Famiglia

Fili per fare rete

«Non è un gioco per disabili, ma una progettazione per tutti». Che è poi l’unico modo per parlare al mercato

di Redazione

Tobia Repossi e lo studio Zona Uno si sono ispirati al gioco del filo elettrificato per rendere evidente il diritto ?all?uso delle mani?. È nato così il percorso «Non perdere il filo».

Vita: Un?esperienza nuova?
Tobia Repossi: Il mio campo è quello dell?arredo urbano e mi è già capito di ideare giochi per bambini, ma questa è stata la prima volta che ho realizzato qualcosa anche per bambini disabili. Il mondo della disabilità è fuori dai pensieri aziendali: ci voleva un ente illuminato come la Fondazione Catella per superare certe logiche.

Vita: Cosa l?ha guidata?
Repossi: Si parla tanto di design for all, ma io mi sono chiesto perché le attenzioni all?usabilità non diventano valori percepiti: se no si rischia di ridurre tutto al gioco per disabili, mentre la mia è una progettazione per tutti. In questo caso è stato necessario pensare all?altezza, tener conto della carrozzina. L?idea è quella del classico gioco del filo elettrificato: esalta le qualità manuali ed è una competizione dove occorre trovare strategie. Anche un bambino con disabilità può fare il percorso e sentirsi parte del gioco.

Vita: Giochi per bambini o per disabili?
Repossi: L?Abilità ci ha guidato a comprendere la logica dei bambini diversamente abili. Questa è la classica goccia nel mare, ma ci interessava lanciare un messaggio e porto a casa l?idea della serietà del gioco, che è un diritto per tutti. Oltretutto questo gioco avrà un futuro sul mercato.


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