Mondo

Filippine: pena di morte per 1500 detenuti?

Cambio di rotta, a favore della reintroduzione della pena di morte, da parte del presidente Arroyo

di Paolo Manzo

In un perido molto difficile per le Filippine, strette nella morsa del terrorismo islamico fondamentalista, il presidente Arroyo sembra voler abbandonare la sua tradizionale posizione contro la pena di morte.
Soprattutto a causa della recrudescenza delle attività terroristiche e dei rapimenti, sempre più frequenti in questi ultimi mesi.

Il presidente Arroyo ha annunciato di voler rivedere alcune sentenze per tramutarle da ergastolo in pena capitale: per rapitori, trafficanti di droga, terroristi e colpevoli di reati sul patrimonio.

La corte suprema delle Filippine deve ancora rivedere i casi di 90 rapitori già in carcere, mentre due prigionieri hanno già visto le loro sentenze capitali confermate.

Amnesty International ha criticato la nuova posizione del presidente Arroyo e spera che possano “essere trovate misure più efficaci per combattere la criminalità”.

Nelle Filippine ci sono più di 1.500 prigionieri in attesa di essere giustiziati, la maggior parte dei quali non ha ricevuto nessuna educazione e non ha potuto pagarsi buoni avvocati per la difesa.

Se la Arroyo si schiererà a favore della reintroduzione della pena capitale, dopo la pausa del 2000 anno giubilare, rischierà di trasformare le Filippine nel Paese con il più alto tasso al mondo di condanne a morte pro capite.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.