Non profit

Finanziaria 2002: le proposte del Forum del Terzo settore

Giudizi e proposte del Forum sulla Finanziaria 2002. Oggi i senatori aderenti al Tavolo di consultazione del Terzo settore hanno trasformato alcune proposte in emendamenti

di Redazione

I senatori del Tavolo di consultazione permanente con il Terzo settore hanno rispresentato, in vista dell’esame dell’aula che prende il via oggi, una serie di emendamenti alla finanziaria che accoglie alcune proposte e sollecitazioni del documento (per esteso qui sotto) presentato dal Forum del Terzo settore sulla Fiananziaria 2002. In forma di emendamenti i passaggi sull’utilizzo del’8 per mille Irpef a scopi sociali; l’aumento degli stanziamenti per aiuti a favore dei paesi in via di sviluppo; la destinazione di maggiori risorse al Fondo Nazionale per il Servizio civile; la deducibilità per le spese sostenute per la formazione professionale; l’aumento del tetto di deducibilità per erogazioni liberali. Ecco il documento completo del Forum del Terzo settore: PREMESSA Immediatamente dopo la formazione del Governo e in occasione della presentazione del DPEF abbiamo espresso valutazioni, richieste e progetti in coerenza e in continuità con quanto fatto con i Governi precedenti. Il nostro approccio è quello di sempre: nessuna pregiudiziale ed uno spirito di costruttiva proposta, forte senso di responsabilità in relazione ai problemi sociali e al senso della rappresentanza di cui il Forum è espressione e portatore. La lettura della Finanziaria predisposta dal Governo attuale ci consegna, alcune cose importanti e positive che rispecchiano priorità da noi esposte già in Luglio al Governo – tra tutte la conferma del finanziamento della legge di riforma del sistema integrato dei servizi sociali e le poste in bilancio riguardanti il funzionamento dell?organismo di controllo degli enti e delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale ex legge 662/96 e il finanziamento della legge 383/2000 sull?associazionismo di promozione sociale. Dalla lettura e dal quadro d?insieme della finanziaria emergono altresì, a nostro avviso, una serie di preoccupazioni e perplessità. Intanto per il senso e i risultati complessivi della manovra: le risorse a cui si fa riferimento non sono così contenute come sembrano (si dichiarano 30.000 miliardi ? 15.500.000.000 di Euro); in realtà molte misure sono spalmate nel cosiddetto pacchetto dei 100 giorni, cui vanno aggiunti mancati introiti (per effetto della Tremonti-bis, dei condoni e degli interventi sulle donazioni e successioni) e impegni di spesa per le grandi opere, che disegnano una manovra effettiva di oltre 80.000 miliardi (41.500.000.000 di Euro). Gli esiti sociali, da misurare in relazione al totale di risorse effettivamente impegnate, rischiano di essere insufficienti poiché la complessiva spesa sociale nella migliore delle ipotesi rimane invariata e ancora lontana dai livelli europei. Tutto ciò risulta preoccupante per un Paese che da sempre spende per l?assistenza e per la difesa ambientale un terzo della media europea (0,2% del PIL contro 0,6), che investe nella sanità il 5,7% del PIL contro il 7,1 della UE e che destina alla cooperazione internazionale un sesto di quanto fanno i nostri partners comunitari. Nel merito gli interventi su pensioni e famiglie non si discostano dalle consuete politiche di sconti fiscali e aumenti monetari che insistono su una platea ristretta e mantengono un carattere assistenziale. A questo si aggiunge – fermo restando l?orrore e la condanna inappellabile dell?attacco terroristico negli USA – un aumento del 10% della spesa per la difesa di cui solo circa il 20% destinato ad investimenti su strutture di intelligence mentre la posta prevista per il servizio civile è gravemente sottodimensionata e tale da destare in noi la preoccupazione di un blocco del processo di riforma avviato. FORUM PERMANENTE DEL TERZO SETTORE Piazza di Pietra, 26 – 00186 Roma tel.: 06 69799645 fax 06 69923600 email: forum@forumterzosettore.it Le perplessità che maturano dalla valutazione di impianto della finanziaria trovano poi un riscontro nelle dichiarazioni discordanti di diversi membri del Governo sul futuro delle politiche di welfare e sul ruolo e sull?autonomia del Terzo Settore che viene proiettato in una funzione più sostitutiva dello Stato sociale che di cittadinanza attiva e responsabile, di risorsa per ampliare la capacità di risposta ai bisogni delle persone, delle famiglie, delle comunità. Su questo terreno ci confronteremo sui concreti atti del governo e del Parlamento a cominciare dai provvedimenti collegati alla Finanziaria, che sono annunciati come un aspetto determinante della manovra di Governo e che meriteranno un approfondimento specifico. Per questo riteniamo importante innanzitutto ribadire di fronte al Governo e di fronte al Paese i principi fondamentali che stanno alla base del patto associativo del Forum e che ispirano le sue proposte.

    1) Le politiche di welfare e di inclusione sociale vanno difese, innovate e poste alla base del patto sociale per il rinnovamento del Paese. 2) Va garantito l?universalismo dei diritti e quindi dei servizi e delle prestazioni in ogni parte del Paese e verso tutti coloro che vivono e lavorano in Italia. 3) Nelle politiche di welfare vanno identificati con un?attenzione specifica e maggiore impegno gli interventi verso le povertà estreme, verso quelle condizioni inaccettabili di vita troppo spesso dimenticate e accettate come ?costo sociale?. 4) Ci battiamo per un welfare mix che interpreti in modo virtuoso il principio di sussidiarietà favorendo la partecipazione dei cittadini, la funzione di interesse pubblico del terzo settore, l?allargamento e il miglioramento dell?offerta dei servizi, il ruolo attivo dei soggetti del terzo settore nella programmazione e nella progettazione delle politiche sociali secondo lo schema istituzionale previsto dalla 328/00. 5) La spesa sociale non può essere considerata un appesantimento delle politiche di bilancio ma, al contrario, una risorsa per lo sviluppo e l?innovazione del Paese: attraverso politiche sociali attive e politiche fiscali che la ottimizzino si può agire sullo sviluppo della domanda e della offerta di servizi sociali mobilitando tutte le risorse umane e finanziarie disponibili nella società italiana. Non c?è dicotomia tra sviluppo economico e sviluppo sociale. La crescita di una società equilibrata e coesa è il risultato di uno sviluppo che abbia come fattore strutturale produttivo la sostenibilità sociale. 6) La spesa per la cooperazione internazionale va aumentata in modo consistente e deve diventare parte integrante dell?azione di politica estera del nostro Paese. È questo un dovere civile e politico dell?Italia – paese tra i più ricchi del mondo – e una condizione imprescindibile per affrontare i temi drammatici della giustizia e della sicurezza sulla scena internazionale.
E? a questi principi che si ispirano le nostre proposte ed è su questa base che chiediamo una continuità, una intensificazione e maggiore concretizzazione del processo di confronto e concertazione che in nessun caso può essere messo in discussione. La capacità di autorganizzazione, il rafforzamento della partecipazione democratica dei cittadini, lo sviluppo di una diffusa imprenditorialità di natura sociale, rimangono per noi obbiettivi irrinunciabili. Le realtà di Terzo settore che rappresentiamo sono ormai una rete essenziale per la coesione sociale e per uno sviluppo economico giusto e solidale, e quindi più competitivo a livello internazionale. Il Terzo Settore: componente rilevante per lo sviluppo del Paese. La recente pubblicazione dei dati ISTAT sul Terzo Settore ha evidenziato e per certi versi confermato quanto da anni Il Forum va sostenendo: le sue dimensioni e le sue caratteristiche infrastrutturali, la sua rilevanza per il benessere sociale ed economico del Paese. Se dunque una componente rilevante dello sviluppo passa attraverso la crescita del Terzo settore appare necessario sviluppare delle politiche ad hoc. Sostenere le reti sociali del Paese, per uno sviluppo economico nel segno della solidarietà. Punto di riferimento di una politica di sostegno è la convinzione che il Terzo Settore costituisce un fattore strategico per la crescita civile e sociale, una componente essenziale della infrastrutturazione del Paese. Una società evoluta si regge non solo sulle infrastrutture fisiche tradizionali, ma anche, ed oggi ancor di più, su quelle immateriali rappresentate dal capitale sociale, dalla qualità delle persone e dalla capacità di collegarsi e di operare insieme per costruire coesione e benessere sociale. Da ciò ne discende il necessario impegno ad aumentare la qualità dell?offerta formativa e a sostenere la disponibilità e la capacità delle persone e delle comunità locali a collaborare, in spirito di reciproco rispetto e di concreta solidarietà, per risolvere problemi che sempre più stanno assumendo una dimensione planetaria. Soltanto l?esistenza di un tessuto diffuso di istituzioni, organizzazioni e imprese sociali permette allo Stato di dispiegare la propria azione in termini di reale sussidiarietà. Per questo appare prioritario, per un governo che a questo principio voglia ispirare la propria azione, sostenere il diffondersi, il consolidarsi, ma anche il qualificarsi e l?aggregarsi in rete delle organizzazioni di Terzo Settore, aiutandole a configurarsi come una capillare infrastruttura diffusa in modo omogeneo e sempre più rilevante in tutto il paese. QUATTRO GRANDI AREE DI INTERVENTO
    1. Interventi di contesto, volti a creare un ambiente favorevole allo sviluppo delle realtà non profit, attraverso il sostegno alla crescita del senso di autonomia, responsabilità e solidarietà dei cittadini. 2. Interventi a favore della cooperazione internazionale. 3. Interventi generali di politica sociale. 4. Interventi mirati a sostegno di specifici settori del non profit o di specifici ambiti d?azione
1. INTERVENTI DI CONTESTO A. E? palese la necessità che una politica di contrasto delle spinte recessive si traduca in aumento di investimenti e consumi, al fine di garantire un adeguato sostegno e una qualificazione della domanda interna. Perciò è importante che sia attuata una verifica, riorientamento e rilancio della sperimentazione sul ?reddito minimo di inserimento? previsto dalla legge 328/00 e che vengano incentivati ? buoni consumi ? caratterizzati da:
  • rilevante impatto sul miglioramento delle condizioni sociali delle persone;
  • rilevante impatto occupazionale;
  • rilevante compatibilità ambientale;
Si tratta dunque di incentivare soprattutto i ?consumi sociali delle famiglie? e i contributi devoluti in favore del volontariato nazionale e internazionale, e più in generale di tutte le realtà non profit, sia attraverso il finanziamento di ?buoni per servizi? a favore di soggetti senza capacità di spesa, che rendendo deducibili fiscalmente le spese sostenute dai privati per:
  • i costi di educazione, in particolare quelli sostenuti per la cura delle giovani generazioni;
  • i costi per servizi alla cura dell?infanzia;
  • l?assistenza agli anziani;
  • l?assistenza socio- sanitaria a favore dei soggetti più deboli;
  • la formazione continua e professionale per gli adulti;
Carattere di priorità deve essere riconosciuto all?incentivazione dei servizi di assistenza domiciliare alle famiglie che assistono i disabili e gli anziani. Questi interventi devono essere effettuati nell?ambito e nelle forme previste dalla legge 328/00. Trattandosi di attività ?labour intensive?, la ricaduta occupazionale della loro espansione è elevatissima: bastano 25.000 Euro di spesa aggiuntiva per determinare la nascita di un nuovo posto di lavoro; posto di lavoro che tra Irpef, ed oneri sociali permette alla finanza pubblica di introitare circa 10.000 Euro aggiuntivi con evidente, ulteriore, ritorno positivo. Una particolare sottolineatura merita l?approccio del Forum Permanente del Terzo Settore all?uso della leva fiscale. Esso si rivolge in due direzioni: la stimolazione dei consumi sociali delle famiglie e il sostegno alla funzione di utilità sociale degli organismi di Terzo Settore. E? una scelta che privilegia il terreno della trasparenza, della legalità, dell?allargamento delle opportunità di erogazione e accesso ai servizi. Non è la richiesta di sgravi fiscali a pié di lista, ma una chiave di impostazione di una nuova generazione di politiche sociali e di un efficace e conseguente riconoscimento della specificità di ruolo, funzione e soggettività delle organizzazioni di Terzo Settore. B. Per favorire la libera e solidale azione dei cittadini è necessario incentivare il flusso di risorse private verso le organizzazioni non profit che operano per rispondere a bisogni collettivi. Chiediamo quindi un consistente aumento (sino a quattro volte) dei limiti di deducibilità a favore delle ONLUS e degli altri Enti Non Commerciali previsti dal D. Leg. 460/97, delle Associazioni di Promozione Sociale riconosciuti dalla L. 383/00, delle Cooperative sociali di cui alla Legge 381/91, delle Organizzazioni di Volontariato stabiliti dalla L. 266/91 e delle ONG , nonché lo studio e l?individuazione di nuove forme di deducibilità che incentivino il sostegno al mondo del Non Profit, fino ad arrivare, nei prossimi anni, alla detassazione delle donazioni a favore delle Associazioni Non Profit e del Volontariato. C. Sulla destinazione dell??8? dell?IRPEF di diretta gestione statale, chiediamo:
  • La trasparenza nel suo utilizzo
  • Che la metà della parte destinata a scopi di interesse sociale e umanitario sia destinato allo sviluppo e alla crescita del settore non profit: le organizzazioni di volontariato stabilite dalla legge 266/91, le associazioni di promozione sociale riconosciute dalle legge 383/00, le Ong, Onlus e Enti non commerciali previsti dal decreto legislativo 460/97, le cooperative sociali di tipo B. Questi fondi potrebbero attraverso questi soggetti essere vincolati a tre priorità: la cooperazione internazionale, l?intervento sulla marginalità grave e il progetto Fertilità.
D. Dismissioni del patrimonio immobiliare pubblico. Una quota del patrimonio pubblico (5%) che verrà dimesso nei prossimi mesi può essere alienato a condizioni di vantaggio rispetto a quelle di mercato, a favore di Onlus e altri Enti non commerciali previsti dal decreto legislativo 460/97, associazioni di promozione sociale legge 383/00, Ong, organizzazioni di volontariato Legge 266/91, vincolando la destinazione d?uso agli scopi previsti dagli statuti degli Enti. 2. EUROPA E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE L?attuale situazione internazionale rende evidente la necessità di un impegno sempre maggiore delle organizzazioni della società civile a sostegno dei processi di autosviluppo sostenibile in tutte le aree del pianeta. A ciò si deve accompagnare una politica globale dell?Italia volta a rafforzarne il ruolo di nazione dedita a costruire pace e benessere al di là dei propri confini e di quelli dell?Europa. La riforma della Legge 49/87 in materia di cooperazione allo sviluppo, quanto mai necessaria, va anticipata con un adeguato stanziamento in finanziaria che riporti ad un livello dignitoso (non inferiore alla media degli Stati membri della UE) l?impegno del nostro Paese per la cooperazione allo sviluppo. La solidarietà internazionale e la cooperazione tra i popoli sono gli strumenti concreti per accelerare il sopravvento di una logica di giustizia su quella del profitto di pochi a scapito dei molti, Per questo proponiamo che nella Finanziaria 2002 s?inverta la tendenza decrescente dei fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo (APS) dallo 0.2 % attuale allo 0.7% del PIL, impegno già sottoscritto in sede di Nazioni Unite da parte dell?Italia. Proponiamo altresì Interventi a favore della integrazione europea di tutto il non profit. Risulta essenziale una crescita organizzativa e cooperativa di tutto il non profit nel contesto dell’Unione europea. A questo proposito è però necessaria una iniziativa diretta del Governo attraverso la convocazione di una “Conferenza europea del Non profit” organizzata dall?Italia che ponga al centro le questioni di armonizzazione, cooperazione ed integrazione europea dell’associazionismo continentale. In questo quadro sarebbe importante che dal nostro Paese venisse la proposta di creare una “Agenzia europea del Terzo settore”, in grado di porsi quale crocevia di studi, organizzazione, collocamento, operatività dell’Europa senza scopo di lucro. 3. POLITICHE SOCIALI A. Occorre garantire le necessarie risorse per il monitoraggio e la valutazione sulla coerenza operativa tra indirizzi e finalità della legge di riforma delle politiche sociali e concreta utilizzazione dei fondi. B. Per la promozione di politiche attive per il lavoro occorre sostenere nuove sperimentazioni e servizi, in risposta ai nuovi bisogni che nascono dalla iniziativa congiunta di operatori, imprese e associazioni non profit, fissando obiettivi e criteri di valutazione dei risultati. Occorre quindi favorire la realizzazione di reti di diffusione delle informazioni e di percorsi di orientamento in relazione alle opportunità di sbocchi lavorativi sul territorio (formazione professionale dei più giovani, riconversione dei soggetti più anziani, valorizzazione di percorsi di recupero e di conclusione sociale da parte delle organizzazioni non profit a favore di disoccupati di lungo periodo e di soggetti svantaggiati, potenziamento delle iniziative di collocamento pubbliche e private, con particolare riguardo a quelle realtà non profit, e sviluppo di rapporto di lavoro). Chiediamo che venga promossa al più presto una Conferenza Nazionale su ?Occupazione e Terzo Settore? per dare un impulso positivo alle politiche di promozione di questo comparto e valutare con maggiore precisione le opportunità occupazionali che il nostro mondo può esprimere se opportunamente sostenuto. C. In una fase di vertiginosa espansione del sapere in cui la competitività dei singoli, al pari di quella complessiva del Paese, dipende dal livello di formazione, debbono essere incentivati tutti i comportamenti orientati a migliorare la conoscenza e le competenze. Le famiglie ed i singoli cittadini debbono poter dedurre dall?Irpef i costi sostenuti per qualificarsi e riqualificarsi partecipando a corsi di formazione. E? questo il miglior investimento che si possa fare a favore dei giovani, sollecitando loro stessi e le loro famiglie a ?consumare in sapere?. D. Interventi sulle politiche dell?infanzia e dei giovani. Fondi adeguati (2,5 milioni di Euro) per rafforzare il buon rapporto tra Scuola e realtà di Terzo settore come definito nel Protocollo d?intesa tra Ministero e Forum. Destinare alla Commissione per le Adozioni Internazionali, nella prossima legge finanziaria, 30 milioni di euro per la realizzazione, ad opera degli enti autorizzati, di progetti ed interventi a favore dell?infanzia in difficoltà. Inserire un apposito stanziamento finanziario, in previsione della prossima chiusura degli istituti di accoglienza dei minori abbandonati (sancita per il 2006 dalla legge 149/2001), per la realizzazione di interventi di:
  • promozione e sensibilizzazione della cultura dell?accoglienza familiare (nelle scuole, nella famiglia ?);
  • formazione degli operatori sociali e delle famiglie sullo specifico tema dell?accoglienza del minore;
  • sostegno economico alle famiglie affidatarie e alle comunità familiari;
  • realizzazione di strutture di accoglienza familiare alternative agli istituti.
E. Politiche per l?immigrazione Pure in un contesto di grave preoccupazione per i contenuti del disegno di legge governativo che riporta il fenomeno così complesso e ricco di potenzialità dell?immigrazione solo nell?alveo dei problemi di ordine pubblico e sicurezza da cui nel nostro Paese era appena uscito, rendendo molto più difficile, se non impossibile quell?obiettivo di vera integrazione sociale e civile, da tutti a parole condiviso, si chiede l?attivazione di uno specifico Fondo (30 milioni di Euro) , da alimentare anche con risorse delle imprese e di soggetti privati oltreché pubblici, per rafforzare e diffondere serie e vere opportunità di formazione o aggiornamento rivolte al mondo dell?immigrazione, strettamente legate alle domande che provengono dal mondo produttivo ed alle esigenze, di tipo sociale, espresse dalle famiglie. L?utilizzo del fondo va messo in relazione con la rete di presenze, interventi e progetti del terzo settore nel nostro paese e all?estero. F. Politiche per la Terza età Adozione di tutti i provvedimenti necessari per assicurare la piena operatività delle leggi sull?assistenza sociale e sull?Associazionismo e riproporre, nel contesto della Finanziaria 2002 o dei provvedimenti ad essa collegati, i contenuti presenti nel disegno di legge del precedente Governo sui problemi relativi all?impegno degli anziani nella Società civile. Si ritiene altresì necessario prevedere, sempre nel contesto della Finanziaria 2002, il rifinanziamento della legge sulla Telefonia sociale e l?esonero dal pagamento dei diritti SIAE e del Canone di abbonamento alla RAI a favore dei Centri Sociali e Circoli ricreativi degli anziani. A favore della terza età occorre prevedere delle misure concrete per quanto riguarda il problema della casa e incrementare il processo di domiciliarizzazione dell?assistenza e dei servizi collaterali rafforzando in particolare la rete di volontariato che oggi accompagna e sostiene i nostri vecchi. Deve essere sviluppata come sistema integrato con quello scolastico e della formazione professionale, al fine di garantire per tutto l?arco della vita l?alfabetizzazione e la ?nuova alfabetizzazione informatica?, ma anche l?aggiornamento e lo sviluppo di tutte le conoscenze, sia teoriche che funzionali alla vita quotidiana e all?esercizio, in tutti gli ambiti, della cittadinanza attiva. E? importante prevedere un forte sostegno alle azioni, nell?ambito della 328/00, indirizzate ai soggetti gravati da non autosufficienza grave sostenendo le sperimentazioni in atto e monitorando con grande attenzione gli effetti sul conseguimento di una vita sociale attiva delle categorie in oggetto. 4. INTERVENTI MIRATI A. Servizio Civile Nazionale. Le esigenze evidenziatesi già negli anni scorsi ci portano a chiedere almeno 250 milioni di Euro. Il Governo ha previsto nella posta di bilancio dedicata al Servizio Civile una cifra che è pari alla metà di ciò che è realmente necessario. Il rischio, viste le difficoltà che si registrano nel processo di abolizione della Leva e nell?avvio dell?Ufficio Nazionale del Servizio Civile, è che l?intera riforma si blocchi. B. Chiediamo il riconoscimento dell?impresa sociale e inoltre, per potenziare l?offerta di servizi qualificati da parte delle imprese sociali proponiamo:
  • l?attuazione delle norme sull?accreditamento previste dalla legge 328/00.
  • l?estensione delle agevolazioni previste a favore delle PMI alle imprese sociali, intendendo con questa espressione, in attesa di una legislazione di riordino sulle imprese sociali, le cooperative sociali previste dalla Legge n. 391/91, le associazioni di promozione sociale, le Onlus e gli enti non commerciali stabiliti dal Decreto legislativo n.460/97, che operano nel campo dell?educazione, della cultura, dell?ambiente, della sanità e dell?assistenza.
  • Il rifinanziamento di 25 milioni di Euro al progetto fertilità, che prevede la possibilità di sviluppo di nuove cooperative sociali in particolare territori del paese, a scarsa occupazione, che operano nei servizi socio-sanitari, socio-assistenziali ed educativi.
  • il completamento del percorso di miglioramento dell?assetto previdenziale dell?impresa sociale con particolare riferimento alla possibilità per le cooperative sociali di potere pagare i contributi previdenziali su una base imponibile rapportata ai salari effettivamente erogati anche laddove viga un sistema di salari medi convenzionali, misura che, peraltro, porterebbe un maggior gettito previdenziale, aumentando al contempo il beneficio per i soci lavoratori.
  • La conferma dell?impegno assunto dal Ministero della Pubblica Istruzione di prevedere le risorse necessarie per il proseguimento e lo sviluppo dei contratti relativi ad attività di servizi rivolte alle scuole da cooperative sociali di inserimento di persone svantaggiate, superando il vincolo normativo dell?art. 40 della legge finanziaria del 97 che prevede la possibilità di esternalizzare i soli servizi di pulizia e non quelli di sorveglianza.
C. Esclusione dall?assoggettamento ad IRPEG dei redditi derivanti dagli immobili di proprietà delle Associazioni di Volontariato, Associazioni di promozione sociale, ONLUS 460, utilizzati per l?esercizio di attività sia istituzionali, sia connesse secondo la seguente proposta: Bozza di Modifica all?art. 108 del D.P.R. 22/12/1986 n. 917 (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) ?All?art. 108 del DPR 22/12/1986 n. 917, di approvazione del Testo Unico delle Imposte sui Redditi, al comma 2-bis, dopo la lettera b), è aggiunta la seguente: c) i redditi fondiari derivanti dagli immobili utilizzati dai predetti enti e destinati esclusivamente all?esercizio di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché delle attività di cui all?art. 16, lettera a) della Legge 20.05.1985 n. 222 e di cui all?art. 10 del D.Lgs. 04.12.1997 n. 460.? D. riduzione della base imponibile dell?IRAP per non penalizzare chi ha una incidenza più forte della componente lavoro e chi opera in settori di utilità sociale dove il problema del costo del lavoro è spesso più incidente e determinante come, ad esempio, le associazioni di volontariato, quelle di promozione sociale e le cooperative sociali. E. Intervento del Governo al fine che sia accolta la revisione della VI Direttiva CEE n.388/77 art.13 sulla disciplina dell’IVA, per esonerare le Associazioni di volontariato sull’acquisto dei mezzi di soccorso. F. Rifinanziamento per il prossimo triennio, di almeno 7.789.000 Euro all?anno, del Fondo nazionale per le Politiche Sociali, di cui al comma 44 dell?art. 59 della legge 27 dicembre 1997, n. 449 e successive modificazioni, da utilizzare per le erogazioni di contributi per gli acquisti da parte delle Associazioni di Volontariato ed ONLUS di autoambulanze e di beni strumentali di cui al comma 1 dell?art. 96 della legge 21 novembre 2000, n. 342. G. Rifinanziamento dell?art. 15 della legge 108/96. Visti i positivi risultati ottenuti dalla sua attuazione, si chiede il rifinanziamento (per almeno 16 milioni di Euro) dell?art. 15 della legge 108/96, ?Disposizioni contro l?usura? per il sostegno delle attività di prevenzione del fenomeno, esercitate da Fondazioni e Associazioni riconosciute e confidi. H. Rimuovere il divieto alle Amministrazioni pubbliche di finanziare le attività dei CRAL sancito dai commi 1 e 2 dell?Art. 9 del DPR 537/93 con una norma non onerosa per la finanziaria che consente tale finanziamento in forza di norme e regolamenti adottati dalla contrattazione collettiva. I. Turismo sociale : si chiede
  • il rifinanziamento delle leggi per la promozione del turismo sociale (vedi legge 174 del 1958) verso i meno abbienti;
  • il rifinanziamento, con ulteriori 25.960.000 di Euro, del Fondo di Rotazione per il Prestito Turistico indirizzato alle categorie più deboli (vedi legge 135 del 2001) per consentire il rapido decollo del Progetto Buoni Vacanze;
  • Occorre altresì dare un forte impulso alla costruzione del sistema dei Buoni Vacanze detassando in rapporto al reddito il risparmio turistico dei lavoratori e delle aziende in modo da agevolare l?avvio di un ciclo virtuoso di sostegno al turismo sociale.
L. Sport per tutti. Chiediamo che si confermino le risorse per lo sport per tutti e gli sgravi fiscali per l1associazionismo, con l1auspicio che si ponga finalmente mano alla legge di riconoscimento dell1associazionismo sportivo dilettantistico, per procedere ad una riforma dello sport che, senza intaccare le competenze del CONI in materia di sport agonistico ufficiale, valorizzi la base autorganizzata e non profit del sistema ed il ruolo delle Regioni. Tale intervento economico è ancora più motivato dal fatto che anche per il 2002 lo stato prevede un intervento diretto sul bilancio del coni. Infine è necessario sbloccare i fondi della legge 65/87 da destinare alle regioni per l’impiantistica sportiva.


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