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Finanziaria: Acri, no a prelievi su Fondazioni

«Gli emendamenti proposti sono un tentativo di esproprio dei patrimoni di persone giuridiche non profit e private»

di Gabriella Meroni

L’Acri, l’associazione delle Casse di risparmio italiane, ”stigmatizza” gli emendamenti alla Finanziaria che mirano ad introdurre, ”pur a fini solidaristici, prelievi forzosi a carico delle Fondazioni che intaccherebbero pesantemente i loro patrimoni”. In una nota l’associazione ricorda infatti che le Fondazioni sono soggetti non profit ”che perseguono scopi di utilita’ sociale”. Le loro donazioni vanno proprio ”a vantaggio di quelle categorie che con scelte dirigistiche i due emendamenti vorrebbero tutelare burocraticamente. Sorprende dunque – secondo l’Acri – che per un obiettivo di tipo solidaristico si vada a penalizzare proprio i principali soggetti filantropici presenti in Italia”. In secondo luogo le Casse di risparmio sottolineano che ”gli emendamenti proposti sono un tentativo di esproprio dei patrimoni di persone giuridiche non profit e private”, peraltro ”gia’ penalizzate sotto il profilo fiscale” perche’ ”soggette a un’aliquota Ires piena e sui redditi da partecipazione tassate esattamente come le imprese”. Inoltre, continua l’Acri, “gli emendamenti proposti sono un tentativo di esproprio dei patrimoni di persone giuridiche non profit e private, riconosciute tali una volta per tutte dalle sentenze 300 e 301 del 2003 della Corte Costituzionale. Disposizioni patrimoniali in tal senso determinerebbero una discriminazione delle Fondazioni violando il principio di uguaglianza sostanziale dei soggetti giuridici privati sancito dall’articolo 3 della Costituzione”. Infine le Fondazioni di origine bancaria sono gia’ “penalizzate sotto il profilo fiscale rispetto ad altri soggetti similari operanti in diversi paesi dell’Unione europea. Le Fondazioni, infatti, sono soggette a un’aliquota Ires piena e sui redditi da partecipazioni sono tassate esattamente come le imprese. Sui redditi derivanti dalle gestioni patrimoniali – si legge nella nota dell’Acri – e’ loro imposta una ritenuta del 12,50%, destinata ad arrivare al 20% in relazione agli aumenti previsti dal disegno di legge delega di riforma della tassazione delle rendite finanziarie”. Risulta, invece, che nei paesi in cui le organizzazioni filantropiche sono piu’ sviluppate, conclude l’Acri, “la detassazione dei dividendi e degli altri redditi da capitale, l’applicazione di aliquote ridotte per gli altri redditi eventualmente conseguiti, la detassazione dei proventi derivanti da attivita’ commerciale connessa ai fini istituzionali (quando questi sono di utilita’ sociale), oltre alla deduzione dall’imponibile tassabile di qualsiasi specie di donazione, rappresentano la norma”. Eventuali ulteriori oneri in capo alle Fondazioni avranno, conclude l’analisi dell’associazione gidata da Guzzetti, “come diretta conseguenza una riduzione delle erogazioni annuali, ponendosi tra l’altro: da un lato in pieno contrasto con il principio di sussidiarieta’ orizzontale sancito dall’art. 118 della Costituzione, che nella riforma in discussione in Parlamento prevede espressamente quale ausilio la leva fiscale; dall’altro allontanandoci ulteriormente dall’Unione europea”.


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