Welfare

Filantropia o monopolio?

Caso Microsoft. Gates ha annunciato di donare 1 miliardo di dollari alle scuole più povere d'America. Con un doppio fine: liberarsi delle ultime pendenze legali.

di Carlotta Jesi

Sette milioni di bambini come beneficiari. Lotta al digital divide come obiettivo. Un miliardo di dollari in computer e software, più un milione di licenze Windows per il non profit, come regalo. Da impacchettare e spedire alle 16mila scuole più povere degli Stati Uniti con gli auguri di Microsoft.
Perfetta. Sembra una donazione da manuale di solidarietà sociale quella che Bill Gates ha annunciato a novembre, eppure l’America ha scelto aggettivi diversi per descriverla. «Pericolosa», dicono gli insegnanti. «Un ostacolo alla libera concorrenza», scrive in un documento di 30 pagine il numero uno della Apple, Steve Jobs. «Strumentale», sostiene la società civile, per cui la donazione è in realtà solo un modo per chiudere il processo di antitrust contro Microsoft che il dipartimento della Giustizia americano e 18 Stati costituitisi parte civile conducono da oltre 4 anni. Possibile? Sì. Per rendersene conto bisogna fare un piccolo salto indietro nel tempo. A metà novembre, quando Bill Gates e il dipartimento della Giustizia firmano un accordo: Microsoft può evitare lo smembramento se si impegna a rendere pubbliche le informazioni che servono alle altre software house per creare prodotti compatibili col sistema operativo Windows. Ma solo 9 dei 18 Stati firmano. Per convincere gli irriducibili, i legali dell’azienda di Redmond inseriscono nel pacchetto “mea culpa” per le pratiche monopolistiche la donazione al non profit: creeremo una fondazione che, in 5 anni, distribuirà software alle scuole in cui il 70% dei bambini ha diritto al sostegno sociale. Ma è una mossa boomerang.
Il primo ad avanzare dubbi sui reali beneficiari della donazione è proprio il giudice federale che presiede il caso, J. Frederick Motz: il 27 novembre, annuncia che regalare software alle scuole potrebbe dare un ingiusto vantaggio alla Microsoft nell’unico settore in cui deve vedersela con la concorrenza di Apple: il mercato dell’education è al 47% di Steve Jobs e al 53% di Gates. Che fare? La società civile si affretta a suggerirlo al giudice: in meno di una settimana, nella casella di posta elettronica di Motz arrivano più di 200 messaggi di insegnanti, genitori e operatori del non profit che chiedono di non trasformare i loro figli in piccoli utenti di Windows. Uno per tutti: «Invece di essere punita», scrive Alfie Lee, infermiera australiana,«la Microsoft si conquisterebbe una nuova generazione di clienti». Della stessa opinione è Matthew Szulik, amministratore delegato di Red Hat, l’azienda che distribuisce il sistema operativo libero Linux, concorrente di Windows. «Le sanzioni per Microsoft non possono essere un modo per estendere ulteriormente il suo monopolio».
A indicare una possibile via d’uscita, è il leader dei verdi, Ralph Nader. Con una lettera aperta al giudice Motz pubblicata sul sito Internet www.cptech.org:«La Corte ha due opzioni per promuovere la concorrenza invece di ridurla. La prima è di mettere i soldi della donazione in un fondo per comprare solo prodotti non Microsoft. La seconda, di dare il denaro a gruppi che producono software liberi. ». Per Microsoft è un brutto colpo. Il 10 dicembre, data in cui riprendono le consultazioni a Baltimora, presenta a Motz una versione rivista e corretta della sua proposta: invece di scegliere 2 dei 5 membri della fondazione che dovrebbe gestire la donazione, nominerà 3 dei 12 candidati al posto che verranno scelti personalmente dal giudice. E sarà la fondazione, invece di Microsoft, a gestire i 90 milioni di dollari di training che ha promesso di donare. Risposta del giudice: «Non sarebbe meglio mettere il miliardo di dollari in un fondo e lasciare che Microsoft competa con i suoi avversari per riaverli indietro?». Per sapere quale sarà la decisione definitiva di Motz e dei 9 Stati anti Bill Gates, bisognerà attendere ancora un po’. Ma una cosa è certa, la società civile non si farà strumentalizzare.

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