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Fini-Berlusconi, sussurri e grida
Un "fuorionda" manda in corto circuito il Pdl. Chi ha ragione? Vota il sondaggio di Vita.it
Un “fuorionda” a orologeria, un mese dopo il convegno nel quale Fini confida a un giudice il proprio pensiero autentico sul comportamento del premier Berlusconi e sulla “bomba atomica” delle rivelazioni del pentito Spatuzza: ce n’è quanto basta per parlare di resa dei conti al vertice del Pdl, e i giornali si domandano che cosa potrà accadere adesso, con l’ombra lunga di elezioni anticipate.
- La rassegna stampa si occupa anche di:
- AFGHANISTAN
- RU486
- 5 PER MILLE
- DISABILI
- DISOCCUPATI
- EXPO
- MONDADORI
- COPPIE DI FATTO
- MINARETI
- CAMPANILI
Il CORRIERE DELLA SERA apre con lo scoop di Repubblica on line titolando: “Fini, il fuorionda delle polemiche”. «L’uomo (Berlusconi, ndr.)», dice il presidente della Camera a microfoni aperti, ma a sua insaputa durante un convegno a Pescara, «confonde il consenso popolare che ovviamente ha e che lo legittima a governare con una sorta di immunità». Intanto si riunisce il vertice Pdl che chiede un chiarimento all’ex leader di An. In serata Fini interviene a Ballarò: «Berlusconi non c’entra nulla con la mafia. Ma io non ho nulla da chiarire e non cambio opinione, chi governa deve rispettare gli altri poteri». «Il governo fino a quando ha la maggioranza ha il dovere di garantire gli impegni presi con gli elettori» aggiunge Fini, rivolto al ministro dei Beni Culturali Bondi presente in studio: «Al mio amico Bondi con amabilità dico che io sono presidenzialista convinto dai tempi in cui lui militava col Pci, non ho cambiato opinione» ma «il presidenzialismo che c’è negli Stati Uniti o in Francia presuppone che ci sia da parte del capo dell’esecutivo innanzitutto rispetto verso gli altri poteri che in una democrazia ben organizzata garantiscono pesi e contrappesi». Questo «vuol dire che Berlusconi eletto dal popolo, seppure in modo improprio perché noi siamo una democrazia parlamentare ma sulla scheda elettorale c’è il nome del capo del candidato premier, ha il dovere di continuare a governare, ha il diritto di governare e il dovere di rispettare gli altri poteri: quello giudiziario, il Parlamento e ovviamente tutti gli organismi di garanzia che nella nostra Costituzione ci sono e hanno prerogative ben precise, la Corte Costituzionale, il Capo dello Stato, le varie magistrature». «Non mi si dica che è una novità – ha insistito Fini – perché queste cose le ho dette in privato a Berlusconi, in pubblico in mille circostanze. Non ho nulla da chiarire e su questo non cambio opinione». A pag 5 arriva anche la stilettata di Bossi che sul cavaliere dice: «Lo controlliamo, senza la Lega va a casa», per poi ricordare che «Fini è un ex fascista, ora a sinistra». Il commento alla vicenda è affidato a Massimo Franco (“Un incidente che rischia di isolarlo di più”, il titolo si riferisce a Fini). Il pezzo si chiude così: «In realtà, l’epilogo è meno scontato di quanto sembri. Il contraccolpo più verosimile è un ulteriore isolamento del presidente della Camera; ed una frenata della strategia di chi punta su di lui come l’alternativa a Berlusconi. Il profilo di Fini «battitore libero» del Pdl si accentua in modo per lui preoccupante. Gli viene chiesto se è «d’accordo con la linea del partito»: un aut aut. L’avviso di garanzia che ieri ha raggiunto il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, aumenta la prospettiva di uno scontro con la magistratura. E sullo sfondo svolazza il fantasma delle elezioni anticipate. Fini rischia di avere offerto un pretesto a quanti, nella cerchia berlusconiana, chiedono di tornare alle urne se il Pdl non appoggia il premier senza condizioni sulla giustizia. Il sospetto è che abbia armato i propri avversari senza volerlo e senza rendersene conto: esito ancora più paradossale».
Toni da mezzogiorno di fuoco sulla prima de LA REPUBBLICA (“Fini-Berlusconi, resa dei conti”) e ampio spazio al fuori onda nel quale il presidente della Camera ribadisce, in toni più familiari, quel che va dicendo da tempo: il consenso non dà l’immunità, Berlusconi confonde leadership con monarchia… Voleva fare l’imperatore romano, ma è nato con qualche millennio di ritardo. Naturalmente LA REPUBBLICA (che ieri ha anticipato il video sul suo sito) dà molto spazio alle reazioni. Si comincia dalla pittoresca definizione di Casini («Fini mette in prosa quello che di solito dice in poesia») per poi passare alle note ufficiali del Pdl. Adesso tocca al presidente della Camera «dar spiegazioni» avverte un comunicato, di fronte al quale Fini, intervenendo in diretta telefonica a Ballarò, ribadisce: «non ho nulla da chiarire, non cambio opinione». Il retroscena di Francesco Bei è dedicato alle anime belle, ai berluscones scandalizzati e all’ira del premier. Che è come di consueto regale: «se ha dubbi morali su di me, si accomodi pure alla porta» avrebbe detto nella riunione telefonica convocata ieri in gran fretta. Ormai è guerra aperta, insomma. Quanto alla Lega, la posizione la detta come al solito il senatur secondo il quale Fini «è un ex fascista ora amico della sinistra… vuole dare il voto agli immigrati ma la nostra gente non lo seguirà. Forse quando la Padania sarà diventata davvero una nazione-stato potremmo anche farlo. Non ora. Da noi, i musulmani sbatteranno sempre le corna». Bossi ha esternato nel corso di un incontro con il presidente del parlamento catalano, dando un’ulteriore notizia: dopo Barbarossa (gigantesco flop) in preparazione un film su Marco D’Aviano, predicatore veneto e acerrimo nemico dei mori…
“Fini si è tradito, chiarisca o si dimetta” è il titolo di apertura de IL GIORNALE che dedica tre pagine alle dichiarazioni fuori onda del presidente della Camera. L’editoriale è a firma da Vittorio Macioce che sottolinea come «Fini è nudo. A questo punto non c’è altro da dire. Niente alibi. Niente sospetti». Macioce ripropone la cronaca dell’accaduto e sottolinea come ora sia urgente che Fini faccia chiarezza. Perchè l’impressione è che Fini stia «lì mezzo e mezzo, bagnandosi nell’ambiguità, come una quinta colonna, come un’ombra, come uno di cui non ci si può fidare». Insomma «tutto potrebbe essere letto con una sola chiave: l’opportunismo». Nelle tre pagine dedicate c’è un box “Il fuori onda” che riporta per filo e per segno il discorso intercorso tra Fini e il procuratore Nicola Trifuoggi e un articolo di Adalberto Signore “È un errore da principiante: la misura è colma, la porta è quella” in cui si analizza la posizione del Cavaliere. Secondo il giornalista Berlusconi «non può che dirsi sbigottito di fronte alle parole di Fini» e pretende che a fare chiarezza sia proprio l’ex leader di An. Anche perchè, rispetto alla politica del Pdl, «Fini va esattamente nella direzione opposta». Spazio anche per un attacco alle tesi di Repubblica che attestano la nascita di Forza Italia nel 1992/93 in concomitanza e sfruttando le stragi mafiose e al gongolamento di Di Pietro che si dice contento delle parole del presidente della Camera.
IL MANIFESTO dedica alla questione Fini l’editoriale in prima, firmato da Norma Rangeri, che collega le dichiarazioni di Fini al No B day di sabato dal titolo “Una bella giornata”. «L’infelice dichiarazione del vicesegretario del Pd (si riferisce al fatto che Enrico Letta ha detto che Berlusconi ha diritto a difendersi DAL processo, ndr) rivela la sostanza di una politica ormai scavalcata a sinistra dal presidente della Camera. (…) La situazione è così paradossale che nessuno si meraviglierebbe se il presidente della camera si mescolasse ai manifestanti (del No B Day del 5 dicembre, ndr), così come nessuno si stupirà di non trovarci Letta (Enrico). (…) Appollaiati sulle proprie sconfitte, i tutori del dialogo con Berlusconi rovesciano critiche asperrime: giustizialisti, moralisti, populisti. Sono feroci le accuse mosse dalla real-politik agli ingenui ragazzi di Facebook, così sprovveduti da non accorgersi di essere finiti nella rete di uno sterile antiberlusconismo, portatori d’acqua al mulino dell’estremismo e di Di Pietro, dunque, del Cavaliere. Se tanta diffidenza verso questa strana piazza avesse prodotto, nella stagione che viviamo da un ventennio qualche apprezzabile risultato, se ne potrebbe anche discutere. Ma avendo assistito a un’escalation nello sfarinamento della sinistra e avendo all’orizzonte una repubblica presidenziale a reti unificate, certe lezioni fanno male a chi le replica. Non cedere all’impotenza di una democrazia inagibile e prendersi la piazza, seppure non ci libererà di Berlusconi, ci regalerà una bella giornata».
«Non è ancora giunto il momento della resa dei conti», scrive il SOLE24ORE a proposito delle dichiarazioni fuori onda di Fini, ma tale “incidente” «ha di fatto aperto una crisi irreversibile tra i due co-fondatori del Pdl». Non basta: «Si è imboccata una strada forse senza ritorno», continua il SOLE, e il comunicato diramato ieri dal vertice del partito «una sorta di ultimatum che Berlusconi avrebbe voluto ancora più tranchant».
ll pezzo di ITALIA OGGI, “Fini, fuorionda sismico sul Pdl” passa dalla cronaca della conversazione tra Fini e Nicola Trifuoggi a una carrellata di commenti vari e contraddittori degli esponenti del Pdl: da una parte i «pompieri del Pdl» che buttano acqua sul fuoco come Italo Bocchino «oltre a dire cose già note, il presidente della Camera ha affermato che le dichiarazioni di Spatuzza vanno riscontrate con grande attenzione e che Berlusconi ha il consenso» e quelle di Benedetto Della Vedova «chi attacca Fini non ha a cuore i destini del governo e il futuro del partito»; dall’altra le voci di quelli sul piede di guerra, vedi il sottosegretario del ministero dell’economia Nicola Cosentino «Vassallo e Spatuzza, noti criminali che tengono in mano i destini della Campania e dell’Italia»; e le voci neutre come quella di Daniele Capezzone che si è rifiutato, secondo ITALIA OGGI, di commentare un fuori onda ma ha invitato «il presidente della camera a spiegare il senso della sue parole». Nessun commento da parte degli esponenti del Pd.
“Fuorionda inguiaia Fini. Pdl furioso”, così titola AVVENIRE a proposito della cassetta con i fuori onda di Fini inviati a Repubblica «con poco scrupolo istituzionale» dagli organizzatori del convegno di Pescara su mafia e legalità. Le polemiche nel Pdl sono «durissime e ultimative” anche se Berlusconi «nel giro di una manciata di ore» cambia strategia e non chiede più un «atto politico» nei confronti di Fini, dal momento che «c’è una legislatura da completare e una riforma della giustizia che non può, non deve essere rinviata».
“Fini-Berlusconi, scontro finale”. «Fa trapelare aplomb il presidente della camera, ma questo primo dicembre non è una giornata come tutte le altre, segna lo strappo più profondo, forse definitivo nei suoi rapporti con Silvio Berlusconi» scrive LA STAMPA, con l’apertura dell’edizione di oggi dedicata alla registrazione della conversazione di Gianfranco Fini, alla rottura nel Pdl e alle nuove rivelazioni sulle stragi di mafia del ’92. “L’ira di Silvio: basta, se ne deve andare”, “Gasparri: certe cose non si devono neanche pensare”, “Il Grande Freddo iniziò sulle stragi” sono alcuni dei titoli di oggi. Oltre alla cronaca, LA STAMPA pubblica un articolo da Palermo sulle ultime rivelazioni di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco Vito, interrogato ieri per tre ore a Caltanisetta. «Un fiume di denaro dalla Sicilia a Milano per finanziare la Edilnord che costruì Milano 2» scrive LA STAMPA, un fiume di denaro che secondo Massimo Ciancimino arrivava dalle casse di due costruttori mafiosi: Antonino Buscemi, morto in carcere mentre stava scontando una condanna, e Franco Bonura, condannato nel 2008 a venti anni». Sarebbero stati loro, secondo il figlio del sindaco di Palermo, a fare grossi investimenti nella Edilnord tra gli anni 70 e 80. «Posso solo dire che sono a completa disposizione dei magistrati» ha detto all’uscita dall’interrogatorio Ciancimino, «e che ci saranno nuovi interrogatori». Tra i molti misteri c’è ancora da chiarire la storia dell’assegno di cui Massimo Ciancimino parla al telefono in una telefonata intercettata nel 2004, con la sorella che stava andando a un raduno di Forza Italia. «Digli che abbiamo un assegno suo, se lo rivuole indietro» dice Massimo. E lei, ridendo: «Chi, il Berlusconi?». «Sì ce l’abbiamo ancora nella vecchia carpetta di papà». Lei, incredula: «Ma che dici… Del Berlusca?». E lui: «Sì, di 35 milioni , se si po’ glielo diamo».
E inoltre sui giornali di oggi:
AFGHANISTAN
CORRIERE DELLA SERA – “Subito rinforzi in Afghanistan, ritiro nel 2011”. A dirlo è il presidente americano Barack Obama: «L’inizio del trasferimento delle truppe Usa fuori dall’Afghanistan comincerà nel luglio del 2011. Lo ha detto il presidente americano Barack Obama nel discorso a West Point confermando l’invio di 30 mila nuovi militari nel territorio afghano. «I rinforzi americani e internazionali ci permetteranno di accelerare il trasferimento delle responsabilità alle forze afghane e di cominciare il trasferimento delle nostre forze fuori dall’Afghanistan nel luglio 2011» ha precisato Obama».
RU486
AVVENIRE – Oggi il Cda dell’Aifa si riunisce per rivedere la sua delibera sull’autorizzazione della pillola abortiva, alla luce del parere espresso dal ministro Sacconi che la dichiara legittima solo in regime di ricovero ordinario fino alla avvenuta espulsione del feto. AVVENIRE raccoglie tre testimonianze negative di donne che hanno abortito con la Ru486: la storia di apertura è quella di Anna, 24 anni, studentessa calabrese in Erasmus a Barcellona, che ha abortito là, con la RU486, tornando nel suo appartamento subito dopo l’assunzione del farmaco: «ho avuto un’emorragia inarrestabile, pensavo di morire, caddi in uno stato di incoscienza e mi svegliai dopo alcune ore in un bagno di sangue».
5 PER MILLE
SOLE24ORE – Bocciato il 5 per mille (di nuovo). Rientrato in un emendamento del governo, è caduto insieme ad altri provvedimenti: dei 14 emendamenti presentati dall’esecutivo alla Finanziaria, infatti 6 sono risultati inammissibili (in due casi parzialmente), 6 congelati in attesa di relazione tecnica, e solo 2 hanno superato il vaglio di ammissibilità della commissione Bilancio della Camera. Tra le bocciature di peso, la ripartizione dei fondi dello scudo fiscale che conteneva appunto il 5 per mille. Le proposte di modifica saranno valutate oggi alle 13.
DISABILI
AVVENIRE – Nuovo allarme in Lazio da parte dei centri di riabilitazione che seguono disabili associati a Aris, Foai e Don Gnocchi. Visto che la regione Lazio non paga e non mantiene le promesse concordate a maggio, al 1 gennaio 2010 scatterà la riduzione di posti, con la dimissione di 1200 persone con disabilità e il licenziamento di 1300 operatori.
DISOCCUPATI
LA REPUBBLICA – Sono oltre due milioni i disoccupati (si è tornati al livello del 2004). Il dato lo fornisce l’Istat che segnala anche il forte aumento della disoccupazione tra i giovani (balzata al 26,9%). Sacconi e Scajola tentano di commentarli positivamente (il dato è inferiore alla media europea), ma l’opposizione e i sindacati reagiscono. Situazione molto preoccupante insomma tanto più che cresce il numero degli sfiduciati che ormai il lavoro nemmeno lo cercano più. complessivamente lavora solo il 57,6% mentre la media europea è oltre il 65%.
LA STAMPA – “Allarme Istat. I disoccupati sono 2 milioni”. In dodici mesi si sono persi 284 mila posti. E’ la prima volta che l’Istat, su impulso del nuovo presidente Enrico Giovannini, fornisce stime mensili dell’occupazione, rilevata finora solo con indagini trimestrali. L’indagine completa sul terzo trimestre 2009 arriverà il 17 dicembre. I più colpiti sono i giovani: molti contratti a termine non sono rinnovati. Il tasso di disoccupazione è dell’8%. Il ministro del Welfare Sacconi dice che «è inferiore al dato medio dell’Unione europea» “grazie” alle leggi che hanno reso più flessibile il mercato del lavoro e agli «ammortizzatori sociali». «Speriamo che il governo smetta di dire che le cose vanno bene» ribatte il segretario Pd Bersani «i dati Istat confermano quello che gli italiani sanno bene, che la crisi picchia duro e colpisce i lavoratori, i giovani precari, le imprese specie quelle piccole».
EXPO
ITALIA OGGI– Ieri è stato presentato un progetto, Le Cascine Pubbliche e l’Expo 2015, per i 59 edifici agricoli di proprietà del comune di Milano da ristrutturare con i privati per ospitare servizi e ostelli. Il progetto, si legge nell’articolo, “Expo, circuito delle nuove cascine” prevede la riqualificazione complessiva delle 59 cascine sull’area meneghina distribuite a raggera fra territorio urbano e agricolo. «Con l’architetto Stefano Boeri» ha detto Letizia Moratti ieri alla Triennale di Milano «abbiamo mappato le cascine, molte sono agricole o vivono di progetti sociali, 18 di esse sono in stato di abbandono e quindi necessitano di essere recuperate e valorizzate». Sarà un sistema di luoghi dedicati all’agricoltura, all’alimentazione, all’abitare e alla cura del territorio. Per Boeri «l’idea è quella di ripensare le cascine in rete con quella che si trasforma».
MONDADORI
IL GIORNALE – Luca Fazzo racconta il primo match tra Fininvest e Cir per i famosi 750 milioni. “Mondadori, congelati i 750 milioni. E De Benedetti resta a mani vuote” è il titolo che però non rende l’idea di cosa è successo. Infatti tutto si è concluso con un accordo su una proposta di Fininvest: «Ieri in apertura d’udienza, il professor Vaccarella, legale Fininvest, estrae dal cilindro la proposta a sorpresa “per evitare spargimenti di sangue, se la Cir rinuncia a riscuotere immediatamente il risarcimento, noi prestiamo una fideiussione a prima vista per l’intero importo”». Cir valutati pro e contro ha accettato la proposta anche viste le assicurazioni di Luigi de Ruggiero, presidente della seconda corte d’appello che ha assicurato la chiusura del procedimento d’appello entro novembre 2010. Ma cos’è una fideiussione a prima vista? «Vuol dire che se la Corte d’appello confermerà la sentenza di Mesiano, il giorno stesso de Benedetti potrà presentarsi in banca a intascare la somma». Non è proprio una soluzione indolore e rassicurante insomma.
COPPIE DI FATTO
AVVENIRE – L’arcivescovo Carlo Caffarra va all’attacco del progetto di legge regionale dell’Emilia Romagna, già approvato dalla Giunta, che prevede che l’accesso ai servizi sia regolato parimenti per famiglie, singoli e coppie di fatto, togliendo il favor familiae. Caffarra ha scritto ad Errani che «chi non riconosce la soggettività incomparabile del matrimonio e della famiglia ha già insediato il patto di cittadinanza nelle sue clausole fondamentali». Chiude la lettera così: «Dio vi giudicherà se date a Cesare ciò che è di Dio».
MINARETI
CORRIERE DELLA SERA – «Un voto democratico, ma chiaramente discriminatorio», così l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Navi Pillaym ha commentato il referendum che in Svizzera ha vietato la costruzione di nuovi minareti.
CAMPANILI
LA REPUBBLICA – “Campanili all’asta” è l’approfondimento di R2 dedicato ai beni che la Chiesa vorrebbe vendere. Luoghi di culto abbandonati per mancanza di fedeli, strutture chiuse da tempo e ormai in rovina. L’arcivescovo Ravasi ha deciso di fare un catasto delle chiese in vendita in tutto il paese. Ed eventualmente di vendere o demolire le strutture tropo onerose per le diocesi locali. Il patrimonio si aggira sulle 100mila chiese, 25mila le parrocchie attive. Una chiesa sconsacrata di 170 metri quadri può valere 780mila euro.
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