Politica

Finanziamenti alla politica con troppe opacità. La denuncia di The Good Lobby e Transparency International Italia

Dopo gli ultimi scandali è sempre più urgente rafforzare e monitorare lo strumento del 2X1000. Come? Lo spiegano le associazioni di lobbying civico che propongono un database e la pubblicazione di informazioni chiare e omogenee sui finanziatori

di Redazione

L’ennesimo scandalo legato al finanziamento alla politica, emerso grazie all’inchiesta pubblicata da Fanpage su alcune figure di Fratelli d’Italia, ha indignato l’opinione pubblica ma pare non aver trovato altrettanta mobilitazione da parte delle forze politiche e delle istituzioni nell’individuare soluzioni adeguate.

Per questo The Good Lobby e Transparency International Italia, organizzazioni da tempo impegnate a monitorare il finanziamento della politica e l’impiego di tali fondi da parte dei partiti politici, lanciano alcune proposte per migliorare un comparto che ha bisogno ancora di cospicue iniezioni di trasparenza e di senso di responsabilità:

• Sul modello della Electoral Commission inglese, nel cui sito web è possibile trovare un database costantemente aggiornato che riguarda candidati, titolari di cariche elettive, forze politiche, proponiamo di creare una piattaforma digitale unica, in formato aperto e riutilizzabile, su cui confluiscano tutti i dati che oggi sono disponibili sul sito del Parlamento in maniera non pienamente accessibile e sui siti dei partiti, confusamente divisi tra pagine nazionali, siti locali, resi online con formati per lo più inutilizzabili. Un unico sito web “istituzionale” consentirebbe un monitoraggio costante ed efficace delle entrate e delle uscite della politica nel suo complesso.

• I dati ad oggi pubblicati sui contributi ricevuti dalla politica, in assenza di chiare indicazioni da parte del legislatore, non sono uniformi tra loro. Abbiamo esempi di partiti che pubblicano informazioni di dettaglio dei loro finanziatori e altri che pubblicano invece solo nome e cognome, impedendo di fatto un reale controllo dell’identità del soggetto erogante. Crediamo che l’equilibrio tra la privacy delle persone e il diritto alla conoscenza debba essere risolto una volta per tutte e che siano date regole chiare per la pubblicazione di informazioni omogenee sui finanziatori che ne permettano una reale identificazione.

• La “Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei partiti” a cui spetta il compito di verificare la consistenza dei dati sui fondi ricevuti dai partiti politici non ha risorse sufficienti né personale per poter svolgere il proprio ruolo. Spesso non ha neppure i dati disponibili e le informazioni necessarie (ad esempio per quanto riguarda fondazioni e soggetti terzi rispetto ai partiti) per poter assolvere il proprio ruolo. Occorre rafforzarne la dotazione affinché possa compiere la sua preziosa azione di controllo.

• La politica ha dei costi consistenti, che dovrebbero coprire il personale, le sezioni territoriali, gli esperti per l’elaborazione di proposte politiche. Proponiamo perciò l’avvio di un dialogo con gli attori in campo per giungere a soluzioni “legali” che garantiscano un bilanciamento tra la sopravvivenza dei partiti e l’emergente bisogno di trasparenza e integrità: si potrebbe partire da un tavolo permanente di lavoro con esperti, società civile e forze politiche.

• Crediamo nel rafforzamento del 2xmille come strumento “democratico” di finanziamento della politica. Un maggiore coinvolgimento dei cittadini permetterebbe infatti di allargare la base dei donatori delle forze politiche evitando il rischio che esse siano dipendenti soprattutto dai fondi di grandi donatori privati potenzialmente desiderosi di avere favori in cambio.

Lo strumento del 2xmille è un finanziamento pubblico indiretto che mette al centro la volontà e la sensibilità della cittadinanza. Per questo andrebbero lanciate campagne ad hoc per pubblicizzarne l’uso, andrebbero aumentate le risorse disponibili a copertura delle mancate entrate fiscali. Il sistema andrebbe allargato anche alle nuove forze politiche e non solo agli attori più consolidati.

Crediamo che la legge anticorruzione cosiddetta “Spazzacorrotti” abbia tentato di riordinare una materia caotica come quella del finanziamento alla politica, ma che la sua applicazione sia parziale e carente, e che sussistano ancora troppe linee d’ombra, come la cronaca continua a evidenziare”, commenta Federico Anghelé direttore di The Good Lobby.

“Con l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, ci siamo trovati di fronte ad una regolamentazione poco trasparente dei flussi finanziari. Regole poco chiare e controlli inconsistenti rischiano di farci trovare troppo spesso di fronte a fatti di cronaca come quelli emersi di recente. È importante sapere chi finanzia la politica, in primis per la tenuta democratica del nostro Paese – ha dichiarato Susanna Ferro, Advocacy officer di Transparency International Italia – la nostra associazione ha cercato di colmare alla carenza di trasparenza e accessibilità delle informazioni con la piattaforma soldiepolitica.it, ma ora è tempo che le istituzioni facciano la loro parte”.

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