Sostenibilità
Figlio mio, ma quanto mangi?
Abitudini sbagliate e quantità eccessive messe nel piatto: l’Italia è al terzo posto nella classifica mondiale dei Paesi dove «si mangia troppo», e seconda per percentuale di bambini in sovrappeso. I nuovi dati del Food Sustainability Index
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Gli italiani, secondo il Bloomberg Global Health Index, sono il popolo più “sano” al mondo, anche grazie ai benefici della dieta mediterranea. Eppure, soprattutto tra i più giovani, si sta affermando un diverso approccio all’alimentazione che rischia di allontanarci da questo modello alimentare: secondo il Food Sustainability Index – elaborato da Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) e The Economist Intelligence Unit (EIU) – sono Israele, Stati Uniti e –a sorpresa – l’Italia i Paesi dove andranno compiuti gli sforzi maggiori per perdere peso, perché è qui che si registra il più alto tasso di persone che “consumano troppo cibo” (con un punteggio rispettivamente di 9.53 su 100; 14.90 su 100 e di 15.55 su 100). L’Italia occupa infatti il terzo posto tra i 25 Paesi analizzati per tasso di persone che mangiano troppo, un dato che considera percentuale di sovrappeso fra i 2 e i 18 anni (il 23,25% della popolazione in target è sovrappeso, peggio solo di Israele dove si arriva al 24) e la “percentuale di popolazione maggiore di 20 anni in sovrappeso o obesa”, con il 58,8% di italiani che ha una massa corporea superiore o uguale a 25, sostanzialmente in linea con altri grandi Paesi. Associando questi dati alla modesta propensione allo sport che si registra da noi, c’è sicuramente da riflettere: per l’Index solo il 36% dei nostri connazionali si impegna a raggiungere ogni settimana i livelli di attività fisica suggeriti, ben distante da Paesi come Russia, UK, Argentina o Francia che ci precedono in questa graduatoria.
Infatti, la combinazione di una vita sedentaria ad abitudini alimentari mutate a favore di un regime dietetico ricco di proteine animali e grassi, se proiettato sul futuro, può portare ad un cambiamento in negativo del tasso di incidenza di malattie: secondo l’ultimo rapporto dell’Ocse il 13% della popolazione italiana al di sopra dei 15 anni sarà obesa entro il 2030. Le conseguenze possono essere il diffondersi di diabete (con un nuovo caso ogni 5 secondi nel mondo), patologie cardiache (che rimangono la prima causa di morte al mondo con 20 milioni di decessi nel 2015) e patologie croniche (che determinano il 60% dei decessi a livello globale).
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