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Finanziaria: lo zero x mille
Il Terzo settore protesta per l'assenza della norma in Finanziaria. La maggioranza rinosce l'errore e si interroga sul dal farsi. Anteprima dal settimanale in edicola
di Redazione
Servizio di Stefano Arduini e Ettore Colombo
Poteva essere una rivoluzione, è stato uno scherzo. È questa la cartolina che la Finanziaria consegna al non profit italiano. Oggetto: l?abolizione del 5 per mille. Un provvedimento introdotto dalla legge di Bilancio 2006 (l?ultima firmata da Giulio Tremonti), che con la scorsa dichiarazione dei redditi ha consentito al contribuente di destinare quella specifica quota dell?Irpef a una realtà del terzo settore, della ricerca scientifica e università, della ricerca sanitaria o ad attività sociali dei Comuni.
Il colpo di spugna, oltre a gettare alle ortiche la prima traccia reale di democrazia fiscale comparsa nel nostro Paese, sconfessa le indicazioni dell?Agenzia per le onlus, ente che riferisce direttamente alla Presidenza del Consiglio, che nella recente presentazione del Libro Bianco aveva caldeggiato la riorganizzazione delle agevolazioni fiscali per queste realtà in modo che potessero contare su una maggiore solidità finanziaria. Tra i Paesi a più elevato finanziamento privato in Italia, ha ricordato l?agenzia, si registra il minore rapporto fra entrate e donazioni (il 3,3% del totale delle entrate) contro la media di nazioni come la Gran Bretagna (10%), gli Usa (13%) e la Spagna (quasi il 20%).
Fra i primi a reagire alla spallata è stata l?Assif – Associazione italiana fundraiser che in un comunicato al vetriolo sottolinea la «gravità di un documento che andrebbe a disincentivare pesantemente le donazioni e i lasciti testamentari, una forma di liberalità che negli ultimi 20 anni ha registrato un incoraggiante trend di crescita a sostegno al non profit».
Quello che sorprende, però, è l?assoluta mancanza di orizzonte che accompagna l?abolizione del 5 per mille. Michele Candotti, segretario generale del WWF, parla di «paradosso di uno Stato che dopo aver accolto quel provvedimento come primo passo per avvicinarsi al resto del Continente, fa marcia indietro per ragioni – sarebbe opportuno lo chiarissero – o ideologiche oppure di mero, e sbagliato, calcolo di cassa». Per ora, infatti, i numeri sulla raccolta del 5 per mille rimangono top secret. Nella relazione tecnica presentata al Senato un anno fa si calcolava una maggiore spesa per l?Erario di circa 270 milioni di euro. Un?impostazione che per Candotti non sta in piedi «in un momento in cui con una Finanziaria così stretta al nostro settore è richiesto un impegno sempre maggiore sul versante del welfare». Un chiodo, quello culturale, su cui batte anche Niccolò Contucci, responsabile della raccolta fondi di Telethon, che ad alta voce chiede il ripristino del 5 per mille: «Altrimenti, significherebbe delegittimare il terzo settore e allontanare la società civile dall?economia sociale».
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