I miti della filantropia
Filantropia, e se cambiassimo le narrative?
Individualismo, competizione, avversione al rischio, visione a breve termine, scarsità, supposta competenza: in molti approcci della filantropia si perpetuano proprio le narrative che donatori ed enti vorrebbero cambiare. Con questo articolo inizia una serie di approfondimenti, in dialogo con molti protagonisti del non profit statunitense, che metterà a tema la necessità di cambiare il racconto stesso dell'azione filantropica

Quello che state per leggere è il primo articolo di una serie dedicata alla filantropia. Elemental, che è una comunità di pratica di enti filantropici e che coltiva le condizioni per sostenere il potere narrativo, ha raccolto una serie di voci di rappresentanti delle realità americane per una riflessione corale su quali siano le principali narrative che la governano, e su quali azioni concrete intraprendere per cambiarle per il bene comune, presente e futuro. La serie, che abbiamo chiamata, I miti della filantropia, sarà pubblicata anche su dal Centre for Effective Philanthropy e dall’Association of Charitable Foundations.
In un contesto in cui l’autoritarismo è in crescita a livello globale, anche in Paesi che alcuni ritenevano immuni, i finanziatori che cercano di proteggere la democrazia e i diritti umani spesso dichiarano di essere stati sopraffatti da oppositori ben finanziati che utilizzano narrative potenti per limitare la libertà, generare sentimenti di impotenza e paura, e rafforzare le disuguaglianze che impediscono società eque. Ma in che modo quelle narrative si manifestano nel contesto della filantropia?
Fra prassi e paradossi
Individualismo, competizione, avversione al rischio, visione a breve termine, scarsità, supposta competenza: in molti approcci della filantropia si perpetuano proprio le narrative che il nostro settore cerca di cambiare. Se gli enti finanziatori ambiscono a essere partner adeguati nella trasformazione dei sistemi su vasta scala, è necessario districare i miti che governano il modo in cui il nostro settore opera e che, come abbiamo visto, limitano quello che è possibile realizzare.
Che piaccia o meno, il settore della filantropia è sulla soglia di un cambiamento radicale. Estreme disuguaglianze sociali e strategie di disinformazione e polarizzazione vengono oggi utilizzate in tutto il mondo per espandere il potere di pericolosi attori politici, economici e culturali. Quando le istituzioni filantropiche decidono di agire in maniera indipendente investendo in volti familiari e di operare attraverso silos artificiali con obiettivi di breve termine che sono determinati da una scarsità artefatta, creiamo un contesto che in ultima istanza non può che condurci al fallimento.
Una leva per un mondo migliore, quando sembra destinato a peggiorare
Un mondo di giustizia, cura e appartenenza ci aspetta sull’altra sponda di questo periodo di disprezzo per la legge, crudeltà e distruzione, e la filantropia ha la possibilità di decidere quanto a lungo durerà questo momento, e a chi apparterrà la versione del futuro che verrà. La filantropia ha più che mai la responsabilità di catalizzarne la creazione. Per farlo, dobbiamo adottare logiche e metodi che permettano a tutte e tutti di mettere in pratica il futuro che oggi desideriamo.

In questa serie speciale, autrici e autori che rappresentano uno spaccato della filantropia identificheranno alcune delle narrative dominanti che sono alla base di pratiche comuni nel settore, esploreranno come queste pratiche siano controproducenti, e metteranno in luce azioni da poter mettere in pratica per ridurre il danno, ridistribuire il potere, e ridisegnare la filantropia in modi che ci permettano di avere successo. Ciascuna delle autrici e degli autori dei contributi di questa serie affronterà una specifica narrativa che ha una profonda rilevanza nel design del settore, racconterà la propria esperienza per dimostrare che i finanziatori possono operare in maniera diversa, e descriverà cosa diventa possibile quando cambiamo i presupposti imperfetti che sono alla base della filantropia.
La coscienza del dover cambiare le narrative
Negli ultimi due decenni l’ambito delle narrative ha guadagnato profondità, ampiezza e visibilità nel settore. Spesso tuttavia, quando la filantropia parla del cambio delle narrative, tende a focalizzarsi su cose che accadono al di fuori del settore, e quel tipo di lavoro spesso non viene associato al modo in cui la filantropia stessa opera. Avendo osservato per molti anni questa mancanza di consapevolezza, ho iniziato a esplorare questa domanda: quali sono le narrative che governano la filantropia, e in che modo le persone che operano in questo settore possono riconoscerle e ripensare i presupposti che sono radicati nel modo in cui operiamo?
Questa serie metterà in luce un lavoro che da tempo è in atto, per svelare e affrontare alcune delle narrative dannose che guidano la filantropia. Renderà il lavoro sul cambio delle narrative più concreto, più comprensibile e più rilevante per le persone che lavorano nel settore, e aprirà nuovi spazi di riflessione sul ruolo significativo che la filantropia può giocare sia come gestrice di risorse sia come agente di cambiamento – soprattutto nei luoghi di potere dove può esercitare accesso e influenza, ma che risultano impenetrabili ad altri.
Logiche e comportamenti nuovi
Quando identifichiamo le narrative che sono alla base di pratiche comuni nella filantropia, e decostruiamo i modi in cui queste logiche fallaci hanno creato delle prassi che non sono al servizio delle nostre migliori intenzioni, questo apre alla possibilità di adottare un diverso set di logiche e comportament, che ci consentano di immaginare, ideare e vivere nel mondo che desideriamo, lasciando andare ciò a cui siamo abituati, ma che non è più adeguato al nostro scopo.
La mia speranza, e quella delle persone che hanno contribuito a questa serie, è che queste riflessioni, esempi e visioni da parte di colleghe e colleghi del mondo della filantropia possano supportare nella riflessione sulle narrative che danno forma al nostro settore, e che possano aiutare a trovare modi per fare leva sul potere della posizione ricoperta, qualunque essa sia, per mettere in pratica le narrative di cui abbiamo bisogno per prefigurare il mondo equo e gioioso che desideriamo e meritiamo.
Mandy Van Deven è la fondatrice di Both/And Solutions, un collettivo globale di consulenza, e la co-direttrice di Elemental.
La foto di apertura è di Laark Boshoff su Unsplash
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