Volontariato

Fiat: al via lo sciopero generale di Torino

In Duecentomila in piazza. Aderiscono anche le Acli

di Redazione

E’ partito da qualche minuto da Piazza Vittorio per raggiungere Piazza Castello, il corteo dei lavoratori della fiat che protestano contro il piano industriale messo a punto dal lingotto. La manifestazione rientra nello sciopero generale di tutta la città proclamato unitariamente dai sindacati. Al corteo partecipano oltre alle tute blu rappresentanti delle istituzioni, delle categorie produttive della città. Secondo i primi dati, per il sindacato a Mirafiori l’astensione dal lavoro ha interessato il 70% dei lavoratori alle carrozzerie e l’80% alle presse. per la fiat alle presse ha scioperato il 25% degli addetti, alle carrozzerie il 23%. La manifestazione si concluderà in piazza San Carlo dove è previsto il comizio del segretario confederale Uil Franco Lotito. Duecentomila persone sono in corteo a Torino, secondo i sindacati, per chiedere alla Fiat di cambiare il piano di riassetto dell’auto. Il lungo corteo, al quale partecipano il sindaco Sergio Chiamparino e il presidente della Provincia Mercedes Bresso, e’ aperto dallo striscione di Fim, Fiom e Uilm: ”I metalmeccanici per Torino: no ai licenziamenti”. Subito dopo le Rsu degli Enti Centrali di Mirafiori, quindi i gonfaloni dei comuni della Provincia. Lo slogan piu’ urlato e’ ”da Torino al Meridione un solo grido: occupazione”, ma anche ”il posto di lavoro non si tocca lo difenderemo con la lotta”, ”la cassa integrazione non e’ la soluzione, vogliamo il pane e il lavoro”, ”lavoro, diritti e democrazia”, ”la lotta e’ dura, ma non ci fa paura”, ”non siamo scesi in piazza per passeggiare, il posto di lavoro non si tocca” ”commerciante non stare a guardare, se chiude Miraf chiudete anche voi”. Hanno aderito alla manifestazione tutte le categorie economiche, le associazioni sociali. Partecipano al corteo parlamentari piemontesi della Margherita, di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani. Molti gli striscioni di aziende come la Pininfarina e la Utet, che ricorda i suoi 166 licenziamenti. Anche le ACLI saranno in piazza perché sono convinte che serva innanzitutto, far ricorso alla capacità di ?fare squadra?, fare sistema, a livello locale e a livello nazionale, e innovare l?idea di intervento pubblico come responsabilità di tutte le parti, imprese incluse, e non solo dello Stato e degli Enti Locali. Le ACLI ritengono occorra innanzitutto interrogarsi sulla storia e sull?etica industriale nelle quali si sono radicati i fattori scatenanti di questa crisi. Non si può ignorare infatti come una certa importanza l?abbia avuta il sottovalutare e talvolta, elogiare una idea di sviluppo centrato sul divorzio tra capitale e lavoro, tra finanza ed economia reale. Senza pensare che una economia che cresce alimentando insicurezza nella società (lavoro più precario, meno tempo per la famiglia e le relazioni sociali, ecc.) è destinata a fare i conti con una minore libertà e una ridotta capacità dei cittadini di consumare e di investire sul futuro. Azienda e Governo devono allora convincersi che il rilancio dello sviluppo e la cura del malato non può quindi partire dal colpire chi ha già dato, anche perché una Città e un Paese più poveri non sono buoni partner per il rilancio dell?azienda ma rischiano di portarci fuori da quella politica industriale europea che oggi si rende indispensabile. Occorre invece ripartire dall?investimento su fattori di sviluppo: ® La produzione auto, innanzitutto. Non va dimenticata la capacità di tutto un patrimonio di aziende e di lavoratori, che sul nostro territorio, sono in grado di produrre tutto ciò che occorre per fare un?auto e farla bene. Settore che oggi va trasformato in un vero Distretto. ® La ricerca e la formazione. innovando e riconvertendo verso un trasporto più sicuro e meno inquinante. Le ACLI rilanciano l?esigenza del diritto alla formazione permanente. ® La Torino ?sociale?. Quel mondo, fatto di famiglie, reti sociali e servizi, si è già dimostrato, pur tra tante difficoltà, un patrimonio tanto poco considerato quanto fondamentale. Occorre scommettere su un diverso sviluppo possibile senza rinunciare all?auto e evitando che la logica dei tagli si scarichi dall?azienda e dal governo sulle persone e sui contesti locali.


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