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Figli, cosa da ricchi

Procreazione. Occhio all’art. 3. Nella legge sulla fecondazione licenziata alla camera un discutibile parallelismo tra fecondazione assistita e adozioni.

di Benedetta Verrini

Desiderio di un figlio. Lunghe, esasperanti attese. Costi elevatissimi. Hanno tratti vistosamente comuni, la fecondazione artificiale e l?adozione. Ma è giusto metterle sullo stesso piano? La questione non è di poco conto, visto che viene tirata in ballo proprio dal disegno di legge sulla fecondazione assistita, che ha appena superato il primo round di discussione in aula alla Camera. L?articolo 3 del provvedimento, infatti, impone ai consultori di dare alle coppie non fertili tutte le informazioni «sulle procedure per l?adozione e l?affidamento familiare». «Come dire: ?Se non potete fare un figlio, adottatelo!?» commenta Carla Forcolin, presidente di La gabbianella e altri animali, un?associazione di genitori adottivi. «Ma gli operatori dei consultori diranno anche che solo una coppia su 10 riesce ad adottare un bambino italiano e una su 7 un bambino straniero? Diranno che le adozioni internazionali costano mediamente 15mila euro?». Sui costi, la constatazione è amara: avere un figlio, in un modo o nell?altro, è roba da ricchi. La fecondazione assistita costa migliaia di euro, persa in un pozzo senza fondo di esami, trattamenti, interventi, e frastagliata in una serie variabile di tentativi. «Qui a Roma, nelle cliniche private, il prezzo medio per una fecondazione in vitro, che è la più costosa, si aggira intorno ai 4mila euro a tentativo. Perché giunga a buon fine, statisticamente, occorrono almeno quattro tentativi», dice Monica Soldano, presidente dell?associazione Madre provetta onlus. «Sulle stesse cifre viaggia l?Icsi, una tecnica sofisticata praticata nei casi di sterilità maschile, che consiste nell?introdurre lo spermatozoo all?interno dell?ovocita. In questo panorama, per le coppie non abbienti restano pochi margini. Saranno costrette a viaggi della speranza in centri pubblici europei, salvo poi chiedere un rimborso allo Stato facendo ricorso alla Corte di giustizia Ue». E la sovrapposizione suggerita dal disegno di legge tra fecondazione e adozione è davvero troppo grossolana: «A parte il fatto che i consultori pubblici non sono preparati a fronteggiare il problema dell?orientamento alla fecondazione assistita», prosegue la Soldano, «mi pare che sia molto pericoloso indirizzare una coppia che non ha ancora accettato la propria sterilità verso l?accoglienza di un minore». Una condizione di rischio per tutti. «L?adozione è una genitorialità particolare che nasce spesso dall?infertilità accettata e rielaborata, ma non sempre e non solo», aggiunge la Forcolin. «I genitori adottivi devono entrare nello stretto binario di chi capisce che ha voglia di dare se stesso a un bambino che deve crescere, traendo gioia dal rapporto con lui pur nelle difficoltà inevitabili, e riuscendo a trasmettergli la contentezza di averlo con sé. Si tratta di sentimenti che c?entrano poco con la cura della sterilità».


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