secondo raccogliendo la disponibilità dell’Acri e rilanciando la scommessa per il Mezzogiorno: «Una scommessa da fare con tutte le istituzioni del Paese».
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.