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Fespaco, ecco i favoriti

Al grande festival del cinema africano si inziano a delineare i candidati al premio finale. Come Jean-Marie Téno, intervistato da Vita.it

di Joshua Massarenti

Da Ouagadougou (Burkina Faso)

Tre giorni per ricevere un accredito stampa o un pass per accedere alle proiezioni, giornalisti e adetti ai lavoro sull’orlo di una crisi di nervi, il tutto sotto lo sguardo divertito di un popolo lontano anni luci dall’atmosfera di paillettes che gli organizzatori del Fespaco avrebbero voluto imprimere alla ventunesima edizione del Festival panafricano del cinema e della televisione. Un’edizione in cui pregi e difetti della rassegna più attesa della filmografia africana sono portati agli estremi. Per raccogliere gli umori della piazza basta recarsi all’Hotel Azalai Indépendance, luogo incontornabile del festival in cui registi, attori e produttori s’incrociano per scambiare gioie e dolori. Sorrisi e pacche sulle spalle non devono ingannare: “questa edizione è catastrofica sul piano organizzativo” taglia corto Jean-Marie Téno, una quindicina di Fespaco alle spalle e una speranza di vedere il festival “affermarsi per la sua professionalità” ridotta al lumicino. Documentarista camerunense rispettatissimo nell’ambiente cinematografico, Téno spara a zero contro “un direzione artistica preoccupata soltanto a soddisfare se stessa e le autorità del Burkina Faso. Noi registi siamo diventati l’ultima ruota di un carro allo sbando”. Ousmane Sembène, regista senegalese e padre fondatore del Fespaco scomparso nel 2007, si sta già rivoltando nella sua tomba. “Del sogno di Ousmane”, lanciato quarant’anni fa per mettere il cinema africano al servizio delle masse del continente, “non è rimasto più nulla”. Il rammarico di Téno è tanto più grande che, secondo quanto Anna-Maria Gallone, direttrice del Festival del cinema africano in programma a Milano a fine marzo, “l’edizione 2009 propone film e documentari di primissima qualità”.

Superfavorito nella categoria lungometraggi è “Teza”, pellicola girata dall’etiope Hailé Gerima che all’ultimo Festival di Venezia si è aggidicato il Premio speciale della Giuria. Oppure “Mascarades” della regista algerina Lyes Salem. Nella sezione documentari, Gallone, membro della giuria di questa categoria menziona senza esitare “Mémoires encombrantes” di Dani Kouyaté, regista maliano e figlio del celebre Sotigui Kouyaté, premiato all’ultimo Festival di Berlino con l’Orso d’Argento come miglior attore; “Une affaire de nègres” della camerunense Osvalde Lewat e il suo compatriota Jean-Marie Téno con “Lieux saints” (Luoghi Santi), un lavoro originale girato in un quartiere popolare di Ouagadougou incentrato sulla vita di tre personaggi: un gestore di videoclub, un artigiano musicista e filosofo e un ex tecnico superiore diventato scrittore. “Lieux Saints” spiega Téno a Vita.it “pone i riflettori su uno spazio culturale all’interno di un quartiere popolare di una città africana con l’obiettivo di convincere il pubblico che non per forza la miseria economica equivale alla miseria spirituale e culturale. Anzi è spesso vero il contrario”. Tra una proiezione e l’altra, c’è spazio per incontri improbabili nei luoghi che hanno fatto la storia del festival come lo Zaka, club privé che ha accolto mostri sacri del jazz africano. Il caos, vero e proprio marchio di fabbrica del Fespaco, offre agli ospiti del festival una lista infinita di feste, concerti, spettacoli che fino a notte fonda animano Ouagadougou. Divertirsi è un gioco da ragazzi. Basta affidare il proprio destino al caso.

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