Welfare

Fict: la persona come risorsa

Don Mimmo Battaglia, presidente Fict spiega le ragioni per le quali vale la pena di continuare a celebrare il 26 giugno di ogni anno la Giornata mondiale contro le dipendenze

di Mimmo Battaglia

Perché continuare a celebrare la giornata mondiale contro le dipendenze?
Il 26 giugno è la giornata mondiale contro la droga, molti sono i motivi da quelli più nobili a quelli più utilitaristici che portano ancora a celebrarla. Vero è che oggi la persistenza e la penetrazione della crisi economica rende le persone non solo disperate e disorientate ma le rende anche più fragili.

In occasione di questa giornata vogliamo andare al di là dei proclami e ricordare che le Comunità terapeutiche sono in sofferenza, molti servizi stanno chiudendo a causa della inadeguatezza delle risorse investite che crea costi sociali imponenti. In campo sanitario i servizi per le dipendenze vengono poco considerati dalle politiche sanitarie regionali: le Regioni hanno criteri di accreditamento diversi per le comunità terapeutiche e rette con importi molto diversificati, creando una situazione a macchia di leopardo o comunità sull’orlo del collasso (si va dalla retta per la fascia terapeutica residenziale  più alta del Trentino –Alto Adige, di 146,00 euro a quella più bassa del Lazio, di 38,00 euro; per la fascia pedagogica residenziale si passa da 142,00 euro in Trentino-Aldo Adige e un minimo di 27,00 euro in Campania).

È necessario anche ricordare che i tossicodipendenti aumentano così come aumenta il consumo di droga soprattutto tra i giovani, basta leggere il rapporto annuale 2013 stilato dall’agenzia europea. Ma non è solo la droga il problema, le dipendenze comportamentali (internet, social network, disturbi alimentari..) non sono più una nuova emergenza ma un dato reale, così come la dipendenza patologica dal gioco d’azzardo: oltre 4 italiani su 100 (il 4,4%) tra i 15 e i 64 anni sono giocatori problematici o patologici. Una società con uno Stato schizofrenico che mentre trae profitto tramite il gioco, ammala se stesso con un’altra dipendenza legalizzata.
Paradossalmente grazie all’aumento della tolleranza verso il consumo di sostanze e l’abbassamento dell’attenzione ai problemi che il mondo delle droghe genera per il contesto sociale, si è aperto un percorso strisciante e silenzioso di “rottamazione delle persone dipendenti”. L’investimento degli ultimi anni sulle politiche di riduzione del danno risulterà  sempre più efficace ed efficiente se sarà collegato in futuro a politiche di cura e di prevenzione (tra cui l’utilizzo delle Comunità Terapeutiche) rivolte alla diminuzione della cronicità dei tossicodipendenti.

Allora  vale la pena celebrare ancora il 26 di Giugno?
Crediamo che valga sempre più la pena di ricordare che la persona è più importante di qualsiasi altra cosa, con la sua dignità, e che per rendere vero questo assunto è necessario mettere al centro la cura e la prevenzione. Vale la pena evidenziare che è necessario investire risorse per raggiungere un obiettivo fondamentale che è la promozione della vita, per sostenere, accompagnare e liberare  i nostri giovani e non solo da falsi miti, riconsegnando loro il diritto di scegliere e costruire una società più libera, finalmente svincolata dalle leggi dell’additività.
Vale la pena per affermare che le Comunità Terapeutiche hanno diritto di continuare a vivere ed operare, a costruire e progettare, ad incontrare le persone ed in particolare quelle che vivono in uno stato di disagio che nemmeno riescono a riconoscere come tale, riconducendolo ad una presunta, per quanto drammatica, normalità; quelle stesse persone che troppo spesso neanche i servizi riescono ad intercettare.
La Fict, tramite le sue Comunità Terapeutiche e un lavoro capillare su tutto il territorio, ha sempre insistito e continua a credere all’importanza della prevenzione e del recupero come strumenti fondamentali per la risoluzione del problema, ha sempre provato a costruire percorsi di prossimità, a muoversi per andare incontro all’altro, all’uomo che, fedeli alla nostra filosofia, vogliamo continuare a considerare una risorsa più che un problema.
 

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