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FILIPPINE. Vagni ancora nella mani di Abu Sayyaf

Lo confermano le autorità locali

di Redazione

”Eugenio Vagni e’ ancora nelle mani dei rapitori di Abu Sayyaf”. Lo ha dichiarato il portavoce dell’unita’ di crisi sugli ostaggi istituita nelle Filippine, il colonnello Edgar Arevalo, in una intervista che il quotidiano Enquirer pubblica oggi sul suo sito, spiegando che prima dell’intervento dei militari mercoledi’ la milizia si era divisa in quattro diversi gruppi, uno solo dei quali e’ rimasto con l’ostaggio italiano.

”La nostra priorita’ assoluta rimane la sua liberazione in condizioni di sicurezza”, ha aggiunto il portavoce, sottolineando che anche se i soldati avevano ricevuto il via libera a un’operazione, non vi e’ stato alcun blitz o altra manovra rischiosa. Le autorita’ filippine spiegano che uno dei gruppi si e’ diretto verso sud, e’ riuscito ad arrivare nella zona di Langkawan, nella citta’ di Parang, imbarcarsi su un gommone e raggiungere Talipao via mare. Un secondo gruppo composto da una cinquantina di persone si e’ diretto a nord. ”Cercavano di raggiungere Patikul, e si sono imbattuti nelle forze di sicurezza. C’e’ stato uno scontro, ma nessuna traccia dell’ostaggio. Nessuna notizia invece sulle sorti degli altri due gruppi di miliziani. L’Inquirer ipotizza un’altra spiegazione che, scrive, sarebbe stata messa a tacere dalle autorita’. Ovvero che Vagni sia stato abbandonato a se stesso nella giungla. La spiegazione deriva dall’interpretazione della frase raccolta dal senatore Richard Gordon dal leader della milizia di Abu Sayyaf che aveva in ostaggio Vagni, Albader Parad. ”Dio si prendera’ cura di lui, qualunque cosa accada”, ha detto Parad mercoledi’.

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