Azionariato critico

Fincantieri e quella scelta di investire (sempre più) sul militare

Fondazione Finanza etica interviene all’assemblea del gigante della cantieristica come azionista critico. Sotto osservazione i piani di espansione del comparto militare e il subappalto dei lavori nei cantieri navali

di Alessio Nisi

Per il secondo anno consecutivo Fondazione Finanza etica (gruppo Banca etica) si presenta come azionista critico all’assemblea di Fincantieri, con il sostegno di Rete italiana pace e disarmo. Il gigante italiano del settore navale, controllato con il 71,32% da Cassa depositi e prestiti, ha deciso di svolgere l’assemblea in presenza. 

Troppe quotate a porte chiuse

«È un caso raro tra le società quotate italiane», spiega Simone Siliani, direttore di Fondazione Finanza etica. «La maggior parte delle imprese ha infatti deciso di avvalersi della possibilità, prevista dal governo, di svolgere l’assemblea a porte chiuse. Un retaggio dell’era Covid, che ora è stato reso permanente dal Decreto capitali». Nel corso del suo intervento in assemblea, Fondazione Finanza etica, che possiede 100 azioni, per un totale di circa 76 euro, farà domande in particolare sui piani di sviluppo del comparto militare e sulle condizioni di lavoro nei cantieri navali italiani. 

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Cresce il fatturato militare

Secondo i dati “Sipri top 100”, riferiti all’industria militare mondiale, negli ultimi anni Fincantieri ha visto una crescita costante nella percentuale militare di fatturato, che sarebbe salita fino al 36% nel 2022 dopo essere scesa sotto il 30% fino al 2018.  «Il piano industriale prevede un ulteriore aumento tra il 25% e il 35% del fatturato da navi militari entro il 2025», spiega sempre Siliani. «Vogliamo capire le ragioni di una tale strategia, visto che si tratta di un settore industriale molto volatile, esposto a rischi di corruzione e con impatti generalmente più ridotti sull’occupazione rispetto a quello civile». 

Il processo sullo sfruttamento nei cantieri navali

Fondazione Finanza etica richiamerà l’attenzione anche sul procedimento penale attualmente in corso a Venezia, per fatti commessi tra il 2015 e il 2019. Le indagini hanno fatto emergere l’esistenza di un sistema di sfruttamento della manodopera all’interno dei cantieri navali veneziani. Molti lavoratori sarebbero stati retribuiti con paghe irregolari e spesso privati dei più elementari diritti sanciti dai contratti collettivi. Alcuni dipendenti ed ex-dipendenti di Fincantieri sono stati rinviati a giudizio.

Fare chiarezza. «Vogliamo avere più informazioni sul procedimento in corso», continua Siliani. «Vorremmo capire, poi, se l’impresa stia facendo tutto il possibile per evitare che casi del genere si ripetano: se e quali strumenti stia adottando per monitorare le ore di effettiva presenza in cantiere dei lavoratori degli appalti in relazione a quanto vengono effettivamente pagati. Oppure se, prima di assegnare un appalto, siano adottate procedure per verificare la reale capacità di realizzare le opere da parte delle ditte concorrenti».

Dialogo ai minimi

Finora il dialogo di Fondazione finanza etica con Fincantieri è stato poco soddisfacente. Nel 2023, quando l’assemblea si era svolta a porte chiuse, la società aveva risposto in modo vago a buona parte delle domande, che erano state inviate in forma scritta. Con l’assemblea in presenza Fondazione si augura quest’anno uno scambio più proficuo. 

In apertura, nella foto di Cristiano Laruffa/LaPresse, il varo della portaerei Cavour.

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