Gran parte del mondo sindacale, al pari di quello politico, dice che la Tav s?ha da fare. Ma nell?eterogeneo gruppo di chi è contrario alla costruzione della nuova linea ad alta velocità si colloca Dario Balotta, segretario generale della Federazione iItaliana trasporti della Cisl Lombardia.
«Noi e la Fiom (i metalmeccanici della Cgil, vedi Vita n. 45) siamo le uniche voci fuori dal coro», dice Balotta, «tutti gli altri movimenti sindacali hanno dato il loro consenso a scatola chiusa». Per dare più visibilità alla questione, il 28 novembre Ballotta ha riunito a Milano docenti universitari, esperti ambientali e rappresentanti della Val Susa. Serve un secondo Frejus?, recitava il titolo della tavola rotonda che ha riempito la sala Eurostar della Stazione Centrale. Perché Milano? «Anche la Lombardia è interessata al problema dei traffici alpini, avendone due dei più importanti d?Italia, Como e Varese», precisa. L?incontro è stato occasione per un approfondimento tecnico sulla Tav. «I dati confermano che l?opera non è affatto strategica», aggiunge Balotta, snocciolando cifre: «Nelle ferrovie il declino è già una realtà, da inizio 2005 meno 35% nel traffico merci, meno 4% nei passeggeri». Per non parlare dei tagli ai trasporti previsti in Finanziaria (1.200 milioni di euro in meno per gli investimenti, 550 per la manutenzione), resi necessari per sostenere le spese di grandi opere come la Tav e il ponte sullo Stretto.
Anziché parlare di un nuovo traforo del Frejus, secondo il segretario della Fit lombarda bisognerebbe «potenziare il valico ferroviario italiano esistente, sfruttando le capacità residue dei sei attraversamenti alpini che, in termini di tonnellate trasportate ogni anno, vengono oggi utilizzati per un modesto 33%».
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