Economia
Ferrarelle, il profit e il non profit vincono solo insieme
Questa mattina Ferrarelle ha presentato a Napoli il suo primo bilancio sociale. «Ci siamo sentiti finalmente pronti per raccontare i progetti che stiamo sostenendo», dice Michele Pontecorvo Ricciardi, responsabile comunicazione e Csr dell'azienda. «La relazione tra profit e non profit è fondamentale. I progetti? Si costruiscono a quattro mani», racconta a Vita.it. L'intervista
di Anna Spena
La domanda ricorre spesso: “Che cosa significa oggi fare impresa?”. Il business è importante ma non può essere slegato dal territorio, dagli stakeholder, e in generale dalle persone, perché fare veramente impresa vuol dire anche “restituire” qualcosa agli altri. Ne è sempre più convita un’azienda, la Ferrarelle Spa, che ha chiuso il 2015 con 165,7 milioni di fatturato (+14,7% rispetto al 2014).
Così convita che oggi ha presentato il suo primo Bilancio Sociale “Effervescenza naturale di un’azienda italiana”. Siamo a Napoli, in una delle sale di Palazzo Du Mesnil dell’Università l’Orientale, che si affaccia sul lungomare della città.
«Abbiamo scelto questo palazzo perché aveva questa sala bella e non troppo grande. Volevamo evitare l’effetto “sala vuota”», ironizza Michele Pontecorvo Ricciardi, responsabile Comunicazione e CSR di Ferrarelle e figlio del presidente dell’azienda Carlo Pontecorvo. «Il nostro primo bilancio di sostenibilità è un momento molto emozionate», continua Pontecorvo.
«Quest’anno ci siamo sentiti veramente pronti e con i numeri giusti». Il bilancio – illustrato da Emiliano Ponzi e stampato su una carta ecologica nata dall’utilizzo di alghe in eccesso provenienti da ambienti lagunari a rischio – racconta dell’esperienza di Ferrarelle nel campo della responsabilità sociale. Vita.it intervista
Michele Pontecorvo Ricciardi, giovane di 32 anni, napoletano, laureato in lettere all’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che la corporate social responsibility la chiama “il mio bambino in azienda” e per il futuro non ha intenzione di fermarsi…
Perché avete aspettato tanto prima di pubblicare il vostro primo Bilancio Sociale?
In realtà è un progetto che io sognavo da moltissimi anni e ci siamo finalmente convinti a farlo perché abbiamo convenuto che avevamo realmente dei contenuti interessanti da raccontare. Noi in azienda abbiamo sempre un po’ questo approccio di “non fare mai il passo più lungo della gamba”. Ed anche nel progetto del bilancio sociale siamo stati molto cauti. Però devo ammettere che sono veramente soddisfatto. Lo trovo un prodotto molto interessante. Quindi la ragione per cui abbiamo aspettato fino ad oggi è perché volevamo creare un background e un bagaglio di esperienze di contenuti da diffondere che avessero un vero valore.
Quanti progetti attivi ad oggi?
Quello con il Fondo Ambiente Italiano. Ci siamo rivolti a loro un po’ di anni fa un progetto finalizzato alla valorizzazione del Parco Sorgenti di Riardo, l’area di 135 ettari situata nella Valle d’Assano, nell’alto casertano, al confine con il Molise e il Lazio, che custodisce le fonti delle nostre acque minerali Ferrarelle, Natía e Santagata. Le attività di valorizzazione del Parco sono state di tipo vegetazionale, agricolo e architettonico, tra cui in particolar modo il restauro conservativo di Masseria Mozzi, risalente al XVIII sec. È stato un modo per valorizzare il bellissimo territorio di Caserta. Oppure Fondazione Telethon, ormai con loro andiamo avanti già dal 2011. Li sosteniamo con diverse iniziative e durante la raccolta fondi ma, per affinità territoriale, sosteniamo in modo particolare il TIGEM, l’Istituto Telethon di Genetica e Medicina che ha sede a Pozzuoli nello storico stabilimento ex Olivetti. Quella con il Teatro allo Scala di Milano è storica: dal 2007 ci piace dire che Ferrarelle è l’acqua del teatro! Poi ci sono anche progetti più piccoli ma ai quali noi teniamo tantissimo: siamo partner del Teatro Bellini e del Teatro Diana di Napoli, siamo stati sponsor della mostra "La luce vince l’ombra. Gli Uffizi a Casal di Principe", abbiamo sostenuto la Reggia di Caserta nell’apertura al pubblico del nuovo allestimento completo della Collezione Terrae Motus. O ancora quando chiedono il nostro aiuto cerchiamo di sostenere l’associazione Terre De Hommes nei centri di accoglienza.
Siete molto attivi e diversificate le vostre azioni…
La responsabilità sociale si può fare in tante maniere purché si faccia con intelligenza ed anche capendo dove serve effettivamente l’aiuto. Se io mi faccio prendere dalla smania di mandare 40 pedane d’acqua alle popolazioni terremotate per far vedere che ho mandato acqua, magari in quel momento creo solo un problema e invece bisogna farsi guidare da chi può aiutare le aziende nelle loro azioni di responsabilità. In questo caso del terremoto la protezione civile: tu chiami la protezione civile e manifesti una disponibilità; gli dici “io sono qua. Quando ti servo mi attivi e ti porto l’acqua”. Ed è quello che facciamo. Oppure puoi fare tante altre piccole cose. Quest’anno ad esempio nel pacco di Natale che doneremo ai nostri dipendenti metteremo prodotti delle aziende delle zone colpite dal terremoto come le lenticchie di Castelluccio, il prosciutto di Norcia e così via. Perché anche questa è una maniera – da azienda alimentare ad azienda alimentare – di sostenere chi ha bisogno.
Quanto è importate il dialogo, la relazione tra il mondo del for profit e quello del non profit?
È enormemente importante. Entrambi hanno bisogno l’uno dell’altro. Basta avere la trasparenza e l’integrità di costruire a quattro mani dei progetti in cui si dichiarano e si manifestano apertamente al pubblico e tra le parti convenute, quali siano gli scopi, gli obiettivi e le modalità di raggiungimento. Tu non profit hai bisogno della mia capacità di azienda di largo consumo di comunicare, io te la metto a disposizione e in cambio tu mi aiuti con delle consulenze via via specifiche sui vari progetti che intendo sostenere. Io penso che sia irrinunciabile il dialogo tra le due realtà.
Che cos’è per lei la corporate social responsibility
È il mio bambino in azienda. Ci tengo moltissimo. Sono stato io che ho raccolto uno stimolo e una tradizione familiare e li ho trasformati in progetti…
E allora quanto destinate, ogni anno, ai vostri progetti?
Il nostro budget per la comunicazione è di circa 20 milioni di euro. Il 10% va in progetti di responsabilità sociale.
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