Volontariato

Filippine, giovedì al via operazione antiterrorismo con gli Usa

Sarà l'isola filippina di Basilan, covo dei guerriglieri di Abu Sayyaf, il secondo fronte della guerra che gli Stati Uniti hanno dichiarato al terrorismo internazionale

di Redazione

Si inaugurerà il 31 gennaio, nella giungla dell’isola filippina di Basilan, covo dei sanguinari guerriglieri di Abu Sayyaf, il secondo fronte della guerra che, dopo gli attentati dell’11 settembre, gli Stati Uniti hanno dichiarato al terrorismo internazionale. Nonostante le divisioni nel governo di Manila, le perplessità dell’opposizione e le proteste dei pacifisti, oggi é stato annunciato che l’operazione ‘Balikatan’ (Spalla a spalla)inizierà con due giorni di ritardo sul previsto. Rispetto all’Afghanistan, dove é stato rovesciato un regime, la differenza é sostanziale. Nelle Filippine gli Usa hanno inviato 650 uomini con il pieno consenso del presidente Gloria Arroyo. Le contestazioni sono dovute anche alle finalità della missione, giudicate un po? ambigue da diversi osservatori. Ufficialmente i militari americani partecipano a una esercitazione congiunta per addestrare i colleghi filippini nelle tecniche antiguerriglia. Ma la presenza di circa 160 elementi delle forze speciali, le stesse impegnate nelle missioni più rischiose in Afghanistan, ha fatto nascere il sospetto che gli americani avranno un ruolo più attivo. Il ritardo sembra sia stato dovuto a divergenze dell’ultima ora sulla struttura della catena di comando. Ora pare sia stato tutto appianato. ”Siamo tra amici e non ci sono problemi”, ha detto il generale filippino Emmanuel Teodosio. L’isola di Basilan é la roccaforte dei guerriglieri di Abu Sayyaf, un movimento separatista che si batte per la creazione di uno stato islamico nel sud delle cattolicissime Filippine, una regione dove invece i musulmani sono in maggioranza. Abu Sayyaf é un gruppo che le forze di sicurezza di Manila non sono mai riuscite a sconfiggere. Conterebbe poco più di un migliaio di attivisti tanto pericolosi quanto abili. La loro specialità sono i sequestri e anche diversi stranieri sono caduti nelle loro mani. Alcuni degli ostaggi sono stati decapitati senza pietà. Attualmente Abu Sayyaf detiene due coniugi americani, Martin e Garcia Burnham, rapiti alcuni mesi fa in un villaggio turistico e, pare, portati proprio a Basilan. Allo stesso gruppo si fa risalire anche il sequestro del missionario italiano Giuseppe Pierantoni, rapito il 17 ottobre a Mindanao. L’arrivo dei militari Usa nelle Filippine non sembra collegato al sequestro ma, piuttosto, al nesso che i servizi segreti americani avrebbero stabilito tra Abu Sayyaf e Al Qaida, l’internazionale del terrore di Osama bin Laden. Il capo della polizia Crescencio Maralit ha annunciato a Manila che un indonesiano arrestato questo mese nelle Filippine potrebbe essere il capo di Al Qaida per l’Asia sud orientale. Il comandante delle forze Usa nel Pacifico, ammiraglio Dennis Blair, da Singapore oggi ha lanciato un nuovo monito a questo riguardo. ”Siamo impegnati in una strategia planetaria e anche nel sud-est asiatico faremmo terra bruciata”, ha detto.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA