Non profit
Filantropia under 30: tra web e sms. Un euro al minuto, con una mano sola
È la velocità media di donazione dei ragazzi italiani. Che a essere solidali cominciano alle elementari. Finora nessuno li ha contati, ma in Europa sono già un target.
Donano dopo il tg, una mano che messaggia euro alle ong e l?altra che fa zapping col telecomando. S?improvvisano fundraiser durante l?intervallo. Regalano adozioni a distanza per la laurea. Ma guai a chiamarli baby filantropi, come fa il governo inglese che ha dedicato un sito web (enter the G-nation) all?80% degli studenti delle medie che dichiara di sostenere il non profit. I giovani donatori italiani a trasformarsi in un target non ci stanno, soprattutto prima che qualche centro studi ne riveli età, cultura media e paghetta mensile. Ma se li stuzzichi sulla velocità media di una donazione via sms (ccp, ccb e file in banche sono reperti archeologici) escono allo scoperto. “Pochi secondi”, risponde Nicolò Giacometti, che studia in un istituto tecnico di Opera e fa il volontario al centralino di Emergency. “Invito spesso i miei amici, tutti tra i 17 e i 25 anni a dare. Le donazioni di 1 euro via cellulare sono una scelta obbligata, oltre che veloce, per chi deve fare i conti col budget”. Anche se c?è chi spara i supermessaggi solidali anche cinque volte al giorno, spiega Valerio Melandri, docente di fundraising alla facoltà di Economia di Forlì.
Cosa spinge i donatori under 30 a donare, e quanti sono? “Agiscono su impatto emotivo, e la loro età scende anche sotto i 14 anni. Stiamo assistendo a un boom della filantropia di classe”, spiega Melandri. Ma di quantificare la tendenza, non se ne parla.
Fundraiser creativi
In Italia nessuno ha ancora contato i giovani donatori. Bisogna affidarsi agli indicatori. Come i 2mila euro che Lila Cedius e Mtv hanno raccolto a botte di 10, 20 e 30 mettendo all?asta su Ebay alcuni oggetti dei vj. Come i testi degli sms arrivati al Cesvi per sostenere la sua lotta all?Aids in Africa: “Sono 1 ragazzina di 13 anni mi ha colpito questo nuovo servizio sono + ke contenta di devolvere questi soldi visto ke io sono più fortunata”. O, ancora, i racconti di fundraiser in erba. Come quello di Giulietta Riboldi, 18enne prossima alla maturità scientifica, che ha trasformato la merenda a scuola in una opportunità di business solidale: “Durante la ricreazione, con alcuni amici, vendo torte fatte in casa e caramelle comprate all?ingrosso. Il ricavato va a una missione in Africa”. Indizi troppo deboli per parlare di tendenza? No, conferma uno studio comparato sulla propensione dei giovani a donare realizzato da Claritas su 10mila persone tra i 18 e i 40 anni in Germania, Gran Bretagna, Olanda e Francia: nel 2002 la maggioranza ha donato al non profit tra i 10 e i 25 euro, il 25% degli intervistati risponde a sollecitazioni avute in tv e i più giovani donano soprattutto via Internet (il 54% dei francesi e il 37% degli inglesi che risponde a email inviate da organizzazioni non profit).
Sono dati che hanno spronato la società civile straniera a riflettere. Ma anche sul fronte italiano qualcosa si muove. Lo prova l?alleanza che Azione Aiuto ha stretto con il portale di Internet
dedicato agli universitari: “Abbiamo mandato una comunicazione a 260mila utenti presentando il problema dell?Hiv/Aids nei Paesi del Sud del mondo e chiedendo un?adesione alla nostra campagna. In tantissimi hanno risposto! A loro chiediamo un contributo economico molto basso”, racconta Chiara Guerzoni. E Legambiente ha deciso di allearsi con donatori ancora più giovani. Gli studenti di 50 classi delle elementari, delle medie e delle superiori con cui imposterà progetti educativi che prevedono anche l?organizzazione di raccolte fondi e piccole donazioni.
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