Sostenibilità
Ferrero, dolcezza salva-foreste
Il big alimentare italiano firma un accordo per porre un freno alla distruzione delle foreste soppiantate dalle piantagioni di olio di palma. Ma è solo l'inizio...
Giorno dopo giorno, chilometro dopo chilometro, ettaro dopo ettaro la foresta in Indonesia, in Vietnam, in Laos, per citare solo alcuni Paesi, arretra, cede il passo, sparisce avanti all'avanzata delle piantagioni di palme da olio. Tigri e leopardi, elefanti e cervi sono sempre più spinti in quei lembi di foresta che sopravvivono, in quegli habitat accerchiati da queste nuove colture. Secondo il WWF, negli ultimi due decenni del ventesimo secolo, più di 300 milioni di ettari di foresta tropicale (un'area più estesa dell'India), sono stati diboscati per lasciare spazio a piantagioni. La metodica distruzione delle foreste di Sumatra ne ha compromesso oltre il 50%, rischiando di mettere a rischio per sempre l’habitat delle ultime tigri di Sumatra. Questo per sfamare un mercato che ne fa sempre un maggior uso. Nelle etichette di merendine, biscotti, torte preconfezionate, grissini, panini all'olio, margarine, creme spalmabili, gelati, saponi, detersivi ecc, l'olio di palma (anche sotto la dizione di olio vegetale) è quasi sempre presente. Ormai, con una produzione totale di 28 milioni di tonnellate annue, l'olio estratto dal frutto della palma Elaeis guineeensis ha soppiantato i suoi più diretti concorrenti, l'olio di soia e quello di colza.
La ragione della sua sempre crescente diffusione sta nel suo prezzo. Se sul mercato mondiale l'olio di girasole vale 923 euro a tonnellata, quello di colza 835, quello di soia 833, quello estratto dalla palma originaria della Guinea è di soli 786 euro a tonnellata. Quei 67 euro in meno fanno sì che, in un mercato sempre più globalizzato, esso detenga il record delle vendite.
Ferrero ha sottoscritto, insieme ai suoi fornitori, il Palm Oil Charter, in cui si impegna a rispettare tutte le tipologie di foreste, garantire la tracciabilità dell’intera filiera dell’olio di palma e un
monitoraggio periodico da parte di agenti terzi, come chiede Greenpeace. Entro la fine del 2015, attraverso questo manifesto, sarà in grado così di garantire il 100 per cento dei propri approvvigionamenti a Deforestazione Zero.
In cima alla classifica nell’utilizzo di olio di palma prodotto in modalità più sostenibili rispetto a quelle normalmente in uso, come negli sforzi per ridurre le emissioni di gas a effetto serra che derivano dalla produzione, sono, oltre alla Ferrero, la belga Ecover, , il colosso di beni per la casa IKEA, il rivenditore tedesco REWE, il leader mondiale dell’utilizzo di olio di palma Unilever e la United Biscuits del Regno Unito.
Quarantacinque delle 130 aziende valutate già utilizzano il 100% di olio di palma certificato sostenibile, in totale più di 2 milioni di tonnellate all’anno. Ma le 130 aziende tutte insieme utilizzano quasi 7 milioni di tonnellate di olio di palma all'anno. Più di due terzi dei produttori e una percentuale leggermente superiore di rivenditori si sono impegnati per utilizzare il 100% di olio di palma certificato sostenibile entro il 2015.
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