Cultura

Festival Biblico, due giorni sulla scia di Olivetti

La manifestazione giunta alla sua decima edizione e che richiama a Vicenza migliaia di persone, si chiude mettendo a tema le “Fabbriche di bene”: cioè l’economia che sa generare comunità

di Giuseppe Frangi

Per la sua decima edizione il Festival Biblico inaugura le Fabbriche di Bene. Esperimento interessante e in un certo senso emblematico di una manifestazione che ha assunto rilevanza nazionale ma che resta attento a rispondere alle domande del territorio. E tra queste domande, la più urgente, è certamente quella che riguarda imprenditoria e lavoro: in che termini allora la riflessione sulla Bibbia s’incrocia con la visione di chi conduce un’azienda, in che termini sollecita percorsi davvero “produttivi”? Gli organizzatori del Festival hanno perciò pensato di dedicare la giornata del 2 giugno proprio al mondo delle imprese, con due momenti, convocando voci del territorio che potessero conversare sopra i fini del proprio lavoro. Titolo dell’evento “Le Fabbriche di Bene. Narrazioni per lo sviluppo della comunità”.

«Proprio perché Festival Biblico, crediamo sia opportuno convocare il mondo economico per avviare una riflessione ibrida perché capace di mettere in contatto sistemi imprenditoriali e associativi così differenti, ma animati da un medesimo desiderio: generare Bene per lo sviluppo della comunità», spiega Roberta Rocelli, curatrice di questo evento all’interno del Festival. Un’occasione culturale che rende omaggio alla letteratura intensa e ostinata di Adriano Olivetti, dal cui volumetto appena ristampato Le Fabbriche di Bene, è stato tratto il titolo dell’iniziativa.

Il programma prevede un primo appuntamento domenica 1 giugno (Tempio di Santa Corona, ore 17) sul tema Credenti e laici, una nuova alleanza, con Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere, Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana ed Enzo Romeo, giornalista Tg2. Il 2 giugno invece l’incontro che entra nel vivo del tema, con la voce di alcuni protagonisti della vita economica e sociale (Palazzo delle Opere Sociali, ore 10,30). L’incontro verrà aperto da dal direttore editoriale di Edizioni di Comunità Beniamino de Liguori Carino (tra l’altro nipote di Olivetti). Ci saranno poi Mario Strola segretario generale della Fondazione Ferrero in quanto portavoce di una storia di imprenditoria capace di ampliare i propri fini connettendo gli stessi ai fini della comunità civile; Stefano Svegliado, presidente di Etra, ossia una municipalizzata per la gestione delle acqua tra Padova e Vicenza capace di agire di contrasto alla disoccupazione attivando i voucher di borsa lavoro; Sante Sabatucci, responsabile attività apostoliche Società San Paolo, Francesco Pia, visual designer Studio Visuale e Giovanni Putoto, responsabile programmazione Medici con l’Africa CUAMM.  A chiudere la giornata, nel pomeriggio una Lectio Magistralis di Mauro Magatti in dialogo con il filosofo  Leopoldo Sandonà  su “Prepotenza, impotenza, deponenza. È possibile andare oltre la narrazione tecno-nichilista?”.

Come spiega Gustavo Zagrebelsky, che firma l’introduzione al volumetto, rifarsi all’esperienza di Olivetti non è per nulla un atteggiamento retrospettivo: «Il vuoto che ai tempi fu creato allora attorno all’esperienza di Comunità ne ha preservato intatte le virtuali potenzialità: potenzialità che rappresentano oggi una risorsa potenziale ancora attuabile». «La narrazione del 2 giugno», spiega Roberta Roccelli, «sarà un momento per ritrovarsi e rilanciarsi proprio come community imprenditoriale: un’imprenditoria – per la prima volta forse – mista, che partecipa in maniera ibrida, mescolando la tradizione con le concezioni ardite e di rigenerazione cavalcate dalle startup a vocazione tecnologica e sociale piuttosto che dagli incubatori di idee».

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