Famiglia

Figli tiranni, l’ultimo tab

Secondo studi francesi e statunitensi, il 12% degli adolescenti detta legge in famiglia. Con la violenza e nel silenzio

di Redazione

I figli adolescenti che uccidono i genitori sono casi tanto tragici quanto rari. I figli che esercitano la tirannia in famiglia, stabilendo senza appello orari, regole e comportamenti, schiaffeggiando la madre quando dice di no e tirando calci al padre quando osa ribellarsi, rappresentano invece il 12% di tutti i figli. Lo rivela una ricerca epidemiologica svolta negli Stati Uniti e ripresa in Francia nel numero di marzo del mensile scientifico “La rivista del praticante”, dalle cui pagine arriva l’allarme: questi ragazzi violenti fra le mura domestiche scatenano un inferno taciuto e sottovalutato. Ma com’è l’identikit del figlio-tiranno? Il dato sorprendente è che l’indole aggressiva si può manifestare fin dal’età di sette-otto anni, anche se esplode fra i 12 e i 18, coinvolgendo in gran parte i maschi. I quali, oltre a dettare legge sulle abitudini domestiche, si scatenano in minacce, pestaggi, tentativi di strangolamento a danno delle madri, in particolare, ma anche di padri, fratelli e nonni. E spesso le vittime devono correre in ospedale, tanta è la furia dei figli cattivi, eppure la tendenza è mantenere il silenzio. Per questo la violenza perpetrata dai figli resta un tabù duro a morire. Gli scienziati francesi aggiungono che si tratta di ragazzi ipersensibili alle critiche, con forti difficoltà di relazione fra i coetanei, attratti da giochi e attività facili da gestire (come i videogiochi) e poco autonomi, paradossalmente, proprio dai genitori. Quasi tutti figli unici, hanno bisogno della mamma per vestirsi, lavarsi, mangiare, anche se al primo piatto di pasta scotta non esitano ad alzare le mani contro di lei. E i genitori di questi ragazzi terribili, che inclinazioni manifestano? Le madri, dicono gli studiosi, sono spesso soffocanti, iperprotettive, assillanti fin dall’infanzia dei figli. Mentre i padri appartengono alla categoria degli assenti, tutti poltrona e televisione. Un altro tratto comune è la loro età avanzata. Tragedie familiari intense e poco studiate dagli stessi psicologi esperti in terapie familiari, scrive “La rivista del praticante”. “Riceviamo la visita di sempre più famiglie che si trovano ad affrontare questo problema”, ha riferito il dottor Purper dell’ospedale parigino Robert-Debré, intervistato ieri da Libération, “ma poiché mancano totalmente degli studi in materia, non riusciamo a renderci conto se è il segnale di una maggiore consapevolezza o piuttosto di un aggravarsi di questi drammi”.


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