Formazione
Finanziaria. Passerà la “tassa del cuore?”
La propone l'onorevole di An Michele Bonatesta che propone di destinare il 10% delle entrate derivanti da giochi di Stato, Totocalcio ed Enalotto a "iniziative di solidarietà"
Le “strane tasse” continuano a fiorire. La finanziaria 2003, come d’altra parte spesso accade alla presentazione delle manovre economiche, abbonda di provvedimenti e richieste singolari. Quest’anno se ne era già parlato con la “porno-tax”, poi con la “tassa sul fumo”, infine con quella sui videogiochi. Ora è il momento della “tassa del cuore”. Non il cuore inteso come organo vitale, ma più romanticamente come “sede dei buoni sentimenti”. Per ogni vincita derivante dai giochi di Stato, dalla schedina del Totocalcio al Superenalotto, alle scommesse sulle partite di calcio, potrebbe venir detratta una quota, una percentuale del 10%, che lo Stato destinerà poi a fini di pubblica utilità. Così tutti gli italiani, o meglio tutti gli italiani fortunati, saranno costretti da una legge a diventare generosi e solidali. Anche i più individualisti, anche quelli che avrebbero preferito – e pensavano fosse un proprio diritto – sperperare tutto tra macchine di grossa cilidrata e ville con giardino. A proporre questo intervento è, con un emendamento alla finanziaria, Michele Bonatesta, membro della direzione nazionale di An. Sotto il mirino del “fisco solidale” andrebbero a finire “i singoli vincitori da giochi di abilità – spiega il promotore – concorsi a pronostico o altre manifestazioni di sorte, destinandone i proventi per il 50% al Fondo sanitario nazionale per favorire la ricerca e la sperimentazione, e per l’altro 50% ad interventi a favore dei disabili, delle pensioni sociali e delle pensioni di guerra e a sostegno della famiglia”.
“Per i vincitori si tratterebbe non già dell’ennesima tassa da versare allo Stato ai danni delle proprie tasche – continua Bonatesta spiegando il principio della propria proposta – ma della rinuncia a una piccola parte di un’entrata del tutto fortuita, imprevista e imprevedibile, sulla quale non si era fatto affidamento. Essi, in sostanza, prendendo atto di essere stati più fortunati degli altri, si sdebiterebbero con la dea bendata contribuendo ad una causa che torni utile anche agli altri. E in questo caso – continua l’esponente di Alleanza nazionale – destinando i proventi della tassa alla ricerca non solo universitaria e alla sperimentazione in campo medico, nonché a interventi a favore dei disabili, dei pensionati al minimo e della famiglia si riuscirebbe nell’intento di dare ossigeno a settori di importanza nevralgica e fondamentale, nel nostro Paese trascurati anche e soprattutto per la scarsità dei mezzi finanziari a disposizione, e si tutelerebbero le fasce sociali più deboli, puntellando il Welfare State. Se non si approverà l’emendamento – conclude Bonatesta – sarà difficile poi lamentarsi per la mancanza di soldi”.
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