Mondo
Film. Molti premi per i sempre più mefistofelici Coen. Un Paese per nessuno
Nella pellicola dei Coen, Lee Jones è uno sceriffo sorpreso dalla modernità che sta per travolgere gli Usa. Accanto a lui, diverse persone al limite.
C’è un momento in cui la clessidra del tempo sembra bloccarsi. I granelli di sabbia stanno lì, incerti se scendere o meno, quasi l?uno in attesa dell?altro. È però solo apparenza: il lavoro prosegue sotterraneo e quando finirà, beh tutto sarà molto diverso. Sulla base di questa intuizione i terribili Ethan e Joel Coen hanno costruito il loro ultimo film, Non è un paese per vecchi, nel quale – non casualmente – la dimensione temporale di continuo frammentata, sospesa, dilatata, iterata, finisce col non contare quasi più nulla. Al suo posto, prevale lo spazio grazie a immagini dense che organizzano un codice visivo quasi autosufficiente. Non più connesse al reale (se non in un modo sottilmente evocativo, che passa cioè attraverso la memoria cinematografica), le inquadrature sono lunghe o lunghissime, oppure offrono spiazzanti primi piani e ripropongono situazioni che spesso non sono che variazioni sul tema. E il tema è appunto la sospensione: il deserto, i cadaveri dei trafficanti sparsi a fianco di grandi automobili (dinosauri nel nulla), le notti d?attesa nei motel, gli attimi prima di violentissimi scontri a fuoco (accelerazioni improvvise che bruciano il racconto e lo rilanciano). Con il paradosso che raramente, in un road movie (uno dei generi con cui questo film, tratto dal romanzo di Cormac McCarthy, si contamina), le stesse immagini ritornano: il viaggio dovrebbe essere verso l?ignoto, o no?Il fatto è che grazie a questo contesto possono diventare credibili anche personaggi allucinati come i protagonisti di questo lunghissimo duello. Llewelyn Moss, il saldatore reduce dal Vietnam che trova accanto ai morti ammazzati nel deserto una valigia piena zeppa di dollaroni. Il killer inossidabile nella sua perversione – bravissimo Javier Bardem – che lo insegue per riprendersi il malloppo. Lo sceriffo che indaga e nel mentre si chiede perché proprio a lui, figlio per così dire d?arte, accada di non ritrovare più il significato della giustizia (ed è il volto segnato Tommy Lee Jones, una citazione vivente). Ciascuno ha il suo personalissimo cortocircuito, in questo 1980 che è una finestra spalancata su una modernità fatta di crudeltà per lo più gratuita, di ossessioni compulsive, di separazione fra ciò che sarebbe logico e quello che sarà portato a termine in nome di non si sa quale raziocinio. E su questa transizione che trova tutti impreparati e alla fine della quale l?America sarà sempre meno adatta ai ?deboli?, lo sguardo dei Coen guizza di un?ironia amara e un po? mefistofelica.
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