Non profit
Finalmente è NATO
Tensioni e confusione per chi deve guidare la missione. Ma da domenica ci penserà l'Alleanza Atlantica. Forse
di Redazione

Nato sì, Nato no. Uno spiraglio, o meglio, un compromesso fra i membri della coalizione dei volonterosi è stato trovato. Da domenica, ad assumere la guida della missione sarà l’Alleanza atlantica.
- In rassegna stampa anche:
- GIAPPONE
- VERTICE UE
- FEDERALISMO REGIONALE
“Comando Nato per difendere i civili”: IL CORRIERE DELLA SERA apre con quello che Luigi Offedu definisce un “accordo a metà”: «c’è ancora una discreta confusione e un margine di ambiguità». Secondo Rasmussen, segretario generale dell’Alleanza, «ci sarà ancora un’operazione della coalizione e una Nato». Cioè gli attacchi mirati ai convogli di terra e alle caserme nelle città verranno lasciati ai singoli paesi che vogliono compierli. Le no fly-zone saranno due. Quella “normale” la “plus” ovvero una zona allargata che sarà presa in carico da quei paesi che vogliono continuare i bombardamenti e che avranno anche il diritto di attaccare le truppe libiche di terra.?Una soluzione che, sottolinea il corrispondente, salva tutti ma chi più chi meno. La Francia esce ridimensionata (ma la cabina di regia che chiedeva ci sarà e s chiamerà Gruppo di indirizzo generale di alto livello. Cosa vorrà dire, staremo a vedere). L’Italia può dirsi soddisfatta. Nel retroscena, Offeddu racconta la tensione al vertice: quando è arrivata la notizia dell’abbattimento di un aereo libico, fra Parigi e Ankara sono volate parole grosse. Il ministro turco avrebbe detto: «vorrei che quelli che vedono solo petrolio, miniere d’oro e tesori nascosti quando guardano alla Libia, la vedessero d’ora in poi con le lenti della loro coscienza». Ovvero, cara Francia: ti intessa solo il petrolio libico non la liberazione del popolo. Quanto all’Italia (dove ieri è passata per 7 voti la missione in Libia) , Marco Galluzzo descrive un premier preoccupato «perché conosce il colonnello meglio di altri e teme che un’evoluzione positiva della crisi non sia così in discesa come invece si valuta nelle altre capitali europee». Ci sono poi possibili conseguenze umanitarie: Berlusconi è convinto che la solidarietà internazionale sia di facciata.
“Attacco alla Libia, Nato al comando”: LA REPUBBLICA apre con quella che definisce “la svolta di Bruxelles” richiamata nell’occhiello (che aggiunge: “da lunedì si cambia. Alla Camera via libera alla missione, rissa tra Di Pietro e maggioranza”). Di che svolta si tratti lo spiega Andrea Bonanni dal Belgio: “utto il comando alla Nato ma la no-fly zone sarà ‘rafforzata’”. Entro martedì la Nato prenderà la direzione della no fly zone plus: ovvero le missioni di bombardamento delle milizie di Gheddafi che attaccano i civili. Dietro il proliferare delle definizioni, il tentativo di soddisfare tutti. La Turchia offesa per non essere stata invitata al vertice di Parigi e la Francia «hanno ceduto alla pressione della stragrande maggioranza degli alleati, che volevano riportare la catena di comando sotto l’ombrello atlantico. I francesi potranno salvare la faccia dicendo che sarà la conferenza di Londra tra i ministri degli Esteri della coalizione a fornire l’ombrello politico strategico sotto cui agirà la Nato». Anche l’Italia potrà dirsi soddisfatta: il passaggio del comando alla Nato ci permetterà di partecipare all’operazione entro i limiti che il governo si è imposto. Tuttavia «ogni paese avrà libertà di decidere a quale missione partecipare e a quale no selezionando i mezzi che metterà a disposizione». Federico Rampini da New York descrive però l’asse dei Bric, ovvero Brasile, Russia, India e Cina che sono non interventisti (e Russia e Cina hanno diritto di veto al Consiglio di sicurezza dell’Onu). Intanto a Lampedusa è sempre più emergenza: manca l’acqua ed monta la protesta dei cittadini. Il segretario dell’Onu mette sull’avviso: dalla Libia potrebbero partire 250mila persone. (In Italia, sulla spesso pretestuosa distinzione fra profughi e clandestini, è intervenuta la Cassazione: chi fugge dalla violenza indiscriminata di conflitti può fare domanda per ottenere se non lo status di rifugiato, almeno una forma di protezione e un permesso triennale).
«L’embargo alla Libia costera caro all’Italia. Ed è allarme attentati», è il titolo di spalla nella prima pagina de IL GIORNALE. Scrive Francesco Forte: «L’embargo del petrolio libico, in realtà non è un embargo a Gheddafi, che si arrangerà diversamente, ma all’Italia, che così, come si dice con un detto napoletano, sarebbe «cornuta e mazziata». Infatti noi diamo anche le basi per la no fly zone, e subiamo le ondate di profughi. Dalla Libia importiamo il 28% del nostro fabbisogno di petrolio con una spesa del 26% di quella totale». Secondo il commentatore, «la campagna francese di tipo napoleonico contro la Libia è un grande pasticcio, con effetti futuri negativi per ora vaghi e un danno attuale per noi. E ora se si accogliesse questa richiesta di embargo, si dovrebbe concludere che questi stati ci vogliono prendere per i fondelli, con il supporto di una sinistra stranamente guerrafondaia, che pur di attaccare Berlusconi, suppostamente filo libico, è disposta a ignorare l’interesse domestico, che gli altri hanno ben presente». Del pericolo attentati in Italia si occupa Adalberto Signore: «Berlusconi teme vendette del raìs: rischio rappresaglie» è il titolo del suo articolo. Il presidente del consiglio «A mezza bocca lo va dicendo da giorni», racconta il corrispondente da Bruxelles. Per di più Berlusconi «sulle modalità d’intervento in Libia da parte della cosiddetta Coalizione dei volenterosi continua a nutrire fortissime perplessità, teme però che Gheddafi possa sentirsi “tradito” dalla decisione dell’Italia di partecipare alla missione. Che, continua a ripetere il premier ai suoi collaboratori, “doveva avere tutt’altra funzione e tutt’altre modalità”». Si segnale inoltre l’ultima iniziativa editoriale del quotidiano diretto da Alessandro Sallusti. Dopo i diari di Mussolini in allegato, domani i lettori potranno trovare in edicola con Il Giornale «Il libro verde» di Gheddafi, «al prezzo di 2,80 euro più il quotidiano».
Foto notizia e rimando a pagina 12 per la guerra in Libia su il SOLE 24 ORE che riassume telegraficamente le notizie della giornata: «Deciso il comando Nato, con base a Napoli. Pronte altre sanzioni petrolifere» Gli articoli della pagina interna passano in rassegna gli eventi di ieri, dal voto alla Camera di cui si sottolinea «L’ira di Berlusconi per il sì sul filo di lana» al passaggio del comando alla Nato – tema che apre la pagina – all’abbattimento dell’aereo libico da parte di un jet francese. L’inviato a Bengasi, Alberto Negri, in taglio basso, firma un articolo dedicato al dietro le quinte del conflitto o meglio al fatto che la Cirenaica, detentrice del 75% del greggio prodotto in Libia «rivuole il suo petrolio». Scrive Negri: «A Bengasi e forse non solo qui, c’è qualcuno che sogna una sorta di Emirato petrolifero della Cirenaica affacciato sul Mediterraneo, poco più di un milione e mezzo di abitanti da governare con l’oro nero. (…)»Si sottolinea anche che «Se perde i terminali petroliferi Gheddafi, già soffocato in Tripolitania dalla mancanza di carburante e rifornimenti, è un raìs che vale ancor meno della metà (…) » e conclude: «La Cirenaica è anche una lezione della storia. Con le nazionalizzazioni di Gheddafi e l’espulsione degli italiani nel ’70, qui si sono infranti gli ultimi sogni di colonizzazione dell’impero fascista. Ai 10 comandamenti, scrive lo storico della Libia Federico Cresti, se ne dovrebbe aggiungere un altro: non desiderare la terra d’altri. Ma ora, di fronte alle ambizioni di vecchie e nuove potenze, si potrebbe persino aggiornare la lista: non desiderare – troppo – il petrolio altrui, anche quello della Cirenaica».
Apertura in prima “Libia, si al comando Nato” e 5 pagine di approfondimenti per LA STAMPA. Da New York, Molinari si concentra sulla guerra che il Congresso e i media stanno facendo a Obama. Nel pezzo Obama assediato “Ci fa combattere senza dire niente” emerge l’irritazione del Congresso per non essere stato informato a dovere dell’attacco che si stava preparando, e che il deputato dell’Ohaio Dennis Kucinich prospetta una richiesta d’impeachment di Obama». Da Bruxelles, Amedeo La Mattina, nel pezzo “Il Cavaliere “Io trascinato nella missione” racconta qualche retroscena sull’angoscia di Berlusconi:«Sembra che l’altra sera a palazzo Grazioli con i parlamentare Responsabili abbia sfogliato l’album delle fotografie con il rais. Tempi d’oro, costellati di accordi che hanno fermato gli sbarchi di immigrati sulle nostre coste. E ora quella sua opera d’arte politica viene frantumata dalle bombe». Interessante il reportage “La sfiducia insidia i ribelli di Bengasi” di Mimmo Candito. Lo slancio iniziale è sfumato. I giovani presidiano inutili check-point e sperano che il rais sia eliminato. I ribelli sono sfiancati « e le armi degli egiziani non ci bastano più». Il capitolo Libia si chiude con un’intervista al generale Carter Ham, quello che comanda sui cieli di Libia. Il titolo del pezzo “Il generale al comando. Vittime civili nei raid? Non lo posso escluderlo” basta e avanza per capire cosa succede.
Due pagine provocatorie quelle proposte da ITALIA OGGI. Apre Pierluigi Magnaschi con un’analisi “Approvata una guerra una settimana dopo” che fa risaltare come il voto di ieri, che autorizza l’entrata in guerra dell’Italia, è stato espresso una settimana dopo che i jet militari delle forze alleate avevano già sganciato un sacco di missili e bombe contro il regime di Gheddafi. Diego Gabutti nel pezzo “Contro Gheddafi l’armata Brancaleone più forte al mondo” traccia un quadro dei protagonisti di questa missione in questi termini: «Sarkozy e Obama, impermeabili al ridicolo, prima dicono, poi smentiscono, quindi incoraggiano. Gabutti se la prende in particolare con Sarkozy: «tra poco, vedrete, l’inquilino dell’Eliseo gesticolerò come un parcheggiatore napoletano. Si presenterà alla conferenza stampa in canottiera come Tonino Di Pietro in costume da contadino molisano quando finge di manovrare un trattore a beneficio delle telecamere». Le vere brutte notizie vengono da altri due pezzi. Il capo di stato maggiore Giuseppe Salotto, si legge nel pezzo “L’esercito è pronto, ma senza soldi“ ha dichiarato che nel caso di un’azione a terra ci sono fondi solo per finanziare una brigata rinforzata di un migliaio di uomini. Nel pezzo “Usa e Inghilterra in Iraq attaccano al-Qaeda, in Libia invece l’aiutano“ un rapporto dell’Accademia militare americana di West Point sostiene che tra i ribelli anti-Gheddafi ci sono molti jihadisti. «La Libia, ha fornito ad Al-Qaeda molti più combattenti pro-capite di qualunque altro paese, la maggior parte dei quali proveniente dalla Cirenaica, e in particolare da Bendasi e Darnah».
«Raid aerei su Tripoli, un caccia francese abbatte un jet libico e ora per Sarkozy la risoluzione Onu consente di sparare anche a terra. Ma la Francia deve cedere il comando alla Nato. Sia Gheddafi che gli insorti accusano: centinaia di vittime civili. Gli Usa ritirano i loro bombardieri: “Da noi solo assistenza e sostegno”. La Camera vota la mozione che approva la guerra italiana, ma quella analoga delle opposizioni passa con 200 voti in più. I pacifisti: in piazza il 2 aprile» Così IL MANIFESTO in prima pagina riassume le due pagine dedicate alla Libia (la 4 e 5) sotto il titolo “Come in cielo così in terra”. Il commento è affidato a Tommaso Di Francesco che scrive nell’articolo “La guerra costituente”: «Massimo D’Alema ieri ha preso la parola alla Camera sottolineando l’incredibile assenza di Silvio Berlusconi, impresentabile in patria e “utile idiota” all’estero. Ma la vera assenza alla fine è stata quella dell’opposizione alla guerra. Esplosa clamorosamente quando si sono votate le mozioni sulla partecipazione dell’Italia alla missione, sul ruolo della Nato, sulla guida del blocco navale, quando cioè si è arrivati al paradosso che la maggioranza di destra ha votato anche la mozione del Pd perché identica e non alternativa. (…)» e ancora: «Ma è la guerra che per la crisi in Libia è stata scelta subito dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. E subito l’Italia di governo e d’opposizione ha aderito, nonostante Gheddafi sia stato, fino a poche settimane fa, l’alleato di ferro per fermare “l’invasione” dei migranti – il Trattato con Tripoli è stato votato anche dal Pd. Partono dai nostri aeroporti i cacciabombardieri britannici e americani (…) Partecipiamo ai raid e cominciamo a sparare bombe e missili anche noi. Sul campo cominciano ad esserci ormai troppi morti civili, quelli di Misurata uccisi dalle truppe di Gheddafi e quelli del quartiere Tajoura di Tripoli assassinati dai jet occidentali. (…) il disastro della coalizione dei neo-volenterosi e della presunzione di Sarkozy della guerra a tutti i costi è sotto i nostri occhi (…)». Al risveglio dei pacifisti italiani è dedicato l’articolo di Loris Campetti “2 aprile, piazze a prova di bomba” che inizia in prima pagina e si conclude a pagina 5. «Il 2 aprile sapremo se lo spettro della pace si aggira ancora sui cieli d’Italia. Ieri sera, ad Annozero, il fondatore di Emergency Gino Strada ha lanciato un appello alla mobilitazione generale contro la guerra. Non solo quella in Libia ma contro tutte le guerre. (…) Prima ancora che la verità, la guerra uccide la ragione ed è proprio la ragione che dev’essere ritrovata. Solo espellendo la guerra dall’orizzonte sarà possibile chiedersi onestamente quali siano le strade migliori per aiutare chi è vittima delle dittature, del terrorismo, delle pulizie etniche (…)».
Titolo d’apertura sulla Libia (“Piovono bombe. E appelli”), ma l’editoriale di Riccardo Redaelli su AVVENIRE, e la pagina 9, sono dedicati invece a un nuovo fronte che starebbe per aprirsi in Medio Oriente, quello della Siria: manifestazioni scontri ieri a Damasco, e dura repressione del regime di Assad: i manifestanti parlano di cento morti e di «arresti massicci in diverse regioni del paese». Oltre alla cronaca sulla giornata di guerra di ieri (e sul triste balletto delle cifre sulle vittime civili dei bombardamenti – “il regime dice: 100 uccisi”), l’intera pagina 3 è un approfondimento di Giulio Albanese sul tema dei mercenari al servizio di Gheddafi: «Tripoli può contare su migliaia di combattenti africani reclutati in molti Paesi grazie ai contatti instaurati nel tempo dal Centro rivoluzionario mondiale, vera fucina di dittatori e di miliziani sanguinari». E rivela: «Un ponte aereo in febbraio ha portato militari dal Ciad. … I soldati di ventura sono pagati 350-500 dollari al giorno e sarebbero inquadrati nell’unità speciale delle forze di sicurezza comandata da Khamis Gheddafi».
Due i fronti aperti in Italia dalla guerra alla Libia. Uno umanitario, legato ai continui sbarchi di profughi a Lampedusa, al mistero del barcone con a bordo 330 eritrei avvistato in mare e di cui non si ha notizia, e alle prime tensioni manifestate a Mineo, l’ex residence militare presso Catania dove il governo italiano sta cominciando a trasferire i clandestini raccolti a Lampedusa. «Alta tensione a Mineo, dove i sindaci dei comuni limitrofi si sono stretti in un cordone per impedire ai pullman carichi di tunisini di passare». Nel taglio basso, una notizia preoccupante: “Mafia infiltrata nel business delle traversate. Primi arresti di scafisti a Catania: in cella 19 egiziani. Indagati 4 affiliati al clan Brunetta per associazione a delinquere finalizzata al traffico di irregolari”.
Il secondo fronte italiano è quello della politica, con il voto alla camera di ieri sull’intervento in Libia, la mozione Pdl-Lega passata per soli 7 voti, e le reazioni dei partiti. Bersani: “Ormai siamo senza un leader”; Cicchitto: “La nostra è azione equilibrata”; Casini: “Trattare con Gheddafi è follia”; Reguzzoni: “Agli altri il petrolio, e a noi…”.
GIAPPONE
LA REPUBBLICA – “I bimbi e la fine del mondo”: è il titolo dell’apertura di R2 dedicata ai bambini giapponesi, migliaia dei quali hanno perso i genitori a causa dello tsunami. Tecnicamente però non sono orfani: dei papà e delle mamme non si sa ancora nulla di definitivo, sono dispersi. «nessuno li conosce, i luoghi che ricordano non esistono più, ogni elemento che confermava la loro appartenenza all’umanità, in un posto preciso e in n momento esatto, è perduto. È questa straordinaria capacità di annullamento, anche tra i superstiti biologici, a rendere lo tsunami un evento che trasmette il lungo passo dei cataclismi epocali», scrive da Tokyo Giampaolo Visetti. Gli psicologi sono al lavoro: gli esperti di Save the Children organizzano giochi e studiano i disegni e notano: su quei fogli è sparito il rosa, ovvero la speranza per il futuro.
VERTICE UE
IL SOLE 24 ORE – Ad aprile le pagine del SOLE 24 ORE è la notizia dei “tre nuovi patti per l’Europa” con un’avvertenza: «il salvataggio di Lisbona cambia l’agenda del summit». Nell’apertura dell’articolo si legge: «La crisi di governo in Portogallo irrompe nel vertice di Bruxelles proprio nel giorno in cui l’Europa si apprestava a festeggiare la grande riforma di governance economica varata a tambur battente, in meno di un anno, per restituire stabilità e credibilità all’euro (…)» Tre poi le pagine dedicate all’Eurozona sotto stress nelle quali si analizza da un lato il meccanismo di stabilità «Per l’Italia il sacrificio maggiore» titola quindi l’apertura di pagina 2 con di spalle un articolo che sottolinea come «Sul patto passa la linea di Roma» Pagina 3 è poi dedicata al vertice e al Portogallo che senza aiuti sarà «a secco entro l’estate». Infine, pagina 5 legge la ricaduta sui mercati della giornata del vertice europeo.
FEDERALISMO REGIONALE
IL SOLE 24 ORE – Ampio richiamo in prima pagina in taglio basso per l’accordo sul federalismo regionale con l’astensione del Pd. Il titolo è focalizzato sull’addizionale Irpef che resterà ferma fino al 2013. Al tema sono dedicate 2 pagina (la 8 e la 10) e il Punto di Stefano Folli che mette in parallelo i due voti di ieri: «L’astensione del Pd aiuta la Lega, mentre la maggioranza su Tripoli vacilla»
Vuoi accedere all'archivio di VITA?
Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.