Formazione

Figli di Gandhi

Molti si sono proposti come continuatori dell’opera della Grande Anima. Eppure il suo modello è forse irripetibile. (a cura di C. Giudici e P. Baiocchi)

di Redazione

Cinquant?anni senza Gandhi. Il 30 gennaio 1948, la mano di un integralista indù spezzava la vita dell?uomo che aveva dato una speranza a milioni di oppressi, una fede a milioni di uomini di ?buona volontà?: a qualunque etnia o religione appartenessero. Mezzo secolo dopo, che cosa resta del Mahatma? Qualcuno ancora si ricorda di lui? E il suo messaggio è ancora valido, o praticato da qualcuno?
Molti in questi decenni si sono proposti come ?eredi di Gandhi?: alcuni in buona fede, altri cercando di affermare se stessi, magari sfruttando il nome del Mahatma per i propri scopi politici. La verità è che nessuno è riuscito realmente a reincarnare e riproporre un modello irripetuto e irripetibile. Il satyagraha, l?attaccamento alla verità cardine del pensiero e dell?opera gandhiana, è stato ridotto a formulette ideologizzate (disobbedienza civile, non violenza, pacifismo a oltranza). Ciò non significa che non esistano ?eredi di Gandhi?. Ma le eredità, si sa, vengono sempre divise e spezzettate, e a ognuno ne tocca una parte diversa.
In queste pagine cerchiamo dunque di capire chi continua a combattere almeno uno di quelli che Gandhi definiva i sette peccati sociali: «Politica senza principi, ricchezza senza lavoro, piacere senza coscienza, conoscenza senza carattere, commercio senza moralità, scienza senza umanità, fede senza sacrificio». Nelle due pagine successive troverete anche una ?mappa? di perseguitati e dissidenti che cercano di opporsi all?ingiustizia senza coltivare spirito d?odio, come insegnava il Mahatma. Ma a fronte dei tanti suoi presunti figli e figliastri, permettete che oggi ci sentiamo ugualmente tutti un po? orfani di Gandhi.

Ecco quando si può disobbedire alle leggi
«Il Satyagraha si differenzia dalla Resistenza passiva come il polo Nord dal polo Sud. La seconda è stata concepita come un?arma del debole e non esclude l?uso della violenza, di qualsiasi natura o forma. Il termine Satyagraha venne coniato da me in Sudafrica per definire la forza che gli indiani usarono là per otto anni interi e venne coniato allo scopo di distinguerlo dal comportamento che andava sotto il nome di Resistenza passiva in Gran Bretagna e nel Sudafrica. Il suo fondamento sta nel possesso della verità, donde Possesso-della-Verità. L?ho chiamato anche Forza-dello-Amore o Forza-dello-Spirito. Circa l?applicazione del Satyagraha, nei primi esperimenti scoprii che la ricerca della Verità non ammetteva che venisse fatta violenza all?oppositore e imponeva che questi dovesse essere guarito dal suo errore a mezzo della pazienza e della simpatia. Ciò che sembra Verità ad uno può apparire errore ad un altro. E la pazienza significa personale sofferenza. Così la dottrina giunse a stabilire la rivendicazione della Verità attraverso sofferenze inflitte non all?oppositore ma a se stessi. Ma, in campo politico, allorché sono falliti i vostri sforzi di persuadere l?autorità a correggere l?errore attraverso petizioni e espedienti del genere, l?unico rimedio di cui disponete sta di contringerla a cedere con la forza fisica oppure con la sofferenza vostra personale realizzata attirandovi le pene fissate per chi viola le leggi. Da ciò deriva che ai più il Satyagraha appare come Disobbedienza Civile o Resistenza Civile. Essa è civile nel senso che non è criminale. Il trasgressore della legge viola fraudolentemente la legge e si sforza di evitare la punizione; non così si comporta il resistente civile. Egli obbedisce sempre alle leggi dello Stato cui appartiene, non per paura delle sanzioni ma perché le considera utili al bene della società. Ma si verificano casi, in genere rari, nei quali egli ritiene una certa legge tanto ingiusta che rappresenterebbe un disonore sottostarle. In tali casi egli trasgredisce la legge apertamente e civilmente e sopporta pacificamente la pena comminata per la sua violazione.

Mohandas Karamchand Gandhi

Le tappe
1869 Gandhi nasce a Porbandar, nel Gujarat

1888 Si reca in Inghilterra a studiare e si laurea in legge

1893 Si trasferisce in Sud Africa, dove applica per la prima volta le leggi della nonviolenza alle lotte per l?uguaglianza razziale, sociale e politica

1908 Viene arrestato per la prima volta

1915 Torna in India, dove inizia la lotta nonviolenta, basata sulla noncollaborazione e sulla disobbedienza civile per l?indipendenza dell?India dall?Inghilterra

1930 Compie la celeberrima «Marcia del sale» contro le tasse britanniche

1940 Promuove la campagna contro la partecipazione forzata dell?India alla guerra

1947 Anche grazie all?opera di Gandhi, l?India e il Pakistan conquistano l?indipendenza. Gandhi digiuna contro le violenze tra indù e musulmani

Per saperne di più
– Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, 1981, 1996

– Gandhi, La mia vita per la libertà,
Newton Compton, 1976 (è l?edizione corrente dell?autoniografia)

– Gandhi, La forza della verità, Sonda, 1991
Judith M. Brown, Gandhi prigioniero della speranza, Il Mulino, 1985

– Gianni Sofri, Gandhi e l?India, Giunti, 1995

– D. Dolcini, E. Fasana, C. Conio,
Il Mahatma Gandhi: ideali e prassi di un educatore, Istituto propaganda libraria, 1994

– Dominique La Pierre e Larry Collins, Stanotte la libertà, Mondadori, 1983

– Giorgio Borsa, Gandhi. Un uomo di pace che divenne la fiera anima di un popolo, Bompiani, 1983

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