Formazione

Finanziaria 2005: cosa chiedono le ong italiane

Sul Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) 2005 ecco quali sono le richieste dell'Associazione ong Italiane

di Paolo Manzo

In occasione della predisposizione della legge Finanziaria per l?anno 2005, l?Associazione ONG Italiane, a nome delle 164 ONG che rappresenta, unisce la propria voce a quelle di forze politiche, di associazioni di categoria, di realtà della società civile e di esperti che da tempo si sono alzate per chiedere sostanziali correttivi per corrispondere ai reali bisogni del paese, in particolare delle fasce svantaggiate della popolazione, e contemporaneamente dimostrarsi all?altezza dei problemi che occorre affrontare a livello mondiale, con l?adozione di politiche nazionali coerenti e responsabili. Lo riaffermiamo oggi, quando le ferite aperte dagli intollerabili reiterati episodi terroristici e di violenza, il fallimento dell?uso delle armi per la risoluzione dei conflitti e la condivisa necessità di garantire un futuro di sviluppo e di prosperità per l?intera umanità, confermano come il vero strumento per costruire una convivenza pacifica e lottare contro il terrorismo sia la cooperazione internazionale e la promozione di uno sviluppo economico e sociale delle popolazioni che ancora vivono in condizioni di povertà e di negazione dei diritti umani fondamentali. Per questo vogliamo che il processo avviato per una europeizzazione della politica estera italiana venga accelerato nella direzione della costituzione di una Europa soggetto e promotrice di cultura e di politiche di pace, di integrazione e di giustizia. Le promesse sbandierate ancora negli scorsi mesi ed in ogni occasione da questo Governo e dallo stesso Presidente del Consiglio, si sono dimostrate degli slogan propagandistici privi di ogni fondamento e di qualunque attinenza con la realtà dei fatti. Gli impegni assunti dal nostro Paese negli ambiti internazionali ed ancora confermati nel corso dei recenti Summit mondiali, sono completamente disattesi. Gli stanziamenti per la cooperazione internazionale e gli aiuti ai Paesi poveri, nel 2004 ridotti ad un vergognoso 0,16% del PIL, devono essere decisamente incrementati con la Finanziaria 2005. Essere annoverato tra gli 8 grandi della terra impone anche l?assunzione delle responsabilità e di una condotta coerente con il ruolo internazionale occupato dal nostro Paese. I patti sottoscritti in sede di Consiglio dei Ministri della Unione Europea (Barcellona 2002) devono essere mantenuti. In tale sede, questo stesso Governo si era vincolato a tenere il passo degli altri Paesi della UE nell?incremento delle risorse devolute per l?Aiuto ai Paesi poveri, assumendo obiettivi vincolanti e tempi definiti al fine di contribuire all?innalzamento allo 0,39% della media europea delle risorse destinate alla cooperazione internazionale entro il 2006. Per il nostro Paese tutto ciò significa prevedere l?allocazione alla cooperazione internazionale di risorse pari almeno allo 0,27% del PIL per il 2005, tappa intermedia e minimale per proseguire nel raggiungimento dello 0,7% richiesto dalle Nazioni Unite per soddisfare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio fissati dalla Assemblea Generale ONU a fine 2000. La difficile congiuntura economica internazionale di questi anni, non può essere un alibi. Altri Paesi della UE in questa stessa situazione hanno significativamente incrementato le risorse per la cooperazione internazionale. La Spagna li raddoppia; la Francia è allo 0,34%; la Gran Bretagna si è data l?obiettivo dello 0,47% entro il 2007; i Paesi del Nord Europa (Olanda, Danimarca, Svezia, Lussemburgo) confermano quote superiori allo 0,7% raggiunte da diversi anni. Non stiamo difendendo interessi ne sostenendo rivendicazioni di categoria: le nostre richieste sono quelle dei miliardi di poveri del pianeta che chiedono giustizia, diritti e sviluppo come cittadini del mondo di pari dignità degli altri. Sono istanze condivise dalla maggioranza dei cittadini che hanno dimostrato di avere a cuore il destino dell?umanità e di essere consapevoli che da ciò dipende anche il nostro futuro. In particolare chiediamo: L?aumento delle risorse per la cooperazione internazionale allo 0,27% del PIL La percentuale del PIL destinato all?Aiuto Pubblico allo Sviluppo, oggi pari allo 0,16%, deve essere innalzata almeno allo 0,27% così da consentire il raggiungimento dell?obiettivo UE di raggiungere la media dello 0,39% entro il 2006. Questo traguardo, come confermato in sede ONU, deve costituire una concreta tappa verso il raggiungimento dello 0,7%, impegno già assunto e ratificato anche dal nostro Paese in tale sede e in vista del quale il nostro Governo, come già fatto dalla maggioranza dei Paesi OCSE, deve procedere alla calendarizzazione di tale obiettivo. La allocazione di risorse ?aggiuntive? e non frutto di operazioni di contabilizzazione di altre voci di bilancio Le precedenti leggi finanziarie prevedevano la contabilizzazione, in capo alle risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo, degli impegni assunti dall?Italia per la cancellazione del debito estero nei confronti dei Paesi in Via di Sviluppo. Questo è inaccettabile e non confacente agli impegni assunti dalla comunità internazionale che ha chiaramente riaffermato la necessità, per raggiungere l?obiettivo di dimezzare la povertà nel mondo entro il 2015, di raddoppiare con nuove risorse gli stanziamenti dei singoli stati per l?APS. La destinazione delle risorse dell?APS ad attività di sviluppo umano sostenibile I fondi per la cooperazione internazionale devono essere vincolati al sostegno di azioni volte alla promozione dello sviluppo integrale di tutti gli uomini e le donne del pianeta, e prioritariamente utilizzate per il sostegno e la tutela delle fasce maggiormente a rischio e svantaggiate. Di conseguenza, ogni azione finanziata con risorse della cooperazione internazionale, indipendentemente dal soggetto proponente, deve essere chiaramente riconducibile ad obiettivi e finalità volte a contribuire ad un autentico sviluppo umano sostenibile, come dichiarato dalle Nazioni Unite e previsto dalla stessa legge 49/87 al suo articolo primo. Si devono impedire qualunque subordinazione o strumentalizzazione della politica e delle attività di cooperazione allo sviluppo ad altre politiche e finalità. La destinazione di almeno il 6% del fondo per l?APS ad attività promosse dalle ONG Le Organizzazioni non governative hanno dimostrato, nel corso degli anni del loro impegno per la promozione di progetti ed iniziative svolte in partenariato con attori di sviluppo dei Sud del mondo, di promuovere una cooperazione realmente rivolta alla instaurazione delle condizioni per un autentico sviluppo sostenibile e vantaggioso per ogni uomo e ogni donna del pianeta. Questo protagonismo delle ONG a livello degli Stati Membri della UE, è riconosciuto anche mediante una allocazione del 6% (media tra gli Stati) dei fondi destinati all?intero Aiuto Pubblico allo Sviluppo, percentuale significativamente superiore a quella concessa dal Governo italiano oggi al di sotto del 1%. La definizione di vincoli e regole nell?utilizzo dei fondi, anche per i soggetti del settore privato IL crescente ricorso alla partnership con il settore privato, necessita di un sistema di vincoli e di regole fissate a priori, e di un meccanismo affidabile di monitoraggio e di verifica che garantiscano il pieno rispetto degli obiettivi dello sviluppo umano sostenibile. L?auspicato coinvolgimento di soggetti profit per il raggiungimento dei Millennium Development Goals e nel reperimento delle risorse necessarie a combattere il sottosviluppo, deve avvenire all?interno di un sistema di criteri che conduca, come avviene per i soggetti del non governativo e della società civile, ad un approccio selettivo dei soggetti e dei progetti contribuibili La esenzione dalla tassazione delle indennità percepite dai volontari impiegati all?estero A partire dalla Finanziaria del 2000, i volontari impiegati all?estero dalle ONG sono sottoposti a prelievo fiscale sulle indennità da essi percepite per lo svolgimento del loro servizio. Dal 2002, la stessa norma viene applicata anche ai volontari impiegati all?estero ai sensi della legge 64 (legge per il Servizio Civile). Il sostegno al volontariato continuamente proposta come caratteristica delle politiche governative, deve tradursi in misure concrete e più coerenti volte ad incentivare lo slancio solidaristico che i cittadini italiani dimostrano, con straordinaria disponibilità, e che le ONG si sforzano di organizzare nel quadro delle loro attività di cooperazione internazionale L?esenzione da ogni prelievo fiscale delle indennità percepite dai volontari durante il loro servizio nei PVS, è una misura fattiva per dimostrare l?impegno del nostro Paese nella promozione di politiche ispirate al principio di sussidiarietà ed all?approccio partecipativo che si vuole con la società civile L?allocazione di 300 milioni di Euro per il servizio civile A due anni dall?entrata in vigore della legge 64 sul servizio civile e alla vigilia della professionalizzazione dell?esercito che comporterà, a gennaio 2005, l?estensione anche ai ragazzi del volontariato di servizio civile, la forte adesione dei giovani italiani a questa proposta non deve essere mortificata da una inadeguata allocazione di risorse economiche. Oltre al grandissimo valore formativo e culturale che comporta per i giovani lo svolgimento di un anno di volontariato e di servizio per gli altri, gli attuali 30.000 obiettori di coscienza e i 38.000 volontari in servizio civile sono una fondamentale ed irrinunciabile risorsa per garantire servizi fondamentali a molte persone nel nostro Paese e nei Paesi in Via di Sviluppo. Per questo chiediamo un?allocazione minima di 300 milioni di Euro, necessari per garantire l?impiego di almeno 40.000 volontari in servizio civile. L?innalzamento della deducibilità al 20% dell?imponibile per donazioni elargite a favore delle ONG I risultati ottenuti con i progetti promossi dalle ONG, sono stati possibili, in un contesto di diminuzione crescente delle risorse finanziarie pubbliche, grazie alla generosità dei cittadini italiani che negli anni li hanno sostenuti anche attraverso donazioni e contribuzioni in denaro. La mole di risorse mobilitate dalle ONG mediante ricorso ad attività di autofinanziamento, sono di gran lunga superiori a quelle ottenute dai contributi pubblici e raggiungono un ammontare superiore all?intero stanziamento per l?Aiuto Pubblico allo Sviluppo. Ancora in nome del principio di sussidiarietà, chiediamo che questa libera iniziativa dei cittadini venga incentivata mediante nuovi meccanismi di deducibilità, innanzitutto innalzando al 20% (fino ad un massimo di 100 milioni di Euro di reddito) il tetto che può essere detratto dalla dichiarazione di imposta se destinato al sostegno di attività delle ONG. La adozione di legislazioni che consentano il reperimento di nuove risorse da destinare all?APS Le ONG da anni si sono fatte promotrici di proposte di legge tese ad incrementare la disponibilità di risorse per la cooperazione internazionale. Il comparto delle transazioni finanziarie e speculative realizzate a livello mondiale, resta oggi l?unico completamente escluso da ogni forma di prelievo fiscale. L?applicazione di una tassa minima su tali flussi speculativi stimati oggi in 1.800 Miliardi di dollari al giorno, consentirebbe una innegabile stabilizzazione dell?economia mondiale e un gettito fiscale valutabile in 50 miliardi di dollari annui che procurerebbero un decisivo aumento delle risorse disponibili per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo fissati dalla comunità internazionale. Analogamente, le proposte avanzate per l?adozione di una tassa sulle emissione di gas nocivi e sostanze inquinanti, costituisce un ulteriore utile strumento. Chiediamo quindi che le proposte avanzate anche con i disegni di legge già presentate in Parlamento su questa materia, siano ricomprese nella finanziaria 2005 e rapidamente portate a piena attuazione mediante un ruolo attivo dell?Italia a livello della UE ed internazionale.


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