Politica
Fiducia e trasparenza: così cresce un piccolo miracolo laziale
Sotto la lente. Associazione umanitaria Semi di Pace (di Angelo Manganello).
di Redazione
I semi della pace si piantano prima di tutto dietro casa, anche se i fiori dovranno crescere nel Sud del Mondo. Così un?associazione laziale vede nel radicamento sul territorio la forza per dimostrare ai propri sostenitori che i loro soldi finiscono dove c?è davvero bisogno. Sono passate alcune settimane dallo scandalo che ha coinvolto Unicef – Germania, quando l?amministratore Dietrich Garlichs ha rivelato che gran parte dei fondi ricevuti sarebbero stati spesi in lavori di ristrutturazione della sede. Un fatto che ha scosso l?opinione pubblica tedesca, gettando un?ombra sulla credibilità del mondo della solidarietà, che ha anche sollevato il problema della trasparenza, che i più attenti conoscitori del settore conosceranno da tempo. Il volontariato, fondato sul contributo di imprese e privati cittadini, è chiamato a presentare certezze sul destino di quelle donazioni che proprio in tempi di difficoltà economica come quelli odierni sono sempre più difficili da ritagliare nel bilancio privato dei benefattori. Semi di Pace, onlus umanitaria di Tarquinia, presenta il suo modello di accreditamento verso i sostenitori. «Prima di tutto noi contiamo su una storia consolidata dell?associazione e la possibilità, per i benefattori, di poter conoscere direttamente, attraverso le missioni internazionali, i progetti dell?associazione che vengono da loro stessi sostenuti», afferma Erika Biagioni, segretaria generale dell?associazione. «Inoltre, pubblichiamo il bilancio annuale su un quotidiano a tiratura nazionale o una rivista. Se i benefattori sono istituzioni o fondazioni o altro, e i finanziamenti sono finalizzati a opere, strutture, materiali, si presenta la regolare rendicontazione contabile con fatture e ricevute, nonché una documentazione fotografica e descrittiva delle realizzazioni avvenute o la verifica dell?effettiva utilizzazione dei fondi».Per raggiungere i propri obiettivi e realizzare i progetti all?estero in cui è impegnata (Cuba, Santo Domingo, India), Semi di Pace ha costruito un forte legame con il proprio territorio, Tarquinia appunto, dove, secondo la Biagioni, l?associazione «è diventata un punto di riferimento per le istituzioni pubbliche e private e per tutte quelle persone che si trovano a vivere uno stato di marginalità sociale». Da lì la credibilità si è estesa a tutto il territorio circostante. «Siamo raggiunti da persone dei paesi limitrofi: Montalto di Castro, Civitavecchia, Marta, Monte Romano, Canino, Pescia Romana, poiché nella sede centrale è attivo un servizio di distribuzione viveri e vestiario, un corso per l?apprendimento della lingua italiana rivolta a cittadini stranieri e uno sportello informativo per immigrati».Si tratta di un modello di accreditamento e costruzione della fiducia ?dal basso?, localizzato, che in parte si dissocia da quello di massa delle grandi ong, ma che consente di collegare attraverso il filo della solidarietà il Lazio con il lontano Villaggio della Speranza nel Tamil Nadu in India. Per questo la Biagioni non nasconde una prudente soddisfazione sul proprio modello gestionale: «Tutto è migliorabile, per operare serve un accorto investimento dei fondi, ridimensionando al massimo i costi di gestione. I punti di forza di Semi di Pace sono soprattutto nella capacità di devolvere la quasi totalità dei contributi raccolti per i progetti e la fantasia nel mettere in campo iniziative di autofinanziamento per alleggerire l?associazione dagli inevitabili costi di gestione».
Angelo Manganello
Ass. Umanitaria Semi di Pace onlus
alberata D. Alighieri 29 – Tarquinia (VT)
0766.842566 – info@semidipace.org
c.f. 90030440565
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