Non profit

Filantropia: anche in Francia si muove qualcosa

A seguito dell'annuale incontro di Slate negli Stati Uniti, il quotidiano francese "Le monde" fa il punto della situazione in Francia

di Giulio Leben

Niente da fare. Sembra di assistere a un rapporto di coppia destinato a non trovare mai pace. Quello tra Francia e Stati Uniti è stata a volte una ricorsa, altre uno sbaglio, altre un regalo, altre ancora un costante misundersanding. Lo è stato all’epoca del Minitel, predecessore del più consociuto Internet; lo fu nella lotta senza quartieri all’invasione anglofila di hamburger e french fries; lo è oggi ora fra le due lady, Ségolène Royal e Hillary Clinton, candidate alla massima carica nei rispettivi paesi e chissà se, e chi arriverà per prima; e lo è ora, stranamente, sul piano dell’economia civile. Già, perché Le monde sembra essersi accorto solo adesso che nel mondo della filantropia si sta muovendo qualcosa. E non tanto per via delle pluricitate, plurimilionarie, donazioni di Bill Gates & CO, ma perché proprio a Parigi, nel cuore del Senato della Repubblica, oltre 300 imprenditori, amminsitratori delegati, alta finanza e importanti magnati dell’economia si sono riuniti il 15 setembre scorso, facendo seguito all’appello della Evpa, ovvero la European Venture Philanthropy Association. Presenti all’incontro: Didier Pineau-Valencienne (già Ad del gruppo Schneider), Gilles Cahen-Salvador, (fondatore di LBO France, che lancerà un fondo per investire sui quartieri difficili in Francia; Olivier de Guerre (il cui fondo PhiTrust è indirizzsato all’aiuto dei disabili); Tarek Ben Halim (che dopo vent’anni passati come banchiere presso Goldman Sachs, ha creato l’Arab Learning Initiative, un fondo filantropico che finanzia delle ong arabe); o ancora Jamie Cooper Hohn (alla testa della Children’s Investment Fund Foundation). Solo per citarne alcuni. “Questi nuovi ricchi” – così come li definisce Le monde – hanno infatti capito che qualcosa di importante al di là dell’oceano stava succedendo. E che il meeting annuale “Conference on Innovative Philanthropy” organizzato dalla rivista online Slate, svoltosi qualche giorno prima a Little Rock (Arkansas) – praticamente in casa Clinton – era l’ennesimo segnale che non si può più stare con le mani in mano. A congratularsi della vittoria dei democratici al Congresso, ma soprattutto per parlare delle prospettive future nell’ambito della filantropia – ospiti della Bill Clinton Foundation – non c’erano infatti i soliti politici, ma i big dell’economia: il magnate dell’informazione Ted Turner, l’enfant prodige dei computer, Bill Gates, e il sindaco ma ancor più famoso per le sue tv, il newyorchese Michael Bloomberg fra gli altri. Tanto che ai francesi non rimane che consolarsi o correre ai ripari, partendo dalla triste considerazione che i fondi d’investimento filantropici inziano solo adesso ad interessare l’opinione parigina, malgrado siano vecchi di dieci anni. E vedendosi fuori dalle grandi organizzazioni filantropiche, sia per il volume d’affari che per spirito di iniziativa. “Solo due francesi nell’Evpa” chiosa laconico Le monde. Alons-enfants: c’est q’un debout.


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