Non profit

Filantropia istituzionale, superiamo l’associazionismo di categoria per diventare attivatori di cambiamento

L'intervento del segretario generale di Assifero: «Nei prossimi 10 o 15 anni abbiamo bisogno di più corpi intermedi, di più sviluppatori di una filantropia italiana ed europea. Per centrare l'obiettivo occorre uscire dalla logica dei silos per entrare in una prospettiva sistemica»

di Carola Carazzone

Assifero è nata nel 2003 come associazione italiana delle fondazioni ed enti di erogazione, in rappresentanza delle fondazioni di famiglia, d’impresa e di comunità e degli altri enti cosidetti di erogazione. In Italia eravamo agli albori dello sviluppo di una moderna filantropia privata. Volendo usare una tassonomia tradizionale, infatti, possiamo dire che le fondazioni di famiglia si sono sviluppate in Italia negli ultimi 20 anni così come le fondazioni di origine bancaria e le fondazioni di comunità, mentre le fondazioni d’impresa si sono sviluppate nel nostro paese nell’ultimo decennio. Certo, l’Italia ha una cultura millenaria del dono con esempi di filantropia istituzionale che risalgono a sette secoli fa: a Firenze, Brescia, Torino e Napoli dove le famiglie più ricche della città fin dal XIV, XV, XVI secolo, destinavano denaro, immobili, opere d’arte, gioielli a istituzioni filantropiche di assistenza ai poveri.

Ma il concetto di fondazioni ed enti privati di “filantropia strategica” è relativamente nuovo ed emergente in Italia, per molteplici ragioni essenzialmente legate alla cultura della beneficienza cattolica, ma anche alla mancanza di incentivi fiscali, alla considerazione sociale della ricchezza, alla concezione del rapporto tra stato e cittadino, ai decenni della insicurezza del terrorismo rosso e mafioso. Per una decina d’anni Assifero è stata una tradizionale associazione di categoria con sede a Milano che forniva ai propri associati servizi di assistenza, in particolare di informazione, legali e fiscali.
A partire dal 2015, Assifero ha avviato una nuova fase di sviluppo attraverso la pianificazione di una visione strategica di impatto che l’ha portata nel 2016 a cambiare nome e ad elaborare il concetto di filantropia istituzionale, inclusivo di tutte le fondazioni ed enti filantropici, poi riconosciuto anche dalla legge di riforma del Terzo Settore negli articoli 37, 38 e 39.

La visione di Assifero è infatti deliberatamente dinamica e inclusiva: non solo le fondazioni di famiglia, di impresa e di comunità, ma anche nuove forme ibride di enti filantropici che per missione catalizzano risorse private – capitale finanziario, immobiliare, intellettuale e relazionale – per il bene comune. I nostri associati si riconoscono, infatti, in un’ampia nozione di filantropia istituzionale come ambito sociale ed economico animato da organizzazioni senza fini di lucro che in modo stabile catalizzano risorse non solo economiche provenienti da diverse fonti e le destinano o investono in molte forme di supporto – elargizioni, investimenti, beni, servizi – per uno scopo comune e finalità di utilità sociale, solidarietà e sviluppo umano e sostenibile in ambito sociale, economico, civile, culturale, ambientale.

Le fondazioni e gli enti aderenti ad Assifero, di natura e origine diverse, sono espressione di una volontà comune italiana, ove saperi, tradizioni, competenze oltre che risorse economiche, ispirandosi ai principi della filantropia strategica, vengono messi a frutto per lo sviluppo umano e sostenibile del nostro paese e di contesti internazionali.
Assifero non si limita ad una rappresentanza, ma lavora direttamente per lo sviluppo umano e sostenibile e il bene comune, contribuendo a rafforzare le capacità delle fondazioni e degli enti filantropici italiani rendendoli più informati, connessi ed efficaci. Essi infatti hanno oggi un nuovo e diverso ruolo specifico da giocare di fronte alla complessità delle sfide contemporanee, che va ben oltre un modello solo lineare di donazioni di denaro a fondo perduto da elargire ad enti del terzo settore.
Assifero è dunque oggi in piena nuova fase del proprio sviluppo, non come mera associazione di categoria, ma come “leadership organization”, capace di pianificare e valutare il proprio impatto.

In questa prospettiva, Assifero è molto più di una rete; è un punto di riferimento e un banco di prova, una piattaforma per connettersi con le migliori pratiche e gli sviluppi a livello nazionale e internazionale. Può dare uno straordinario valore aggiunto in termini di circolarità delle informazioni, moltiplicazione dei risultati, disseminazione di soluzioni innovative, sviluppo di una nuova capacità di pensiero critico, elaborazione di standard di qualità, conoscenza e apprendimento da pari, anche velocizzando i processi di apprendimento ed evitando di dover scoprire ogni volta l’acqua calda.
Oggi, in un mondo epocalmente diverso da 20 anni fa, l’umanità ha di fronte sfide complesse e intersezionali e l’Italia e l’Europa hanno bisogno della filantropia strategica più che mai: minacce alla democrazia, populismo, razzismo, xenofobia, integralismo e violenza, crisi climatica, aumento di diseguaglianze economiche e sociali sia a livello nazionale che europeo. Lo spazio per la società civile è sotto attacco in tanti paesi e vari governi stanno usando la normativa fiscale e bancaria per indebolire le organizzazioni della società civile.

Allo stesso tempo, oggi abbiamo nuovi, potenti mezzi di conoscenza e azione, per raggiungere obiettivi di impatto oltre qualunque aspettativa anche solo di pochi anni fa.
Le fondazioni ed enti filantropici sono diventati più visibili. C’è stata una rapida crescita nel numero e nei tipi di enti filantropici che oggi sono sempre di più riconosciuti come fondamentali attori sociali.

In questo scenario radicalmente nuovo, qual è il ruolo delle associazioni e, più in generale, delle organizzazioni di supporto della filantropia e dei corpi intermedi? Siamo ancora solo delle associazioni di categoria, delle reti? Ci dobbiamo limitare a offrire supporto ai nostri associati nel raggiungimento dei loro risultati individuali? Oppure vogliamo, tra 10 o 15 anni, essere parte di un impatto più ampio in termini di cambiamento sociale? Vogliamo essere parte della soluzione?
Se la risposta è sì, è arrivato allora il momento di re-immaginare noi stessi e il nostro ruolo, per passare al livello successivo di sviluppo.
Abbiamo tutta la possibilità di farlo ma dobbiamo re-immaginare noi stessi passando da un focus sugli inputs a un focus sulla missione, sull’impatto, dai servizi alla base associativa interna alla missione a cui vogliamo contribuire. Abbiamo le capacità e la forza di contribuire direttamente ad un nuovo modello di sviluppo sostenibile le cui pietre angolari sono ancorate nelle comunità ma costantemente e indissolubilmente connesse a livello nazionale e internazionale.

Abbiamo un posizionamento unico per fare una enorme differenza, aumentando il numero, le capacità, la sostenibilità di enti filantropici che siano ancora più strategici. Possiamo facilitare l’adozione di pratiche professionali, generare una migliore conoscenza, promuovere una maggiore collaborazione e partnership strategiche e non solo progettuali, incrementare l’abilità della filantropia di influenzare le politiche, sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto al valore e all’impatto della filantropia connettendola in modo più sistemico con gli altri “attori di sistema” – governi, settore privato, media.

Possiamo contribuire a cambiare il mondo sbloccando l’enorme potenziale che risiede nelle risorse private, non solo finanziarie, ma economiche, umane e intellettuali. In una visione di cambiamento sistemico, siamo molto più che reti o associazioni di categoria, possiamo essere attivatori e attori di cambiamento, sviluppatori, abilitatori, acceleratori, moltiplicatori di cambiamento sociale per lo sviluppo sostenibile e per rafforzare la società civile e la democrazia. È un errore distinguere il “vero lavoro filantropico” delle fondazioni dal lavoro di tessitura e moltiplicazione che solo un’associazione di secondo livello può fare. È un errore vedere la quota associativa come un costo. È un investimento strategico. Oggi anche per una fondazione focalizzata su una missione specifica, è essenziale considerare lo scenario più ampio ed essere parte di un cambiamento sistemico. È un investimento strategico in sviluppo, accelerazione di impatto, in abilitatori e moltiplicatori filantropici.

Nei prossimi 10 o 15 anni abbiamo bisogno di più corpi intermedi, di più sviluppatori di una filantropia italiana ed europea per raggiungere questa missione. Il mese scorso all’incontro di WINGS in Jamaica “Driving Philanthropy for the Future: creating the networks we need”, Barry Knight diceva che “gli ego individuali e i silos sono i nostri nemici”. L’Italia è un po’ un paese di “prime donne”, e sappiamo quanto le fondazioni filantropiche possano essere solipsistiche e percepirsi come monadi autosufficienti e quanto le organizzazioni di supporto alla filantropia possano a volte essere “ego-sistemi”. Oggi una delle grandi sfide è prevenire i silos e le bolle di interessi di categoria. Dobbiamo passare da una visione istituzionale individuale a una visione sistemica, alla intersezionalità, alle partnership strategiche tra diversi attori. Dobbiamo prendere l’iniziativa nel re-immaginare il nostro ruolo, migliorando la nostra capacità di pianificare, valutare e comunicare il nostro impatto.

Ognuno di noi può giocare un ruolo specifico e unico come attivatore e attore di cambiamento.

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Leggi Rapporto annuale attività Assifero


*Carola Carazzone èsegretario generale di Assifero- Associazione italiana delle fondazioni ed enti della filantropia istituzionale, membro dell’advisory board di Ariadne- European Funders for Social Change and Human rights, del board di DAFNE- Donors and Foundations Networks in Europe e di ECFI- European Community Foundations Initiative. Vedi anche blog pubblicato da EFC per la celebrazione dei trent’anni del European Foundation Centre

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