Welfare

Festival… dell’ironia

di Flaviano Zandonai

Economia, mente, letteratura, filosofia, diritto, creatività, scienza e chi più ne ha più ne metta (ops stavo fare la gaffe della settimana dimenticando l’educazione e c’è pure l’idea di farne uno sull’economia sociale, o civile, o nonprofit di cui però ho perso le tracce). Sarebbe interessante sapere come impattano tutti questi festival sui territori, perché è indubbio che il loro successo è legato anche alla variabile del luogo. Che però spesso è visto come una specie di scenario, un fattore di abbellimento, una cartolina che incornicia le meritorie attività di divulgazione scientifica per cui i due fattori risultano sostanzialmente intercambiabili (i festival emigrano, o vengono cacciati fuori dalle mura). E’ un peccato perché è una sinergia dal grande potenziale, ma sfruttata a metà. Ci vorrebbe una valutazione. E parlo non solo di presenze ai seminari o nei ristoranti e negli hotel, ma qualcosa che riguardi la capacità di mobilitare, oltre all’asset ambientale, anche il capitale intellettuale e sociale del territorio. Qualcosa è già stato fatto, ma c’è ancora un bel pò di spazio per i rendicontatori sociali (che sia una nuova nicchia di business?). Sono convinto che emergerebbero differenziali considerevoli, tra modelli più spinti in senso top down (Trento ad esempio, come sostiene Zamagni in un’intervista senza peli sulla lingua) e altri decisamente più bottom-up (Mantova su tutti). Manca ancora un festival però: tutto dedicato all’ironia, la cui mancanza si sente, eccome, nella nostra povera patria. Metterei Gene Gnocchi come direttore artistico / scientifico (basta il suo rompipallone a candidarlo) e ci farei una sessione dedicata a “ironia senza scopo di lucro”. C’è anche la sede: Milano, città notoriamente autoironica.


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