Politica

Fini come un terremoto alla Conferenza del Volontariato

Gratuità, immigrazione, G8, Finanziaria, guerra e pace: dibattito Marelli-Fini. Il vice premier a ruota libera, complice l'assenza dell'Ulivo

di Redazione

AREZZO – Si è appena conclusa la terza tavola rotonda in programma per oggi dal titolo “Il volontariato italiano: impegno internazionale e costruzione della nuova Europa dei popoli”. Applausi un po’ per tutti, per Marzena Bochenek, Vice presidente Forum delle Ong di Lublino e Olga Sozanska, vice presidente del Centro del Volontariato Europeo. Una platea gremita di un migliaio di partecipanti (associazioni, volontari, operatori del settore, esponenti politici, ma solo della maggioranza), che hanno applaudito lungamente Sergio Marelli, presidente Associazione ONG italiane, che non ha risparmiato al suo principale interlocutore, Gianfranco Fini, presente in qualità di rappresentante del governo italiano presso la convenzione europea, osservazioni e critiche. “E’ ormai chiaro come il mercato non sia la panacea di tutti i mali e allora applicare ai flussi migratori una visione aziendalistica come se fossero risorse umane è un errore. E faccio riferimento, on. Fini, alla legge che porta il suo nome: la legge Bossi-Fini sull’immigrazione”. Ma non solo. Marelli ha puntualizzato come “da questa Finanziaria si misuri l’impegno del Governo verso il volontariato”. A detta dello stesso Marelli insoddisfacente. E ha invitato a riflettere al fatto che più dell’80% del popolo italiano non approva un eventuale attacco all’Iraq. Alle critiche Gianfranco Fini ha dedicato venti minuti per ribattere, e aggiungere quale dovrebbe essere il ruolo del Volontariato all’interno del processo di costruzione di un’identità europea. “Un ruolo fondamentale, proprio perché lo stesso Volontariato è destinato a crescere, non solo in Italia, ma nelle strutture sovranazionali a beneficio di un’Europa dei popoli”. A chi lo ha criticato per la legge sull’immigrazione di cui è firmatario, ha ribadito “il sacrosanto diritto al lavoro, come il più alto dei diritti”. In virtù di questo, solo il cittadino extracomunitario cui si può garantire questo diritto, può entrare nel territorio italiano. Per Fini, il lavoro dei clandestini è soltanto una zona oscura in cui impera lo sfruttamento, e la Bossi-Fini è intervenuta per ‘combatterlo’. Per quanto riguarda la Finanziaria, per Fini bisognerebbe dare atto al Governo che in questa situazione di instabilità economica non si sono toccati i fondi destinati alle politiche sociali. E sull’ipotesi lanciata da Marelli per un allargamento del G8 ad altri paesi, Fini ha risposto che “la mondializzazione va guidata, altrimenti rischia di allargare le differenze fra nord e sud del mondo. I paesi ricchi e democraticamente eletti sono il luogo dove è possibile guidare tale processo. Perciò, bella l’idea dell’allargamento del G8, ma ritengo che si rischierebbe di creare un’assemblea di Paesi troppo vasta, in cui diventerebbe impossibile governare i processi di globalizzazione.” “Dobbiamo capirci” ha detto il vice premier per rispondere alla questione Iraq. “Nessuno vuole entrare in guerra”, e ha aggiunto: “Oggi più che mai siamo esposti al pericolo del terrorismo internazionale, perciò l’auspicio più forte è che l’Unione europea non differenzi le proprie posizioni sulla questione sicurezza.” E ha concluso, facendo riferimento alla stabilità dei due blocchi Est-Ovest durante la Guerra Fredda: “Pensate che adesso la pace nel mondo si garantisca davvero se c’è un solo grande soggetto?”. Facendo scattare la claque dei numerosi sostenitori giunti per l’occasione. Allo stand della Caritas italiana, invece, gli operatori sono quasi annichiliti. “Se il diritto più grande e più alto dell’essere umano è davvero il lavoro, allora il volontariato è decisamente anacronistico” dice Maria Rita, del settore emergenze nazionali. Ciò che pesa di più delle parole di Fini sull’immigrazione è proprio questa valutazione del lavoro come unico elemento qualificante della persona. “Allora dove mettiamo gli anziani, i bambini, le casalinghe e tutti quelli che non fanno parte del sistema produttivo? Li buttiamo fuori dall’Italia?” Stefano, dell’Associazione Ronda della Carità di Ravenna rincara la dose, scosso dalle parole “irriguardose nei confronti del volontariato caritatevole”. Il vice premier ha infatti più volte sottolineato l’aspetto più progettuale e organizzato del settore volontaristico, giudicando carità e beneficenza elementi quasi ininfluenti o comunque antiquati. “Non è così” ci dice Stefano “immigrazione è anche dolore; sono persone che hanno lasciato tutto, famiglia, affetti, città. Anche a dargli un lavoro non si garantisce una vita dignitosa”. a cura di Benedetta Verrini e Riccardo Bagnato


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