Formazione

Figli: è “maltrattamento” non mandarli a scuola

Lo ha stabilito ieri la Cassazione

di Redazione

Per la Cassazione ”l’asserita mancanza di prove dello stato di umiliazione e di patimenti non significa che non ci siano riscontri alle devastanti conseguenze sullo sviluppo armonico delle vittime per effetto del protratto disinteresse da parte dei genitori”. I giudici di piazza Cavour, nel rinviare il caso al Tribunale di Torino, hanno inoltre osservato che ”la civilta’ giuridica che presiede alla tutela di uno stato di diritto quale e’ quello italiano impone che i giudici di merito, di fronte a questi comportamenti, operino un doveroso quanto analitico vaglio dei riflessi anche impliciti che la condotta degli imputati ha sedimentato nella pur complessa personalita’ della vittima minore di eta”’. La storia analizzata dalla Sesta sezione penale della Cassazione ha come protagonisti un padre e una madre zigani, Boro e Gabriela M., residenti a Torino da diversi anni. Per tanto tempo avevano permesso ai loro figli minorenni di non andare a scuola, spedendoli a rubare nelle abitazioni. La triste storia non e’ passata inosservata ai servizi sociali che hanno denunciato il caso e i genitori sono stati indagati per il reato di ”maltrattamenti in famiglia”. Ciononostante il Tribunale di Torino li aveva assolti, sostenendo che i bambini in fondo non erano stati picchiati e non avevano subito maltrattamenti fisici, ma che anzi andavano a ”rubare con baldanza”.Contro l’assoluzione ha fatto ricorso il Pg presso il tribunale torinese sostenendo che ”a prescindere dalla percezione o meno dello stato di sofferenza dei bambini per la condotta dei genitori, la legge ha inteso tutelare imprescindibilmente lo sviluppo armonioso degli individui, specie se minori, per la salvaguardia dell’integrita’ dell’individuo, della famiglia e dell’intera societa”’. Ed ora la Sesta sezione penale ritenendo ”fondato” il ricorso del Pg, ha annullato la sentenza con la quale i genitori erano stati assolti.


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