Famiglia

FIERA DEL LIBRO. Rashid Daif: «L’Islam salvato dalle donne»

Intervista allo scrittore libanese, autore di “E chi se ne frega di Meryl Streep!”. «Nel mondo arabo è l'uomo lelemento conservatore».

di Redazione

Di Sara Hejazi , da Torino

Colloquio con Rashid Daif sulla letteratura in Libano. «Oggi è il letto il terreno di incontro e scontro tra la cultura occidentale e orientale. È nella moralità e nei tabù legati al sesso che in un paese come il Libano si bilanciano modernità e tradizione». Lo sostiene Rashid Daif, romanziere libanese autore di E chi se ne frega di Meryl Streep! (2003) e Mio caro Kawabata (1998) , incontrato alla Fiera internazionale di Torino. Un dialogo non tanto sui suoi romanzi, quanto sul rapporto tra letteratura e società e tra oriente e occidente.
Daif ha ricevuto critiche nel mondo arabo per aver utilizzato nei suoi romanzi un linguaggio eccessivamente esplicito e aver tratto temi scabrosi quali l’omosessualità.  Nell’opera di Daif, infatti, amore ed eros hanno un ruolo centrale.  «Ma», precisa Daif, «la mia scrittura va nel senso della tradizione araba e non dell’imitazione dell’occidente. Anni fa la letteratura araba era più audace, più aperta, si parlava anche di omosessualità. Basti pensare all’opera di Al Jahiz, scrittore e letterato arabo vissuto nell’VIII secolo. Il concetto di ‘pudore’ è subentrato soltanto successivamente, dopo l’impero ottomano».
«In realtà», continua, «il confine tra occidente e oriente è molto più labile di quanto si sia in genere portati a credere. L’occidente non è altro rispetto a noi, ma è dentro di noi.  È ormai superata la distinzione tra un occidente razionale e un oriente irrazionale. La cultura araba è intrisa di razionalità, il cristianesimo, ad esempio, non è razionale. L’Islam è razionale. Il mio non è un giudizio, ma una semplice osservazione».
Secondo Daif le donne arabe sono più evolute degli uomini. «Oggi l’uomo arabo è una bestia. Non vuole riconoscere che le donne sono andate avanti. Il velo non copre nulla, rivela soltanto la paura dell’uomo».
Per quanto riguarda la letteratura In Libano, Daif precisa che nel paese si legge in tre lingue: francese, inglese e arabo classico, diverso dal dialetto locale che rimane una forma di espressione orale ma non ha ancora una propria dignità letteraria. «Ma si legge poco per tre motivi: la concorrenza dei new media, soprattutto presso le giovani generazioni, la censura e l’analfabetismo. Va comunque detto che il romanzo libanese sta crescendo qualitativamente sia all’estero che in patria».
A proposito del mercato editoriale, Daifi ci tiene a precisare: «Non è tanto importante il numero dei lettori, ma chi legge. Per me è fondamentale essere letto da scrittori italiani, è un mezzo per uscire dai confini nazionali e trascendere il localismo».
In altre parole, “per uscire dal guscio”, come dice o slogan stesso di questa edizione della Fiera del libro.


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