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Fermo per la Sea-Watch4: “Il gioco sporco dell’Italia per fermare le navi umanitarie”
Si tratta del quinto fermo nei confronti di una nave Ong nell'arco di cinque mesi: "Pretesto delle autorità italiane per bloccare le nave della società civile", denunciano Medici Senza Frontiere e Sea Watch. L'Alan Kurdi a largo di Lampedusa con 133 naufraghi a bordo
Dopo 11 ore di ispezione a bordo nella giornata di ieri da parte della Guardia Costiera, la Sea-Watch4 è stata sottoposta a fermo amministrativo nel porto di Palermo. Si tratta della quinta nave della società civile fermata nell'arco di cinque mesi. A darne l'annuncio nella giornata è stato il team MSF Sea che in un comunicato spiega che si tratta di un pretesto da parte delle autorità italiane per ostacolare il soccorso in mare.
Nell'ultima missione la Sea-Watch 4 ha salvato 354 persone, tra di loro 227 uomini, 98 minori non accompagnati, famiglie, persone con disabilità, donne in stato di gravidanza e bambini, il più piccolo aveva meno di due anni. Le persone a bordo sono state assistite dal team medico di Medici Senza Frontiere:
«La realtà violenta da cui le persone sono fuggite e i pericoli del viaggio che sono state costrette a intraprendere per cercare sicurezza erano evidenti nelle ferite che abbiamo trattato» dice Barbara Deck, coordinatrice medica di MSF a bordo. «Dal bambino rimasto sordo per il pugno alla testa da parte di un uomo armato, al padre che porta le cicatrici della plastica sciolta sulla sua pelle mentre era in Libia, abbiamo testimoniato una resilienza disarmante. Mentre assistiamo i nostri pazienti a bordo, è devastante sapere che i governi europei stanno facendo tutto quello che possono per impedire alle persone di ricevere assistenza e cure salvavita».
«Una volta che una nave di soccorso entra in un porto italiano è sistematicamente sottoposta a una lunga ispezione fino a trovare irregolarità insignificanti. Siamo accusati di salvare le persone, anche per avere troppi salvagenti a bordo, viene criticato il nostro sistema si salvataggio, mentre non si fa mensione all'obbligo di soccorrere imbarcazioni in pericolo. Le autorità italiane giocano in maniera sporca, cercando sempre di incriminare le organizzazioni umanitarie che non fanno altro di salvare vite in mare come prevede il diritto marittimo internazionale», aggiunge Ellen Van Der Valden, coordinatore delle operazione di Ricerca e Soccorso di Msf.
Si trova invece a largo di Lampedusa, la nave Alan Kurdi della Ong Sea-Eye con 133 naufraghi a bordo.
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