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Fine vita, l’apertura della Cei

Il cardinale Bagnasco apre all'approvazione di una legge sul testamento biologico

di Franco Bomprezzi

L’intervento del cardinale Bagnasco, portavoce della Cei, tocca temi di grande rilevanza e attualità: povertà, immigrazione, scuola ma soprattutto testamento biologico, con una cauta ma precisa apertura all’eventualità che il Parlamento vari una legge condivisa. Ecco come questa notizia trova spazio sui giornali di oggi

 


Avvenire pubblica integralmente il discorso di Bagnasco. Sui temi più di attualità, Bagnasco si sofferma su famiglia (“concentrarsi sulle fasce più deboli, e sulle famiglie monoreddito che stanno reagendo come possono all’ondata di aumenti dei prezzi che nel frattempo non cessano di lievitare”), sul federalismo e sul fine vita (“Si è imposta una riflessione nuova da parte del parlamento, sollecitato a varare una legge sul fine vita. Alimentazione e idratazione sono trattamenti di sostegno vitali qualitativamente diversi dalle terapie sanitarie. Non vengano in alcun modo legittimate forme mascherate di eutanasia”).


La Repubblica a pagina 9  dà conto del discorso del cardinale Bagnasco. L’Italia non scivoli in una deriva razzista, in una «regressione culturale». Fra le priorità indicate dalla Cei, il fronte famiglia e povertà: è urgente concentrarsi «sulle fasce più deboli e le famiglie monoreddito» (introducendo il quoziente familiare). Marco Politi dà conto dell’abbandono dell’opposizione Cei a una legge sul testamento biologico: «varare, si spera col concorso più ampio, una legge sul fine vita riconoscendo valore legale a dichiarazioni inequivocabili, rese in forma certa ed esplicita». La valutazione dovrebbe comunque essere riservata al medico, non dovrebbero esserci interventi su idratazione e alimentazione. «Più che un paese da incubo l’Italia è un paese che conosce gli spasmi di un travaglio incompiuto. Ma non senza punti di forza».


Il Corriere della Sera dedica all’argomento il fondo di prima pagina a firma di Massimo Franco. I vescovi spingono affinchè il Parlamento faccia una legge sul fine vita che dia spazio al testamento biologico senza favorire «forme mascherate di eutanasia». «Alcune decisioni della magistratura, è la tesi del presidente della Cei – scrive Franco – avrebbero “inopinatamente aperto la strada all’interruzione legalizzata del nutrimento vitale». «L’impressione è che i vescovi confidino in una legge approvata a grande maggioranza: anche da quei cattolici che sono stati eletti nel centrosinistra». Continua Franco: «I giudizi della Cei sul governo sono in chiaroscuro. Si dà atto al centrodestra di aver fatto qualcosa in materia di riforme: scuola, federalismo fiscale, giustizia…Ma si tratta di riconoscimenti espressi con cautela. Proprio in materia di famiglia le richieste al governo rimangono incalzanti, esigenti, critiche». Anche su altri due temi decisivi come l’immigrazione e la lotta alle povertà. In definitiva «affiora l’immagine di un’Italia non bella, ma che la Cei si rifiuta di considerare «da incubo». Il faccia a faccia è a pag 9. Da una parte il teologo Elio Sgreccia: «Chi è in stato vegetativo vive, un fatto che nessuno può cambiare» e quindi dal cardinale niente svolte, esclusi solo gli accanimenti terapeutici. Dall’altra lo scienziato Ignazio Marino: «le legge tuteli la libera scelta del cittadino» e quindi lo stato non dovrebbe mettere troppi paletti nell’imporre l’alimentazione.

“Malati terminali, aria nuova in chiesa”. Così La Stampa di oggi titola in prima pagina sulle aperture a una legge sul testamento biologico del presidente dei vescovi italiani Angelo Bagnasco. Durante la sua prolusione di ieri al Consiglio permanente della Cei il cardinale Bagnasco ha affermato che dopo il caso Eluana «si è imposta una riflessione nuova da parte del Parlamento nazionale, sollecitato a varare, si spera con il concorso più ampio, una legge sul fine vita». Tra le indicazioni viene richiesto che venga escluso dal provvedimento l’interruzione di idratazione e alimentazione. Secondo Bagnasco si tratta di «una salvaguardia indispensabile se non si vuole aprire il varco a esisti agghiaccianti anche per altri gruppi di malati non in grado di esprimere deliberatamente per sè stessi». La pagina de La Stampa comprende due interviste, alla deputata radicale Maria Antonietta Coscioni e al deputato del Pdl Carlo Giovanardi. Secondo la prima i paletti posti dal cardinale sono troppo alti: «la Cei cancella dalla dichiarazione anticipata di trattamento l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione, consente al medico di agire contro la volontà del paziente e nega la nomina di un fiduciario al di sopra delle parti che vigili sul rispetto delle intenzioni della persona». Giovanardi dice: «Faremo come con la legge 40 sulla fecondazione assistita». E afferma che in parlamento «il Pdl non lascerà stravolgere la posizione di Bagnasco». E quindi «Vigileremo sul no all’eutanasia, sul’accanimento terapeutico, su sì all’alimentazione».


Sul manifesto non c’è traccia dell’intervento del cardinal Bagnasco su una legge per il fine vita. In compenso nella pagina dedicata alla scuola e alle mobilitazioni anti riforma (pag 4) si sottolinea in un box l’intervento a favore della riforma Gelmini durante il discorso di apertura dei lavori del consiglio permanente della Cei, che si chiude con il commento «Di scegliere, cioè, le scuole cattoliche».

Il Sole 24 Ore mette l’accento sul richiamo che Bagnasco ha fatto al governo sulla povertà in aumento: «Occorre tendere a una maggiore equità sociale», riporta il Sole dall’intervento di Bagnasco, «sia verticali, tra redditi diversi, sia orizzontale, le famiglie con lo steso reddito ma con più figli devono pagare di meno». Ed ecco quindi un richiamo al quoziente familiare come primo intervento strutturale. E poi il discorso sugli immigrati e la preoccupazione per la «contrapposizione anche violenta» tra italiani e stranieri.


Il Giornale a pag. 15:  “Bagnasco contro il pessimismo «Non è un Paese da incubo»”. Per il presidente della Cei  «sull’immigrazione  ci sono segnali da non sottovalutare, ma non c’è regressione culturale».


E inoltre sui quotidiani di oggi:

Alitalia
Il manifesto – Apertura con foto di lavoratori (hostess, stewart e piloti) e il titolo “Le ali a chi lavora”, al tema è dedicata anche la vignetta di Vauro dal titolo “compagnia di bandiera” con un pilota che guardando un’asta con piccoli brandelli di bandiera dice: «c’è rimasta solo l’asta!». Titolo del servizio firmato da Francesco Piccioni è «La compriamo noi» dedicato a piloti e assistenti di volo che rispondo per primi al bando del commissario Fantozzi. Il commento di Valentino Parlato è intitolato “Il «pubblico» che fa scandalo”, il riferimento è ai salvataggi di Beneduce e dell’Iri citati dallo stesso manifesto e dal Sole 24ore in un’intervista a Guido Rossi, riferimenti che hanno “suscitato un po’ di scandalo a la Repubblica”, per cui Parlato osserva «Visto che gli Stati Uniti, il principale paese capitalistico di questo nostro mondo, hanno scelto la formula dell’Iri per salvare un po’ di banche, perché in Italia dovrebbe essere scandaloso avanzare l’ipotesi di una possibile irizzazione dell’Alitalia. Vale ricordare che senza i salvataggi dell’Iri l’economia italiana non avrebbe avuto lo sviluppo che ha avuto negli anni del dopoguerra, quando ci fu più stato che mercato. Aspettare una risposta forse è inutile, perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire (…). Ma mai come oggi bisogna affrontare il problema dell’intervento pubblico”. Sempre sull’Alitalia il commento in prima pagina di Lori Campetti dal titolo “compagni di merende” che scrive: «I compagni di merenda hanno un obiettivo chiaro colpire a morte la Cgil, causa di tutti ma li. L’arma è, per ora, l’Alitalia e i suoi 18.500 ostaggi, usati come proiettili da spedire contro Guglielmo Epifani e il suo quartier generale».
Il Giornale – Pubblica in copertina due volte la stessa foto!! Si tratta della hostess  che a pugni chiusi gioisce. Per cosa? Mah. La prima pubblicazione era avvenuta in occasione del fallimento dell’accordo Cai e sindacati.  Ora la hostess a dire dalla didascalia rappresenta la precaria da 2500 euro al mese. A pag. 3 infatti Paolo Bracalini  risponde con  storie di lavoratori a 650 euro mese all’ intervista del Corriere della sera alla hostess Maruska: 2500 euro mese per 3 ore di lavoro al dì.


Sanità
La Repubblica – A pagina 17: «Errori medici, la guerra dei pazienti”: dal 1996 le denunce dei pazienti sono cresciute dl 66% (nel 2006 28mila richieste di danni; risarcito un malato su tre). Questo non vuol dire semplicemente malasanità: è aumentata la consapevolezza dei pazienti e quindi la conflittualità. Di spalla, sì del sottosegretario Fazio a una agenzia che valuti ospedali e chirurghi.


Latte cinese
Il manifesto – Ampio spazio allo scandalo del latte cinese (pagg 2-3): si può leggere «Il 2008 alla faccia dell’armonia, andrà in archivio come l’anno dei disastri e dei disordini, nel trentesimo compleanno delle «riforme»: non solo neve e terremoto, proteste in Tibet e attentati i Xinjiang. Secondo le fonti riportate dal Guardia ci sarebbero state almeno 90mila proteste nel corso dell’anno. La causa della maggior parte dei casi sarebbe la corruzione dell’apparato dirigente del partito».
Corriere della Sera – 53 mila intossicati. “Lo scandalo nascosto dei giochi” titola il Corriere a pag 22. Il dossier che accusava le 22 aziende finite poi sotto inchiesta erano fermo sul tavolo del sindaco di Shijazhuang, ora in cella dallo scorso 2 agosto, ma le autorità sono state attivate solo il 4 settembre.


Ultras
La Repubblica – Nello sport la cronaca surreale dei 15 minuti di processo a uno dei 2 ultrà arrestati, beccato con in mano una «torcia esplosiva». Poca cosa per l’incensurato di San Giorgio a Cremano, il cui avvocato ha detto: «Mi scusi, signor giudice, in fondo il mio cliente che ha fatto?». Ha solo contribuito a una giornata di fuoco e a 500mila euro di danni. Se la cava con 4 mesi e 10 giorni, 800 euro di multa. Con la condizionale perché incensurato. Dunque non va in carcere. Adesso tocca al suo compagno. Che ha precedenti penali, ha già avuto Daspo di 3 anni, che è stato arrestato con un coltello a serramanico in mano e una bomba carta nell’altra, e che ha lo stesso difensore…

Razzismo
La Repubblica – Bell’articolo di Stefano Rodotà, “L’incubatrice del razzismo”: partendo dall’uso del linguaggi (che «anticipa, accompagna, spiega»), Rodotà: la Lega ha sì in mano il territorio che sa governare ma dall’altra parte diffonde un messaggio chiaro: che l’altro vada via, vada altrove (che sia rom, immigrato, omosessuale…). «Riprendendo (inconsapevolmente?) i paradigmi terribili del razzismo». Nel frattempo «nulla si fa per arrestare il degrado civile, l’involversi generale del linguaggio che rivela l’abbandono di criteri fondativi della democrazia, l’eguaglianza e il rispetto della dignità delle persone in primo luogo».
Castelvolturno
Il manifesto – Interessante reportage: “il ghetto” dove si racconta “come si sopravvive lungo la statale Domizia”. Adriana Pollice fa un viaggio tra centro storico e periferia, ascoltando il responsabile Cgil immigrazione e un padre comboniano, ci sono appartamenti di due stanze, cucina e bagno con 53 persone dentro, ora i padroni di casa cercano di cacciare via gli immigrati perché temono il sequestro degli appartamenti, ma gli immigrati anche se denunciano abusi e violenze non vengono ascoltati “«(…) Raccontano che spesso i commissari di zona si rifiutano di raccogliere le loro denunce». Come accaduto ad Angel una donna sola con la sua bambina, picchiata a sangue dal proprietario e allontanata dalla polizia nonostante avesse gli abiti ancora sporchi di sangue”. I circa 7mila africani che vivono intorno a Castelvolturno lavorano nei campi o fanno le domestiche, e tutti pagano il pizzo, commenta il rappresentante Cgil «difficile che non paghino anche loro»”. Gli unici fuori dall’anonimato del lavoro sottoproletario sono i rapper ghanesi molto richiesti dalle discoteche frequentate dai militari Nato.

Il Giornale – pag. 23: uno dei killer era agli arresti domiciliari. Pezzo di cronaca , un dato: a castelvolturno i clandestini sono 23mila , poco meno della popolazione residente.

Disabili
Avvenire – Pag. 14: Si terrà a Firenze il 14 ottobre l’undicesima sessione del Tribunale dei diritti dei disabili, promosso da Anffas Onlus e dalla Nazionale Italiana magistrati: un dibattimento affronta casi reali nei quali sono stati gravemente violati i diritti delle persone con disabilità, con una pronuncia giuridica dei magistrati.


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