Salute
Fermiamo l’Aids sul nascere compie 10 anni
Dal 2001 Cesvi è impegnata nella lotta all'Hiv/Aids. Fino al 19 dicembre sms solidale
di Redazione
Dal 2001 Cesvi è fortemente impegnato nella lotta all’Hiv/Aids nell’Africa australe con la campagna “Fermiamo l’Aids sul nascere”, avviata 10 anni fa nel piccolo ospedale Saint Albert in Zimbabwe.
La campagna è oggi attiva in Congo, Uganda, Sudafrica, Kenya e in Vietnam e prevede diverse attività: una terapia farmacologia per ridurre la trasmissione del virus dalle mamme sieropositive ai neonati accompagnata da un programma di prevenzione e assistenza alimentare e psicologica alle mamme; creazione di strutture di accoglienza e di lotta all’esclusione sociale per gli orfani dell’Aids; supporto e assistenza medica per i malati di Aids (accesso alle cure con farmaci antiretrovirali); promozione di campagne educative e di prevenzione con il coinvolgimento della popolazione e delle istituzioni locali.
Il progetto “Fermiamo l’Aids sul nascere” quest’anno compie dieci anni. E tramite l’sms solidale 45509, fino al 19 dicembre sarà possibile donare 2 euro. Per rinnovare il suo impegno nel sud del mondo ma anche in azioni di educazione e sensibilizzazione in Italia, in occasione del 1° dicembre, giornata di lotta mondiale all’Aids, Cesvi rilacia il Virus Free Day. Dal 2006, infatti, Cesvi promuove in Europa la campagna Virus Free Generation con l’obiettivo di sensibilizzare i giovani rispetto al tema dell’Hiv/Aids e dimostrare che il virus può essere combattuto – in Europa come in Africa – attraverso l’educazione, la prevenzione e l’accesso alle terapie mediche.
In Zimbabwe si stima che più del 15% dei bambini con meno di 15 anni sia orfano, un numero destinato a salire sino a raggiungere il 20%. Quasi l’80% dei bambini ha perso uno, o spesso entrambi, i genitori a causa dell’Aids, tanti di questi orfani sono essi stessi sieropositivi.
Secondo uno studio condotto per conto delle Nazioni Unite, le famiglie che si accollano l’onere di curare un malato o di uno o piu’ orfani, tendono a risparmiare sull’istruzione dei figli e a ridurre di circa il 40% il consumo di cibo, arrivando ai limiti della sopravvivenza.
La pandemia dell’Hiv colpisce in Africa moltissimi giovani tra i 12 ed i 25 anni. Negli anni recenti più della metà delle nuove infezioni da Hiv è stato registrato tra i giovani; ogni minuto 6 giovani vengono infettati, sino a raggiungere un totale di 12.000.000 di giovani che vivono con Hiv.
Ad Harare in Zimbabwe Cesvi si è dedicato alla ristrutturazione di un edificio che è diventato “Casa del Sorriso”, centro di accoglienza per ragazzi abbandonati o orfani a causa dell’Aids, a rischio di droga e delinquenza.
I progetti Cesvi di lotta all’Aids non riguardano solo la prevenzione del contagio madre-figlio, ma anche la prevenzione della diffusione del virus, la cura dei soggetti già affetti ed il supporto sociale ai malati e agli orfani dell’Aids.
In Vietnam negli ultimi anni è aumentato il numero di persone che riescono ad accedere al trattamento dell’Aids con farmaci antiretrovirali ma l’efficacia del sistema di prevenzione e controllo della pandemia risultano carenti. La diffusione dell’Hiv è principalmente legata all’utilizzo di droga e le categorie a rischio sono soprattutto i tossicodipendenti (53% dei nuovi infetti), le prostitute (24%), gli omosessuali, con una crescita del numero di nuovi infetti tra i clienti di prostitute e di donne sposate a clienti di prostitute. Il progetto The Positive Living Centre di Cesvi, rivolto a 25mila beneficiari, prevede la fornitura di servizi per l’Hiv/Aids e la salute riproduttiva nella provincia di Hai Phong. Nel centro sanitario di Hai Pong si effettuano test, trattamento sanitario, consulenza psicologica, cure per le infezioni sessualmente trasmissibili, percorsi di sensibilizzazione per i giovani. Una clinica mobile consente inoltre di raggiungere i distretti più remoti per fornire consulenza e trattamento con farmaci.
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