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Fespaco, vince l’Etiopia

L'Etalon d'or è andato a “Teza” di Hallé Gerima. ma l'edizione dle festival del cinema africano è stata deludente

di Joshua Massarenti

Grande favorito per la vittoria finale, il film Teza del regista etiope Hailé Gerima si è aggiudicato l’Etalon d’Or (lo stallone d’oro) come miglior lungometraggio del Festival panafricano del Cinema e della Televisione. Già vincitore del Gran Premio della Giuria all’ultimo Festival di Venezia, Teza è stato di gran lunga la più bella pellicola proiettata in questa ventunesima edizione del Fespaco. Un’edizione, quella che ogni due anni riunisce i registi del continente africano, messa sotto accusa dagli adetti ai lavori per la sua totale disorganizzazione. “In quarant’anni di Fespaco” assicura a Vita.it Catherine Ruelle, giornalista di Radio France Internationale e nota nell’ambiente per essere la più grande specialista di cinema panafricano, “non si era mai visto un caos così grottesco. Purtroppo questo festival ha toccato il fondo. È tutto da rifondare”. Tra i numerosi incidenti che hanno accompagnato la folle settimana ‘ougalaise’, l’ultimo si è verificato durante le premiazioni tenutesi ieri allo Stadio del 4 agosto quando la giuria ha annunciato l’assegnazione del Premio Unione Europea al film maliano Fantan Fangan anziché a Coeur de Lion, il lungometraggio burkinabé di Boubakar Diallo. Dopo aver capito che i 10mila euro previsti dal Premio si erano volatizzati nel nulla, il regista maliano Adama Drabo ha abbandonato furente la tribuna d’onore dello stadio.

Di tutt’altro umore era il clan di Hailé Gerima. In assenza del regista etiope, a ritirare il premio è stato la sua sorella Sélomé (co-produttrice), che ha ringraziato la giuria guidata da Gaston Kaboré “per aver scelto Teza come miglior film del festival. Nonostante tutte le difficoltà per portare a termine un lungometraggio” ha dichiarato la Gerima a Vita.it, “il cinema africano deve essere fiero dei suoi registi”. Tra questi, il sudafricano John Kani ha vinto lo Stallone d’argento con Nothing but the truth mentre l’algerino Laith Media si è consolato con lo Stallone di bronzo assegnato al suo film Mascarades. Nella categoria dei cortometraggi, la giuria capeggiata dal cineasta congolese Balufu Bakupa Kanyinda ha rincompensato Sektou (Ils se sont tus…), una produzione algerina di Benaissa Khaled, una metafora originale sul tema della libertà. L’Algeria si è aggiudicata il secondo premio della categoria Cortometraggi grazie a C’est Dimanche di Guesmi Samir, mentre il Puledro di bronzo è andato ai registi camerunensi Kouemo Yanghu e Bernard Auguste con Waramutseho, una pellicola dedicata al genocidio rwandese. Tra gli altri premi consegnati in questa ventunesima edizione del Fespaco, Nos lieux interdits di Kilani Leila (Marocco) ha trionfato nella categoria Documentari, L’as du lycée di Missa Hébié (Burkina Faso) nella categoria Serie TV/Video e Jacques Roumain la passion d’un pays dell’haitiano Antonin Arnold in quella della Diaspora.

Molti esperti hanno lasciato lo stadio sommersi dai dubbi. L’assegnazione dei premi sembra infatti aver risposto a logiche geopolitiche che hanno privilegiato il Marghreb, e in particolare l’Algeria, rappresentata ieri da una folta delegazione venuta a Ouagadougou per presentare il Festival del cinema panafricano in programma ad Algeri nel luglio 2009. Se Teza e Mascarades hanno vinto con merito uno Stallone di Yennenga, non si capisce come mai la giuria abbia deciso di ricompensare il regista sudafricano Kani. Purtroppo, i premi del Fespaco sono il riflesso di un’arte cinematografica panafricana senza soldi e con poche idee originali. E il mondo del video è in agguato, pronto a indebolire ulteriormente un movimento in affanno.

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