Economia
Finanza sostenibile. Nasce un Intergruppo e parte da Tobin
Prima uscita dei 40 parlamentari dell'Intergruppo per la finanza sostenibile. Rendite finanziarie, separazione tra banche commerciali e casse di risparmio, microcredito i temi caldi. Bobba: «La finanza non può più fare il bello e il cattivo tempo»
Tre proposte che, ciascuna per la propria parte, mirano al medesimo obiettivo: riportare le banche, e più in generale il sistema finanziario, a fare il proprio dovere, ovvero essere uno strumento di sostegno allo sviluppo (o alla ripartenza, visto il periodo) dell’economia reale. Che è tutt’altra cosa rispetto alla “finanza per la finanza”, all’impiego speculativo di capitali. «Perché se, nonostante i danni che ha provocato a livello mondiale, e che ora tutti scontiamo da cinque anni a questa parte in questa situazione che chiamiamo “crisi”, a livello di mondo finanziario non è che sia cambiato un gran che, non si notano pentimenti di sorta, è vero che è cambiato moltissimo nella sensibilità dei cittadini, è profondamente mutata la cultura del risparmiatore», premette l’onorevole Luigi Bobba tracciando il quadro all’interno del quale si colloca l’attività dell’Intergruppo per la finanza sostenibile, e che si presenta oggi nella sua prima uscita pubblica portando già i primi frutti del proprio lavoro.
Regolamentazione («vera, questa volta», dice Bobba) della tassazione sulle rendite finanziarie, l’introduzione nell’attività legislativa, amministrativa e di governo degli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile, e promozione del microcredito come strumento di crescita. Temi grandi, ma poche chiacchiere: già oggi verrà presentato alla stampa il progetto di legge in materia di “Modifiche all’imposta sulle transazioni finanziarie di cui all’articolo 1, commi 491 e seguenti, della legge 24 dicembre 2012, n. 228.”, di cui è primo firmatario l’on. Marcon.
Rieccoci insomma a parlare di Tobin Tax. Come ha detto più volte il presidente di Banca Etica, Ugo Biggeri, uno dei principali porta bandiera nella battaglia italiana per una “rale” Tobin Tax, «una vera tassa sulle transazioni finanziarie ha come obiettivo primario quello di portare alla luce del sole operazioni speculative che normalmente viaggiano nell'ombra». Cosa che la legge attualmente in vigore «nemmeno sfiora, anzi si guarda bene dall’andare a toccare strumenti come i derivati e altre forme estreme di speculazione».
Questa proposta di Legge che arriva dall’Intergruppo può rappresentare davvero “la volta buona”? Bobba è netto: «Eviterei di parlare di Tobin Tax riferendomi alla norma inserita nella Legge di stabilità del dicembre 2012 e entrata in vigore a marzo. Anche se così è stata venduta, diciamo che, per usare un eufemismo, si tratta di una norma del tutto inefficace rispetto agli obiettivi che la nostra idea di tassazione sulle transazioni finanziarie dovrebbe avere. Quella che abbiamo oggi in vigore è una legge fatta senza una riflessione adeguata su quanto succede su questo fronte in Europa, e che ammicca un po’ troppo a chi manda avanti il trenino della finanza speculativa, che ha tutto l’interesse a continuare a muoversi senza troppi vincoli. La nostra proposta di Legge, che vogliamo inserire nella prossima legge di stabilità, prova a riavvicinarsi allo spirito originario della Tobin Tax».
Ma quella sulle transazioni finanziarie non è l’unica normativa che prova a ridare un “volto umano” alla finanza. «Un’altra spinta importante può venire dalla proposta di legge il cui primo firmatario è l’onorevole Giorgetti, della Lega Nord, che mira a introdurre una distinzione tra le attività delle banche commerciali da quelle delle banche di risparmio, e che eviti finalmente quella stortura per cui i risparmi delle famiglie possono essere usati per coprire attività speculative e finanziarie», continua Bobba. Attenzione all’economia reale, insomma, alla tutela dei risparmi delle famiglie da una parte, ma anche per ricominciare a sostenere le imprese attraverso il credito: «Con le norme imposte da Basilea 3 sulla capitalizzazione, in pratica la possibilità per le banche di concedere crediti è diminuita di un terzo. Questo si ripercuote naturalmente sulle imprese, e quindi sullo sviluppo del Paese. È un dovere della politica in quanto tale affrontare queste questioni, non solo dell’Intergruppo per la finanza sostenibile».
Altro campo d’azione che può mettere da parte quella che Bobba chiama «l’economia di carta» è quello del microcredito, «che si sta dimostrando già, e può essere sempre di più uno strumento reale e concreto per costruire meccanismi di accesso al credito che non sia solo per pochi. Ci sono già realtà bancarie che questo strumento lo stanno mettendo in campo in modo interessante e che su questo tema hanno già maturato una forte sensibilità – per esempio Federcasse, Banca Prossima, Banca Etica, che saranno oggi con noi al tavolo di presentazione – ma l’obiettivo è naturalmente farlo crescere». Su questo e sugli altri obiettivi, lascia intendere Bobba, ora è estremamente necessario che anche la politica si prenda le proprie responsabilità, e proceda a interventi seri dal punto di vista legislativo. «Perché la spinta dal basso su questi temi c’è, ed è sempre più forte. La gente ha capito che non si vota solo con la scheda elettorale, ma anche con il portafoglio, nel senso che sono i risparmiatori, le famiglie, che chiedono una gestione più attenta dei propri risparmi e del come vengono investiti dalla finanza. E se certa finanza fino a oggi ha fatto il bello, il cattivo, e pure il tempo variabile, è ora che la politica cominci a dire la sua».
Alessandro Azzi, presidente di Federcasse, ha partecipato all'incontro, riconoscendo «l’importanza del lavoro che può svolgere l’Intergruppo per la formazione di una visione e di una cultura autenticamente differenti, perché non si soffochi la ripresa possibile ed il credito possa realmente affluire all’economia reale». Venendo ai temi in discussione, e in particolare sulla "questione" Tobin Tax, Azzi porta quella che è la posizione condivisa da tutto il Credito Cooperativo: «Così come è formulata nella legge attualmente in vigore, la norma non penalizza chi gioca in derivati, mentre danneggia le piccole imprese che vogliano raccogliere capitali in alternativa al debito bancario. Per questo», continua Azzi, «riteniamo cruciale che si modifichi la normativa, dando a questa imposta la vera valenza anti-speculazione che sognava il suo ideatore, James Tobin».
Anche sulla necessità di utilizzare parametri nuovi e diversi rispetto al Prodotto Interno Lordo, quali i nuovi indicatori del Benessere Sociale (BES), il Credito Cooperativo è perfettamente in accordo. «Anche noi» dice Azzi , «abbiamo voluto affiancare alle tradizionali misure di bilancio un’altra metrica, che abbiamo chiamato “metrica mutualistica”, per esprimere quello che nei numeri consueti non trova spazio, ma invece è necessario rendicontare, all’interno ed all’esterno dell’azienda. L’auspicio del Credito Cooperativo è che si diffonda la più ampia cultura possibile circa l’utilizzo di nuovi indicatori idonei a rappresentare la complessità sociale e la sua evoluzione recente. Indicatori che possono aiutare a ragionare e quindi ad agire sulle finalità originarie dell’economia e della finanza, vale a dire quella “felicità pubblica” che – per le BCC – riscoprendo i valori propri dell’economia civile, deve tornare ad essere il vero obiettivo dell’azione politica ed economica».
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