Politica

Festival di Venezia:Luciana Castellina

Questo cinema non anticipa.

di Daniele Segre

VENEZIA (Lido)

Daniele Segre: Cosa pensi della cultura e della cinematografia in Italia oggi?

Luciana Castellina: Penso che ci sia una grande crisi della cultura intesa come capacità di esprimere il presente, una crisi del ruolo degli intellettuali, e questo si riflette naturalmente anche sul cinema, perchè il cinema ha bisogno di essere parte della dinamica della società.

Daniele Segre: Questa crisi da dove arriva?

Luciana Castellina: La storia non è come “il burro che si spalma sul pane”, ci sono dei momenti molto diversi gli uni dagli altri:
ci sono dei momenti “alti” nella storia della società e delle “paludi”.
Io credo che stiamo vivendo da almeno 15/20 anni di “palude”, vale a dire di una società che ha perso il dinamismo, la creatività; è un ristagno di un sistema decrepito che ristagna, e quindi ci sono tutti quanti i miasmi della palude con un’accelerazione catastrofica che è quella che viviamo in questi giorni. E questo si riflette drammaticamente nel cinema, non è un caso che il cinema contemporaneo, non solo quello italiano ma un po’ di tutti quanti i paesi, sia il cinema che esprime solo dolenza dell’umanità e una ribellione che però è una rabbia cieca.
Io sono anche un pochino colpita perchè pensavo che nell’ultimo paio di anni ci fosse stata una reazione nella società che nel cinema non si vede, siamo solo alla disperazione e alla rabbia.

Daniele Segre: Non è che stiamo vivendo in piena “Repubblica di Weimar”?

Luciana Castellina: Come sai la Repubblica di Weimar non è finita benissimo, io sono un pochino più ottimista di te, non pensavo che fossimo la Repubblica di Weimar,ma fossimo al sintomo di una ripresa di coscienza, almeno dei più giovani, dei giovanissimi, che ci fosse una rottura della statura del pensiero unico e quindi un inizio, che non è quello del dopo Weimar, ma invece un inizio di ribellione, ma non di ribellione cieca ma di ripensamento, di riflessione.
Sono stata molto ottimista sulle nuove generazioni, nuovissime, mi riferisco ai ragazzi di 17/18 anni, non di quelli che ne hanno 25/30 che sono un’altra cosa, però questo non lo vedo riflettersi nel cinema, questo cinema non anticipa.

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