Salute

finanziate le terapie del dolore, non le cure palliative

Cinque Regioni avviano la rete assistenziale

di Redazione

Cento milioni di euro per la sperimentazione di una rete assistenziale per le cure palliative e la terapia del dolore. A leggerla così sembra una gran bella notizia e giustamente il sito del ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali le dà ampio rilievo. Peccato che, entrandoci dentro, si scopre che il progetto riguarderà solo uno dei due temi citati nel titolo, la terapia del dolore. Delle cure pallitive non c’è quasi traccia.
Che differenza fa? La terapia del dolore riguarda qualsiasi tipo di dolore cronico (per esempio lombare, articolare, cefalee) e l’anestesia di rianimazione, mentre le cure palliative riguardano in maniera specifica il dolore dei malati terminali, oncologici e non, assistiti in hospice o attraverso una rete domiciliare. Un tema, il secondo, su cui negli ultimi anni c’è stata grande attenzione, dimostrata anche dai 100 milioni di euro stanziati in Finanziaria 2007 e dai 150 della Finanziaria 2008 solo ed esclusivamente per la creazione della rete di cure palliative. 150 milioni di euro che non sono mai stati sbloccati e che ora ritroviamo qui, tagliati a 100 milioni e spalmati in teoria su due aree, in pratica dirottati solo sulla terapia del dolore. Soldi che, per lo più, non saranno impiegati nel funzionamento dei centri di terapia del dolore, ma per la formazione dei medici di base, visto che il nuovo modello sperimentale punta tutto (con linguaggio mutuato agli aeroporti) sugli “spoke”, ambulatori periferici di terapia antalgica con il compito di filtrare (e ridurre) l’accesso agli “hub”, i centri di riferimento territoriali. Per le palliative c’è solo un cenno, quando si parla dell’istituzione dell’Osservatorio sulle cure palliative e sulle terapie del dolore.
Naturale la delusione di chi opera nel settore. «Dirigo un dipartimento Anestesia, rianimazione, cure palliative e terapia del dolore, non ne faccio un discorso di lobby», precisa Furio Zucco, già presidente della Società italiana di cure palliative e autore dell’unica rilevazione statistica ufficiale degli hospice in Italia, «ma la scelta di unire le due aree crea molta confusione. Lo fa anche il ddl uscito di recente dalla commissione Affari sociali della Camera. La mia impressione è che si stia facendo un uso strumentale delle cure palliative, per cui c’erano delle risorse straordinarie, per portare soldi alle rianimazioni».
Vero è che l’interesse sul tema sembra essersi raffreddato. Con il ministro Turco una commissione ad hoc aveva redatto il nuovo piano operativo per le cure palliative, perso nel nulla al cambio di governo. C’è un nuovo gruppo di lavoro, che però non compare sul sito del ministero, nell’elenco delle commissioni. Alla vigilia dell’VIII Giornata nazionale del Sollievo, che si celebra il 31 maggio, in Italia abbiamo 0,31 posti letto in hospice per 10mila abitanti: appena la metà di quel che servirebbe, 0,60 posti. Nel 2006 le Regioni promisero che entro il 2008 avrebbero portato a 206 gli hospice attivi in Italia: siamo a 154, una cinquantina in più rispetto a due anni fa. E per Zucco, che sta lavorando alla seconda rilevazione nazionale degli hospice, solo il 65/70% dei fondi stanziati dieci anni fa dalla legge 39/99 sono stati utilizzati. Il timore è che ora, quei soldi, tornino allo Stato, per altri usi.


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